La Knesset approva l’indebolimento della Corte Suprema e l’annullamento del disimpegno dalla Cisgiordania

La Knesset approva l’indebolimento della Corte Suprema e l’annullamento del disimpegno dalla Cisgiordania

Quds Press e MEMO. Questa mattina, martedì, la Knesset (Parlamento) israeliana ha approvato, in prima lettura, un disegno di legge per indebolire la Corte Suprema israeliana e toglierne i poteri, nota come “clausola di superamento”, che consente di eludere le decisioni emesse.

Il disegno di legge mira a vietare la sospensione del primo ministro dall’incarico e la dichiarazione di incapacità a svolgere le proprie funzioni. La prima lettura del disegno di legge è stata approvata con una maggioranza di 61 favorevoli e 51 contrari.

Un comitato speciale della Knesset aveva approvato il progetto di legge, lunedì, in preparazione della votazione davanti alla Knesset.

La bozza di emendamenti alla Legge fondamentale: è stato presentato dal capo della coalizione di governo, il deputato del Likud Ofir Katz. Il testo prevede che il Primo Ministro possa essere dichiarato inabile solo in caso di assenza o malattia che gli impedisca di svolgere le proprie funzioni.

Secondo la legge, il primo ministro stesso deve dichiararsi inabile o è sufficiente un voto del 75% dei ministri. Se il primo ministro si oppone a un voto in merito in seno al governo, la decisione sarà trasferita alla plenaria della Knesset, dove la dichiarazione di incapacità dovrà essere sostenuta da 90 deputati.

L’emendamento stabilisce anche che l’Alta Corte non possa accogliere una petizione che richiede che il primo ministro sia dichiarato inabile o approvarla. Ciò, nonostante il consigliere giuridico del governo israeliano, Gali Baharav-Miara, abbia espresso la sua contrarietà e abbia espresso la sua posizione legale al riguardo.

L’emittente pubblica israeliana Kan 11 ha dichiarato che la coalizione sta valutando la possibilità di rafforzare la legge in tempi brevi, presentando il disegno di legge per la seconda e terza lettura la prossima settimana.

Il disegno di legge per aggirare la Corte Suprema israeliana prevede che essa abbia il diritto di annullare una legge emanata dalla Knesset, ma a condizione che ciò non contraddica chiaramente una legge fondamentale, e anche che ciò avvenga con l’approvazione di un organo giudiziario allargato e con una maggioranza di almeno 12 giudici su 15.

La “clausola di superamento” prevede la modifica dell’articolo n. 8 della “Legge fondamentale: dignità umana e libertà” e dell’articolo n. 4 della “Legge fondamentale: libertà di lavoro”, in modo che la proposta di maggioranza sulla legge aggiri la Corte Suprema, impedendole di cancellare le leggi approvate dalla Knesset quando si oppongono alle Leggi Fondamentali.

Il disegno di legge mira a impedire alla Corte Suprema di annullare gli emendamenti alla “Legge fondamentale.

Aggirando la Corte Suprema, la Knesset dovrebbe votare un disegno di legge per concedere maggiori poteri ai tribunali religiosi ebraici “rabbinici”, e per concedere loro poteri per trattare questioni relative a controversie civili, con il consenso di entrambe le parti coinvolte nel conflitto, cosa che, finora, non era stato possibile.

Annullati i “disimpegni” coloniali. La Knesset ha anche approvato, in prima lettura, il disegno di legge sul “disimpegno” dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza, con una maggioranza di 40 membri a favore e 17 contrari.

Il disegno di legge annulla la decisione di rinunciare agli insediamenti “Ganim”, “Kadim”, “Homish” e “Sanor”, smantellati nel 2005, come parte degli sforzi volti a legalizzare gli avamposti illegali nella Cisgiordania settentrionale occupata.

La legge per annullare il “disimpegno” nel nord della Cisgiordania consentirà il ritorno dei coloni israeliani in 4 insediamenti smantellati: “Ganim”, “Kadim”, “Homesh” e “Sanor”.

La legge entrerà in vigore se sarà votata in tre letture. La coalizione di Netanyahu ha una maggioranza di 64 seggi su 120.

Il “disimpegno” è un piano israeliano unilaterale attuato dal governo dell’ex primo ministro Ariel Sharon nell’estate del 2005, in base al quale sono stati evacuati insediamenti e campi militari nella Striscia di Gaza, oltre a 4 insediamenti nel nord della Cisgiordania.