Israele demolisce cittadina araba per la 199ª volta

Negev/Naqab. Martedì, le autorità d’occupazione israeliane hanno demolito per la 199ª volta la cittadina araba beduina di al-Araqib, nella regione del Negev.

Si tratta della seconda volta che al-Araqib viene distrutta, quest’anno. È stata demolita 14 volte, l’anno scorso. Ogni volta, i suoi residenti si rifiutano di lasciare la zona e ricostruiscono costantemente le loro case, sottolineando che non lasceranno la loro terra.

Le forze d’occupazione continuano la loro provocazione nei confronti degli abitanti locali, ponendo restrizioni alla loro vita quotidiana, realizzando incursioni quotidiane e spianando le loro terre e le loro case.

Nella cittadina risiedono 22 famiglie arabe, composte da circa 800 persone, che vivono dei guadagni ricavati dal loro bestiame.

Al-Araqib è stata distrutta per la prima volta nel 2010.

Le autorità israeliane affermano che il sito in cui si trova ricade sotto la “terra demaniale”. Tuttavia, negli anni ’70, i beduini hanno dimostrato di essere proprietari dei 1,25 chilometri quadrati di terreno.

Zochrot, un’ong con sede a Tel Aviv, ha affermato in un recente rapporto che al-Araqib è stata costruita per la prima volta durante il periodo ottomano e la sua terra è stata acquistata dai residenti.

Le autorità israeliane cercano di prendere il controllo delle terre ed espellere i suoi residenti, e decine di cittadine e comunità beduine affrontano la stessa minaccia nell’area del Negev, secondo quanto affermato da Zochrot.

Situata nel deserto del Negev (Naqab), la cittadina è una delle 51 comunità arabe “non riconosciute” ed è costantemente presa di mira, in vista dei piani per ebraicizzare il Negev, costruendo case per nuove comunità ebraiche. I bulldozer israeliani demoliscono tutto, dagli alberi ai serbatoi d’acqua, ma i beduini ricostruiscono ogni volta.

I beduini nel Negev devono rispettare le stesse leggi dei cittadini ebrei israeliani. Pagano le tasse, ma non godono degli stessi diritti e servizi degli ebrei in Israele e lo stato ha ripetutamente rifiutato di collegare le città alla rete nazionale, alle forniture idriche ed ad altri servizi essenziali.

(Fonti: MEMO, PIC, Wafa e Arab48).