Israele ha chiuso 120 istituzioni palestinesi a Gerusalemme dal 1967

Israele ha chiuso 120 istituzioni palestinesi a Gerusalemme dal 1967

Al-Quds (Gerusalemme) – InfoPal e Memo. Sin dall’anno dell’occupazione israeliana di al-Quds (Gerusalemme), nel 1967, Israele ha disposto la chiusura di 120 sedi di istituzioni, organismi, associazioni e altro appartenenti alla comunità palestinese gerosolimitana.

Oltre 88 di queste sedi sono state chiuse definitivamente, mentre ad altre 33 è stato imposto il trasferimento altrove, da Gerusalemme in Cisgiordania.

A rendere noti questi dati è la Fondazione al-Quds, che lo fa contestualmete alla condanna per l’ultima di queste decisioni unilaterali di Israele, con la chiusura per 30 giorni dell’Islamic Foundation di Silwan.  “E’ finanziata da Hamas”, sostiene Israele.

Memo  riporta le dichiarazioni della Fondazione Almakdasi : “Queste chiusure, insieme a tutte le altre l’anno scorso e ogni anno dal 1967, sono parte della linea politica di Israele da quando è iniziata l’occupazione. Le autorità dell’occupazione israeliana stanno provando a cancellare l’identità palestinese e le sue istituzioni”. La prima ad andarsene è stata la Municipalità Araba di Gerusalemme, che fu chiusa dagli israeliani nel 1967

Fino al 1986,  sono stati chiusi da Israele 35 organismi della società civile palestinese a Gerusalemme.

Con lo scoppio della Seconda Intifada (2000) questo fenomeno è aumentato.
Dal 1995 al 2011 Israele ha chiuso a Gerusalemme oltre 53 agenzie palestinesi per lo sviluppo.

Per citarne alcune: la House of the East, il Land Research Centre, la Arab Studies Society, il Supreme Council for Turism, la Palestinian Broadcasting & TV Authority, il Palestinian Geographical Centre, il Palestinian Prisoner Club, la Union of Arab Commercial, Industrial, Agricultural Chambers, l’Arab Women Care Association, e il Cultural Forum – Sur Baher.

Si legge nel comunicato della Fondazione al-Quds“Dietro queste misure c’è la volontà israeliana di annientare la presenza palestinese e, non a caso, si tratta di organismi per l’identità, lo sviluppo e i Diritti Umani dei palestinesi.

Israele ha sempre messo in pratica le proprie leggi razziste, per porre impedimenti al lavoro di queste agenzie, ha introdotto la cosiddetta “Legge sulla chiusura delle associazioni per estinzione”, fino a minacciarne l’esistenza, e oggi, a porre i sigilli. 

Parallelamente si impedisce ai cittadini palestinesi gerosolimitani di esercitare il loro diritto al lavoro, e questo è tanto più palese con i frequenti arresti e i casi di persecuzione contro le loro persone”.

 

La Fondazione Almakdasi ha notato che le istituzioni chiuse nel 2011 sono il Nidal Centre for Community Work nella Città Vecchia; la Jerusalem Foundation for Development a Beit Hanina e la Dahia; la Shoa’a Women’s Foundation a Shu’fat, e la Foundation of Work Without Borders a Kafr Akab.

“Tali chiusure”, ha spiegato Almakdasi, “si uniscono ad altre politiche, incluse quelle che mirano a reprimere le organizzazioni promosse dalla società civile, e in particolar modo, le istituzioni per i diritti umani, e a limitarne il lavoro. A queste vanno aggiunte un monte di leggi razziste e l’imposizione di diversi ostacoli al lavoro della società civile”. Insieme, tutte queste politiche minacciano la legittimità e l’esistenza dei vari enti, e ne intimoriscono il personale e i volontari, privandoli del diritto di lavorare e, in alcuni casi, lo stesso diritto di vivere nella propria città.

Traduzione per InfoPal a cura di Marta Fadda