Haniyah: "Il nostro governo ha trovato fondi stabili per il sostegno del popolo palestinese".

Dal nostro corrispondente.

 

Il Premier palestinese Ismail Haniyah ha annunciato che il governo ha potuto trovare fondi di sostegno fissi e continuativi per appoggiare il popolo palestinese, in aggiunta ai 150 milioni di dollari bloccati dall’occupazione israeliana. 

Haniyah ha precisato che attraverso un rapporto solidale tra governo e presidenza e con i paesi arabi è possibile uscire dalla crisi attuale, sottolineando che il governo non cerca soldi per se stesso ma per il popolo palestinese. 

Durante una conferenza stampa organizzata dal ministero dell’Informazione nel centro di Rashad Al-Shawa, a Gaza, Haniyah ha promesso che i ministri saranno gli ultimi a ricevere lo stipendio, e che lui donerà il suo primo alla famiglia della martire Hadil Ghaban, morta sotto le bombe dei tank israeliani poche settimane fa, al nord della Striscia di Gaza. 

Haniyah ha precisato che la questione non è su come far arrivare i fondi – presidente o ministro delle Finanze – ma sul fatto che alla fine giungano al ministero per i controlli di cui è incaricato. 

Il Premier ha spiegato che il governo desidera intrattenere un buon rapporto con il presidente Mahmud Abbas: “Noi siamo il governo del popolo palestinese, e non solo di Hamas”, e ha chiesto di smettere di usare l’espressione "il governo di Hamas".

Ha aggiunto che il governo sta attraversando una crisi economica a causa dell’embargo e che il problema del trasferimento dei fondi esiste come conseguenza delle pressione americane ed europee sulle banche. Il governo ha inviato una delegazione del ministero del Tesoro in Egitto che ha discusso con il presidente egiziano e con l’amministrazione economica.  

Una delle soluzioni proposte dal governo palestinese per risolvere il problema è quella di inviare l’elenco dei dipendenti alla Lega araba per il trasferimento diretto degli stipendi, ma, ha spiegato Haniyah, ci sono pressioni americane per ostacolare anche questa via. 

Il Premier ha poi rivolto un appello ai presidenti egiziano, sudanese e alla Lega Araba per attivarsi contro l’embargo e fermare le provocazione politiche. 

Le banche palestinesi.

Haniyah ha chiesto ai direttori delle banche palestinesi di assumere una posizione "patriottica giusta", indicando che il governo sta trattando con il presidente Mahmud Abbas per quanto riguarda la crisi, in particolare per ciò che concerne le casse di investimento palestinesi e nazionali. Infatti, in passato, quando il paese attraversava una situazione economica critica, la cassa di investimento contribuiva a far superare i problemi. 

Per quanto concerne il discorso dell’iniziativa politica, Haniyah ha spiegato: “In questo momento non sono possibili. Il programma del governo è chiaro, e la situazione presente necessita di posizioni nette e di unificare tutte le forze. Esistono principi su cui tutti sono d’accordo". E ha aggiunto che il governo non attraversa delle difficoltà "politiche", ma che la causa dei problemi sono l’occupazione e la politica americana. 

Per quanto riguarda la formazione del nuovo governo israeliano, ha sottolineato che "la posizione palestinese parte da una sola visione: se vogliono la tranquillità e la pace, dovranno lasciare la nostra terra occupata e riconoscere i nostri diritti". E ha aggiunto: "Il nostro popolo non farà una rivoluzione a causa del ritardo nel pagamento degli stipendi (rovesciando il governo, come forse si aspettano i promotori dell’embargo, ndr). La rabbia palestinese non sarà rivolta verso l’interno ma verso coloro che praticano la politica di isolamento del popolo. Ci giungono molti messaggi di solidarietà dai paesi arabi e islamici e tanti uomini di affari hanno messo da parte i fondi in attesa di sapere come poterceli inviare".

Il Premier ha inoltre ricordato che venerdì la popolazione palestinese manifesterà contro il boicottaggio, confermando l’unità palestinese. E ha chiarito che la posizione di Hamas verso la Giordania non è cambiata, sottolineando che "non sarà terreno di scontro per noi né la Giordania né qualsiasi paese arabo. Siamo rispettosi della sicurezza giordana. Il governo palestinese adotterà tutti gli strumenti politici  per proteggere la sicurezza dei paesi arabi". 

E ha aggiunto: “Esistono paesi europei con posizioni degne di rispetto: la Svizzera, la Norvegia e l’Italia”, precisando che esiste una tendenza popolare europea contraria al taglio degli aiuti ai palestinesi e che il suo governo è pronto a dialogare direttamente con i paesi europei, e con l’America, invitando il Quartetto a rivedere le posizioni assunte. E ha chiesto di accelerare la ricostruzione dell’Olp.

Assimilare i cambiamenti.

Haniyah ha sottolineato che i paesi occidentali che stanno boicottando il governo palestinese, democraticamente eletto dal popolo, non hanno compreso i nuovi cambiamenti. E ha precisato che queste pressioni spingono a far fallire questa esperienza palestinese: "un tale atteggiamento ha svelato la falsità delle basi democratiche di cui si vantano". 

Ha anche aggiunto che "il tentativo di provocare una spaccatura tra il governo e il popolo è una scommessa persa, e che i palestinesi stanno con il loro governo e trasmettono al mondo la loro voglia di vivere con dignità e libertà. Essi hanno proiettato all’esterno del paese questa propensione: quasi ogni giorno ricevo comunicazioni dai nostri cittadini all’estero che solidarizzano con il governo e appoggiano la sua resistenza". 

Quanto all’incontro con Abu Mzen, ha spiegato che verranno studiate tutte le questioni relative alle responsabilità e al rapporto tra governo e presidente, e alle modalità per rafforzare l’unità nazionale, per affrontare il boicottaggio e il piano di separazione unilaterale che il governo israeliano intende applicare sul popolo palestinese. 

Haniyah ha infine ribadito che il governo appoggerà qualsiasi ritiro israeliano, ma che "ciò non significa accettare la politica imposta e le frontiere disegnate dall’occupante".

 

 

 

 

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