Le forze di occupazione fanno esplodere la casa di Omar Abu Leila

Salfit-Imemc e Ma’an. Mercoledì, le forze israeliane hanno fatto saltare in aria, per “punizione”, la casa di famiglia di Omar Abu Leila, 19 anni, che aveva compiuto un attacco armato nei pressi dell’insediamento israeliano di Ariel, nel distretto di Salfit.
Fonti locali hanno confermato che decine di soldati israeliani e diversi bulldozer hanno fatto irruzione nella città di al-Zawiya, nel distretto di Salfit, aggredendo la popolazione locale, radunata per tentare di proteggere la casa, e i giornalisti che coprivano gli eventi.

Fonti hanno riferito che le forze israeliane hanno costretto la famiglia ad evacuare la casa e hanno piazzato diversi esplosivi all’interno.

La demolizione della casa di due piani ha richiesto più di sei ore.
Le forze israeliane avevano fatto irruzione nella casa di Abu Leila la settimana scorsa, facendo riprese e misurazioni della proprietà, in preparazione per la demolizione.
La famiglia aveva ricevuto un ordine di demolizione il 26 marzo, meno di una settimana dopo che i soldati israeliani avevano sparato ad Abu Leila, uccidendolo.

I soldati portarono via il cadavere del ragazzo, che non è mai stato restituito alla famiglia.

Abu Laila è sospettato di aver ucciso il rabbino Ahiad Ettinger e un sergente, Gal Keidan, il 17 marzo 2019.

La demolizione delle abitazioni è un atto di punizione collettiva illegale ai sensi del diritto internazionale e della IV convenzione di Ginevra e di vari trattati internazionali.

L’articolo 33 della IV Convenzione di Ginevra del 1949 recita: “Responsabilità individuale, sanzioni collettive, saccheggio e rappresaglie. Nessuna persona protetta può essere punita per un reato che non ha commesso personalmente”. Secondo le Convenzioni di Ginevra del 1949, la punizione collettiva è un crimine di guerra.