Il Cairo: evacuata l’ambasciata israeliana

 

Press Tv. Israele ha ritirato il personale della propria ambasciata al Cairo, mentre le manifestazioni di protesta contro il presidente egiziano Hosni Mubarak non accennano a placarsi.

Lo staff diplomatico ha raggiunto ieri in elicottero una base aerea egiziana, dalla quale è stato riportato a Tel Aviv. L'evacuazione è avvenuta in seguito al passaggio di un gruppo di dimostranti di fianco all'edificio dell'ambasciata, secondo il giornale al-Quds al-Arabi.

Alcune notizie parlano anche di una fuga dell'ambasciatore dopo che le autorità egiziane hanno rinvenuto l'esistenza al Cairo di una rete di spionaggio gestita dai servizi segreti israeliani del Mossad.

Il giorno prima dello sgombero della sede diplomatica, un ministro israeliano (il cui nome non è stato specificato) aveva sostenuto che il governo israeliano avrebbe dovuto fare “un uso deciso della forza” per tenere a bada le proteste, che stanno portando il paese sull'orlo di una rivoluzione “alla tunisina”.

L'Egitto, che è noto per essere stato il primo paese arabo a firmare un accordo di pace con Israele una trentina di anni fa, resta uno dei più importanti alleati di Tel Aviv.

Come ha dichiarato il vice primo ministro Silvan Shalom, tuttavia, Israele sta seguendo da vicino la crisi in Egitto e non vi scorge alcuna minaccia per le relazioni tra i due paesi, che li hanno visti collaborare anche nell'imporre severe restrizioni ai palestinesi dei Territori occupati.

È da martedì che decine di migliaia di manifestanti si riversano nelle strade della capitale e di altre città dell'Egitto, in quelle che si stanno rivelando le più grandi dimostrazioni contro il governo degli ultimi anni. Tra le richieste principali vi è l'estromissione di Mubarak, che da trent'anni occupa la carica di presidente.

Nonostante il coprifuoco notturno imposto nelle principali città del paese, le strade brulicano di dimostranti e folle di persone sono state viste anche nelle prime ore di stamattina.

Proprio ieri, Mubarak ha deciso di licenziare il governo e di lanciare un appello per il dialogo nazionale, nel tentativo di fermare l'ondata di proteste contro la povertà, gli alti tassi di disoccupazione e la corruzione insanabile.

Fonti mediche rivelano inoltre che almeno ventisette persone sono state uccise e più di un migliaio ferite negli scontri avvenuti al Cairo, a Suez e ad Alessandria.

 

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