Intervista al figlio di Marwan Barghouti “Mio padre massacrato in carcere, lui una soluzione per una pace con Israele”

InfoPal. Di Alessandro Barbieri. Tra i nomi che circolano come successore a Mahmoud Abbas alla guida dell’Autorità Palestinese c’è quello di Marwan Barghouti. Secondo un sondaggio pubblicato nel dicembre 2023 dal Centro palestinese per la ricerca politica e d’inchiesta, il 57% degli abitanti della Cisgiordania e di Gaza voterebbe per lui al vertice dell’Autorità Palestinese, davanti a Mahmoud Abbas, l’attuale presidente, e Ismail Haniyeh, il leader politico di Hamas. Per i leader occidentali e arabi sarebbe l’unica persona in grado di riunire sia i sostenitori di Fatah che quelli di Hamas, e di avviare un reale processo di pace. Per i palestinesi è un combattente della resistenza, viene spesso definito il “Nelson Mandela palestinese”, perché attualmente sta scontando una condanna all’ergastolo per terrorismo in Israele, dove è in prigione dal 2002, e il suo rilascio è tutt’altro che certo. 

Hamas chiede il rilascio di Marwan Barghouti come parte dell’ accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, ancora in discussione. Lunedì, il Comitato dei prigionieri palestinesi ha lanciato l’allarme: Marwan Barghouti è stato torturato nella sua prigione israeliana di Megiddo, tagliato fuori da ogni contatto.

La redazione di Infopal ha intervistato il figlio Arab, 33 anni, dalla sua casa di Ramallah, in Cisgiordania.

Come sta suo padre?

Non sappiamo le sue reali condizioni, alcuni giorni fa un avvocato, andato a fare visita a un detenuto al penitenziario di Megiddo, ci ha riferito di aver saputo che mio padre è stato aggredito di nuovo dalle guardie carcerarie per due volte, il 6 marzo e il 12 marzo, picchiato fino a fargli sanguinare gli occhi. Al suo legale è stato impedito di parlarci, quindi non siamo a conoscenza di ulteriori dettagli su questa vicenda. Inoltre, dal 7 ottobre, la nostra famiglia non può rendergli visita e abbiamo chiesto che possa essere visitato dall’avvocato, a cui finora è stato non è stato possibile, per controllare le sue condizioni di salute. Siamo preoccupati per i maltrattamenti che sta subendo. Lo picchiano e gli negano le cure mediche. Non gli danno da mangiare, solo tre cucchiai di riso e due piccoli pezzi di pane per un giorno intero. Qualche settimana fa aveva perso 10 chili. Ora Dio solo sa quanto.

Dopo il 7 ottobre, mio padre è stato messo in isolamento. Grazie agli avvocati di altri prigionieri, il comitato di sostegno per il suo rilascio ha saputo che era stato trasferito nel carcere di Ofer, vicino a Ramallah. Lì, il direttore del carcere si è occupato personalmente di lui. Gli ha ordinato di inginocchiarsi davanti agli altri prigionieri, cosa che mio padre si è rifiutato di fare. Poi lo ha colpito, slogandogli la spalla e lasciandolo senza cure da allora. In diverse occasioni, le stesse guardie hanno lasciato che i comuni prigionieri israeliani entrassero nella cella di Marwan Barghouti per aggredirlo. Come dice Qadoura Fares, capo della Commissione palestinese per i detenuti ed ex prigionieri: “Quando sei o sette uomini possono picchiare un altro uomo indifeso, sicuramente stanno cercando di ucciderlo”. Stanno facendo questo perché mio padre deve servire come esempio per tutti i prigionieri palestinesi, in un ottica di punizione collettiva. E’ risaputo che sia un leader influente in Palestina, si è battuto per 40 anni contro la colonizzazione delle autorità israeliane e per un reale processo di pace, ora sta pagando il prezzo del suo impegno politico. Perciò dal 7 ottobre lo hanno posto in isolamento e hanno cominciato a maltrattarlo. Ogni giorno nella sua cella vengono suonati a tutto volume l’inno nazionale israeliano e la Dichiarazione d’indipendenza di Israele. La sua cella è molto piccola e gli hanno sbarrato la finestra, non ha né luce né aria. Trattando mio padre in questo modo, Israele sta dimostrando a tutti i prigionieri che può fare loro quello che vuole.

Dal 7 ottobre dodici detenuti sono morti. Alcuni di loro sono stati uccisi dalle guardie di sicurezza israeliane, che godono di totale impunità. Tutto ciò avviene grazie al fatto che sono tutti focalizzati su ciò che sta accadendo a Gaza. Così Israele sta scaricando tutta la sua violenza anche all’interno delle prigioni.

