“Israele e la Variante Delta: il crollo di un modello” 

Di Lorenzo Poli. “Se per difendere in nome di non so cosa la libertà di non vaccinarsi degli egoisti ignoranti a ottobre saremo costretti a richiudere tutto con relativa catastrofe sociale culturale ed economica io vi saluterò e con il mio green pass mi trasferirò in Francia”.

Così ha scritto su Twitter Roberto Burioni, allertato dall’aumento di contagi causati dalla variante Delta e dalle presunte resistenze alla vaccinazioni da parte di molti italiani.
Ad oggi gli italiani vaccinati con seconda dose sono 25 milioni, cioè una buona fetta della popolazione.
Intanto, in Israele, paese che ha vaccinato a tappeto quasi totalmente la sua popolazione, oggi vive l’ondata della Variante Delta e rischia altri lockdown… Nonostante il vaccino. Il Jerusalem Post ha sottolineato, riprendendo i dati del ministero della Salute israeliano, come circa il 53% dei nuovi casi fosse vaccinato o fosse legato a pazienti che erano stati contagiati ed erano guariti dal Covid-19.
Forse Burioni non sa questi dettagli, come non sa che ieri, in Israele, 152 persone si sono ammalate di Covid-19 e sono morte a causa della malattia nonostante avessero ricevuto due dosi di vaccino. Tutti avevano in comune l’età avanzata, un sistema immunitario indebolito e la concomitanza di altre malattie.
Ad indicarlo non è il “negazionista” di turno, ma la ricerca in via di pubblicazione sulla rivista Clinical Microbiology and Infection e condotta in 17 ospedali di Israele sotto la guida di Tal Brosh-Nissimov, dell’Università Samson Assuta Ashdod e dell’Università Ben Gurion.
Tutti i casi esaminati erano stati vaccinati con due dosi del vaccino della Pfizer-BioNtech e quelli descritti nell’articolo, che costituiscono una netta minoranza rispetto alle migliaia di persone che hanno ricevuto lo stesso vaccino, sollevano l’attenzione sul problema dei casi in cui il virus riesce comunque a bucare il vaccino e, come è accaduto in questi pazienti, non necessariamente sotto la spinta delle varianti.
Come si legge sul Corriere del Ticino, riportando le parole del virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca: «È il primo esperimento nel quale si vede che il vaccino viene bucato anche clinicamente: sono i primi casi di persone che non ce l’hanno fatta. (…) Il problema non sembrano essere solo le varianti, in quanto soltanto in 9 dei 152 pazienti è stata rilevata la presenza della variante sudafricana». Secondo l’esperto, i dati appena pubblicati indicano che «ci sono soggetti che non rispondono al vaccino e che è importante prepararsi a intercettarli per proteggerli ulteriormente».
Ed è così che il modello israeliano della “vaccinazione totalitaria” e ancor prima degli “ospedali dormienti” tanto osannato dalla stampa occidentale dimostra tutte le sue falle.
Eppure c’è gente come Burioni che, oltre a non averne azzeccata una durante la crisi sanitaria dispensando confusione a reti unificate insieme ad altri “virologi soubrette”, oggi dà ancora consigli e parla senza logica della relazione tra non vaccinati e variante Delta.
Purtroppo, ad oggi, la comunità scientifica sta dibattendo e vi è la possibilità che la trasmissione virale continui partendo dai vaccini.
Come ha spiegato Teresa Forcades in una recente intervista a VilaWeb: “L’attuale vaccinazione di massa influisce sulla prevenzione della malattia ma non sulla trasmissione (così sono tutti i vaccini che vengono iniettati: Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Johnson & Johnson e così via), e questo a lungo termine è controproducente perché lascia il lavoro “a metà” e fa mutare il virus in un ceppo più virulento in grado di colpire i più giovani e i bambini. Questo è spiegato molto bene dal dott. Geert Vanden Bossche ed è confermato da una ricerca in Sudafrica. Il dottor Peter McCullogh, che è un grande cardiologo statunitense, si chiede come mai alcune ricerche siano state fermate e altre invece siano state potenziate. Il problema è che tutti i vaccini attuali attaccano la proteina spike e producono anticorpi specifici che non eliminano la trasmissione. Questa è una strategia fallimentare, che potrebbe portare a seri problemi nel giro di sei mesi“.