L’Arabia Saudita sta cambiando idea sui Fratelli Musulmani?

PIC. Di Khalid Amayreh – Gerusalemme Est Occupata. Sembra sempre più evidente che il nuovo monarca dell’Arabia Saudita, Re Salman, potrebbe riconsiderare la decisione del suo predecessore di dichiarare illegali i Fratelli Musulmani.

L’ex monarca, Re Abdullah, probabilmente fu mal consigliato quando decise, in tutta fretta, di emanare un decreto in cui inseriva i Fratelli Musulmani e molte altre organizzazioni, nella lista nera dei gruppi terroristici.

I Fratelli Musulmani costituiscono attualmente il movimento Islamico sunnita più vasto e, finora, il più moderato, con simpatizzanti e iscritti in tutto il mondo. I suoi nemici ideologici e politici, che includono i secolaristi, gli sciiti, la sinistra e i nazionalisti arabi, lo accusano di estremismo e violenza, ma finora non hanno mai fornito prove a sostegno delle loro tesi.

Per questa ragione, la decisione presa da Re Abdullah lo scorso marzo aveva sollevato non poche perplessità nel mondo arabo, anche nella stessa Arabia Saudita.

Ormai, è convinzione consolidata che il governo saudita si sia pentito di quella decisione. Secondo fonti attendibili, vicine alle autorità di Riyadh, il governo sarebbe al lavoro per studiare il modo più opportuno di “sospendere” il decreto, senza “drammatiche conseguenze dentro e fuori i confini nazionali”.

Segnali positivi

Sembra che questa settimana, l’autorevole ministro degli Esteri Saud al-Faisal abbia riferito a un giornalista saudita, palesemente ostile agli Ikhwan (nome arabo della Fratellanza, n.d.t.) che il suo paese “non ha alcun problema con i Fratelli Musulmani”.

Alcuni osservatori ne hanno dedotto che questo potrebbe indicare un atteggiamento più tollerante verso il movimento da parte del nuovo monarca.

“Non abbiamo alcun problema con i Fratelli Musulmani, ma solo con un piccolo gruppo affiliato all’organizzazione”.

Le affermazioni del ministro degli Esteri assumono un rilievo ancora maggiore: è stato lui, infatti, a richiedere di essere intervistato da un giornalista noto per la sua avversione nei confronti del movimento islamista.

La scorsa settimana Khalid al-Tuwaijri, conosciuto come il leader dell’opposizione ai Fratelli Musulmani, ha abbassato i toni delle sue consuete polemiche al vetriolo contro gli Ikhwan, sostenendo che si tratta di un gruppo molto diversificato al suo interno.

“I Fratelli Musulmani includono Stati e Nazioni, quindi nessun uomo ragionevole potrebbe additare l’intera organizzazione come gruppo terroristico”.

Ha poi puntualizzato che la sfera di influenza del movimento “si espande dall’Indonesia al Marocco”.

Ha anche aggiunto che chi voleva riformare la società e tentare di introdurre leggi basate sulla Sharia nelle costituzioni “non era incluso nel decreto originario”.

Secondo un sito di informazione saudita, Al-Khalij Al-Jadeed, al-Tuwaijri, è stato messo agli arresti domiciliari dopo la morte di Re Abdullah.

Sempre secondo il sito, ad al-Tuwaijri è stato imposto un obbligo di dimora, in attesa che si concludano le indagini su presunti reati di corruzione finanziaria e politica.

Al-Khalij Al-Jadeed cita anche altre fonti saudite secondo cui gli EAU avevano chiesto al Re del Bahrain di concedere l’estradizione ad al-Tuwaijri. Il Bahrain, non solo l’avrebbe rifiutata dichiarando che al-Tuwaijri è ricercato per essere interrogato in merito agli scandali politici e finanziari; ma ha anche espresso il disappunto sulla richiesta, che andrebbe ad interferire nelle questioni interne dell’Arabia Saudita.

Qualche settimana fa, fonti egiziane vicine all’ex Presidente democraticamente eletto e poi deposto Muhammad Mursi, hanno rivelato che al-Tuwaijri aveva raggiunto “discutibili accordi finanziari” con il leader del colpo di stato in Egitto, Abdul Fattah al-Sissi.

Le autorità e i media egiziani si sono astenuti dal commentare gli ultimi sviluppi della politica saudita. L’Arabia Saudita avrebbe elargito, sotto il regno di Re Abdullah, oltre 10 miliardi di dollari per finanziare il colpo di stato egiziano.

Questa donazione ingente e quasi del tutto incondizionata aveva scatenato le ire degli islamisti e dei loro sostenitori, che accusavano l’ex re Abdullah di aver tradito i principi basilari del regno, supportando e favorendo una tirannia anti-Islamica.

Khalid Amayreh è un giornalista e analista politico che vive nei Territori Occupati Palestinesi.

Traduzione di Romana Rubeo