Quali azioni avete intrapreso per denunciare questo trattamento disumano?

Ci siamo rivolti innanzitutto all’Olp, tanto che il suo segretario generale, Hussein Al Sheikh, ha chiesto ad Israele di condannare i colpevoli e si è rivolto alla rete, attraverso X, per spiegare: “I nostri eroici prigionieri nelle carceri dell’occupazione sono esposti alle forme più orribili di tortura, abuso, brutalità e isolamento, la più recente delle quali è quella a cui è esposto il fratello leader Marwan Barghouti in termini di isolamento, tortura e tentativi di costringerlo, umiliarlo e picchiarlo, mettendo in pericolo la sua vita”. Attraverso il nostro avvocato abbiamo chiesto che siano rispettati i suoi diritti fondamentali in quanto detenuto e sia curato, ma non sappiamo cosà avverrà perché la stessa sorte è riservata a migliaia di prigionieri politici palestinesi in questo momento.

Ieri il consiglio di sicurezza dell’Onu ha votato una risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza e in questo giorni le delegazioni di Israele e Hamas stanno discutendo in Qatar per una tregua. Pensa che suo padre possa essere liberato assieme agli altri leader politici palestinesi?

La risoluzione del consiglio di sicurezza Onu è una buona notizia ma non è detto che Israele la accoglierà, speriamo che questo si traduca in un vero cessate il fuoco.  Tra le ragioni dello stallo dei negoziati che si stanno conducendo a Doha tra Israele e Hamas ci sarebbe il disaccordo intorno alla liberazione di mio padre. Il suo nome è stato presentato dal leader di Hamas Ismail Haniyeh alla fine di gennaio nella lista di prigionieri dei quali chiede il rilascio in cambio degli ostaggi israeliani ancora trattenuti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre scorso. Netanyahu non vuole la sua liberazione perché sarebbe l’unico leader in grado di federare le diverse fazioni palestinesi e aprire un reale processo di pace, ma una pace giusta, una pace che garantisca al popolo palestinese indipendenza e libertà. Lui ha convintamente sostenuto la soluzione dei due Stati negli anni ’90 e ha contribuito alle delegazioni e agli incontri per garantire il processo di pace di Arafat con gli israeliani e con gli europei . Ma l’attuale governo israeliano non cerca questa soluzione.

Nonostante tutto non ho mai visto mio padre perdere la speranza nel futuro. E questo è il tipo di potere di cui noi palestinesi abbiamo bisogno, perché ci sentiamo impotenti. Sentiamo di non avere speranza. Ma prigionieri politici possono cambiare tutto ciò. Mi ricordo le parole di mio padre: la guerra non serve a niente se non può condurre alla pace.

Com’è la situazione a Ramallah e in Cisgiordania?

Le persone devono sapere che prima del 7 ottobre le cose erano molto complicate in Cisgiordania, ma ora la situazione è senza controllo. Le autorità israeliane stanno facendo quello che vogliono, stanno uccidendo dei prigionieri e arrestando molti palestinesi senza motivo. I coloni hanno cominciato a terrorizzare gli abitanti e a commettere delle violenze nella totale impunità. Per questo chiediamo che i governi occidentali esigano da Israele il rispetto dei principi fondamentali del diritto internazionale umanitario. Noi sentiamo il supporto che la società civile sta esprimendo verso la Palestina in Europa e nel mondo, tuttavia i paesi occidentali stanno continuando a sostenere Israele attraverso la fornitura di armi e finanziamenti. Chiediamo quindi al governo italiano, come a quelli degli altri paesi europei, di prendere atto della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e di interrompere la vendita di armi ad Israele. Negli ultimi tre mesi del 2023 l’Italia ha esportato armi verso Israele per un valore di 2,1 milioni di euro. Questo non può continuare ed ugualmente devono fare gli altri paesi europei. Che, al contrario, come hanno fatto per la Russia, dovrebbero sanzionare Israele per il mancato rispetto del diritto internazionale. Fino ad allora il governo israeliano  si sentirà impunito e potrà continuare a fare ciò che vuole. I governi europei devono svolgere un ruolo chiave per giungere a una pace giusta, perché la pace che gli israeliani di solito offrono ai palestinesi non lo è affatto.

(Foto: https://samidoun.net/2017/12/marwan-barghouthi-ordered-to-solitary-confinement-after-statement-on-intifada/)