Il Comune di Roma chiede la liberazione di El Qaisi, un palestinese-italiano detenuto da Israele

Roma. La Municipalità di Roma ha invitato l’occupazione israeliana a rilasciare un cittadino palestinese con cittadinanza italiana e residente nella città italiana di Roma, Khaled El Qaisi, imprigionato da Israele da quasi un mese senza alcun atto d’accusa contro di lui, dopo aver trascorso alcune settimane con la sua famiglia nella città palestinese di Betlemme, nel sud della Cisgiordania.

La Municipalità di Roma ha chiesto al governo italiano di attivarsi per liberarlo.

La moglie di Al-Qaisi, Francesca Antonucci, ha dichiarato che la famiglia aveva programmato il viaggio in Cisgiordania, alcuni mesi fa, per registrare il loro unico figlio, Kamal, di quattro anni, nel registro della popolazione dell’Autorità Palestinese. La coppia ha anche chiesto di registrare il loro matrimonio presso l’Autorità Palestinese.

“Invece di fare un viaggio con la famiglia – ha spiegato Antonucci -, Kamal ha visto suo padre ammanettato davanti ai suoi occhi al ponte di Allenby, mentre stavamo tornando in Italia, il 31 agosto”.

Antonucci e suo figlio hanno attraversato il ponte verso la Giordania, da soli, e sono riusciti a trovare un posto dove alloggiare ad Amman solo grazie all’aiuto di donne palestinesi che hanno prestato loro una somma di denaro per affittare un taxi e un albergo, dopo che gli israeliani avevano confiscato bagagli, denaro e telefoni cellulari.

El Qaisi, nato a Roma, è un noto traduttore italiano delle opere dello scrittore palestinese Ghassan Kanafani, è anche uno dei fondatori del “Centro di Documentazione Palestinese” di Roma. E’ uno studente dell’Università degli Studi La Sapienza, dove studia lingue e culture orientali, ed è un attivista politico nel gruppo “Giovani Palestinesi” in Italia. La famiglia teme che le autorità israeliane lo abbiano preso di mira a causa delle sue attività civili e culturali a favore della comunità palestinese.

Sebbene El Qaisi sia detenuto da più di tre settimane, non è stata ancora mossa alcuna accusa contro di lui e il pubblico ministero ha riferito ai suoi legali che “sta ancora raccogliendo informazioni” su di lui. Sua moglie ha affermato che dal suo arresto, il suo avvocato è andato a trovarlo due volte, l’ultima volta lunedì scorso. Mercoledì scorso, il console italiano a Tel Aviv gli ha fatto visita e ha informato la famiglia che le sue condizioni psicologiche e di salute sono buone.

Giovedì scorso si è tenuta una sessione in un tribunale israeliano nell’insediamento di Petah Tikva, a nord di Tel Aviv, al termine della quale il giudice ha prolungato la detenzione di El Qaisi per altri 11 giorni e ha dato al pubblico ministero una scadenza per presentare un atto d’accusa fino all’inizio di ottobre.

La squadra di difesa ha riferito al Comitato italiano per la liberazione di El Qaisi che il prigioniero è stato inizialmente tenuto in isolamento in un centro di detenzione a Petah Tikva, poi trasferito nella prigione di Ashkelon, e poi di nuovo a Petah Tikva. Secondo la difesa, El Qaisi viene interrogato quotidianamente senza la presenza del suo avvocato.

Il 15 settembre si è tenuto all’Università La Sapienza, alla presenza dei familiari e del suo avvocato italiano, il primo evento del Comitato per la liberazione di El Qaisi, con l’obiettivo di far conoscere la sua storia al pubblico italiano.

Durante l’incontro, l’avvocato Flavio Rossi Albertini ha affermato che l’obiettivo principale del comitato è quello di lavorare contro la violazione dei diritti fondamentali di El Qaisi come prigioniero, come previsto dal Patto internazionale sui diritti civili e politici stabilito dalle Nazioni Unite, che Israele ha firmato nel 1966 e ratificato nel 1991.

Secondo Albertini, Israele viola questo trattato attraverso il suo diffuso ricorso alla detenzione amministrativa senza processo. “Khaled ha il diritto di conoscere le accuse a suo carico e di avere un’adeguata difesa legale”, ha detto Albertini.

All’evento hanno partecipato centinaia di persone, tra cui gruppi di attivisti, rappresentanti delle reti studentesche di Roma, accademici, rappresentanti di sindacati e associazioni Amnesty International.

A nome della comunità accademica è intervenuta la professoressa Ada Barbaro, docente di Letteratura e Cultura Araba presso l’Università La Sapienza, che ha ringraziato il Rettore dell’Università per aver mostrato interesse per il tema e per aver ospitato la riunione della commissione presso il Dipartimento di Lettere.

Il supervisore di El Qaisi, il professor Francesco Zappa, del Dipartimento di Storia e Cultura islamica, ha dichiarato che El Qaisi è “un giovane molto pacifico, rispettoso, intelligente e pieno di curiosità intellettuale”. Ha aggiunto: “Non sapevo (ancora) nulla della sua preziosa attività nel documentare la storia e la cultura palestinese. È entrato nei nostri cuori. Non riesco ancora a credere che stia attraversando tutto questo. Tutto quello che posso dire è che spero che si svegli presto da questo incubo”.

Mercoledì scorso il comitato per El Qaisi si è riunito nuovamente all’“Energy Park” di Roma, luogo di incontro di movimenti e associazioni romane, noto per il suo legame con le comunità palestinesi della città.

Nel corso della riunione, i membri del comitato hanno affermato che il loro obiettivo è quello di diffondere la notizia del suo arresto il più ampiamente possibile e di fare pressione sul governo italiano affinché agisca per rilasciarlo. Ad oggi, fatta eccezione per due visite del console italiano a Tel Aviv, non si conosce alcuna comunicazione ufficiale da parte del governo italiano riguardo ad El Qaisi, e il comitato prevede di organizzare una giornata nazionale di protesta in Italia verso la fine di settembre.

Mercoledì scorso, dieci rappresentanti italiani del blocco della “Sinistra Democratica” al Parlamento Europeo hanno presentato un’interrogazione su El Qaisi alla Commissione dell’Unione Europea e alla Commissione Affari Esteri del Parlamento.

L’interrogazione ha stabilito che l’arresto di El Qaisi è stato effettuato in una “chiara violazione” della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, poiché non è stato informato delle accuse contro di lui”. I deputati si chiedono se le autorità europee abbiano contattato le autorità israeliane in merito al suo caso e abbiano chiesto che i suoi diritti siano rispettati.

Allo stesso tempo, giovedì scorso, alcuni partiti di sinistra nel Consiglio Comunale di Roma sono riusciti ad approvare una risoluzione in Consiglio Comunale a favore di El Qaisi.

Il Consiglio ha affermato: “La proroga della sua detenzione per altri 11 giorni indica il peggioramento della sua situazione e per questo riteniamo che le autorità italiane debbano prendere posizione contro l’ingiustificabile arresto di un cittadino italiano, sottolineando la necessità del suo rapido ritorno nella sua patria, a Roma, dove lo aspettano la moglie e il figlio”.

(Fonte: Quds Press).