Le forze israeliane demoliscono strutture e aggrediscono i residenti di un villaggio in Cisgiordania

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Hebron-Ma’an. Quattro Palestinesi sono rimasti feriti e 26 senza casa, domenica pomeriggio, quando le forze israeliane hanno aggredito i residenti e demolito le strutture palestinesi di Susiya, nel sud della Cisgiordania occupata, in un’azione che gli attivisti hanno definito “senza precedenti” perché portata a termine durante il mese sacro di Ramadan.

Secondo l’organizzazione israeliana “Rabbini per i diritti umani”, sono state demolite due case nel sud di Susiya, oltre a strutture agricole, tra cui un fienile e una cucina all’aperto.

Jihad Nawajaah, capo del consiglio comunale  di Susiya, ha dichiarato a Ma’an che un bulldozer israeliano, scortato da militari, ha abbattuto una casa di mattoni di due stanze di proprietà di Khalil Salameh Nawajaah.

Ha sottolineato che sette membri della famiglia Nawajaah sono rimasti senza casa e che avrebbero probabilmente passato la notte all’aperto.

Una dichiarazione rilasciata da Rabbini per i Diritti Umani di domenica sera afferma: “Con una mossa scioccante, crudele, oggi le autorità israeliane hanno effettuato delle demolizioni a Susiya e nei dintorni di Diraat. Questo nonostante il fatto che è il mese sacro di Ramadan, molti digiunano, e la temperatura è alle stelle”.

384462C(Nella foto, I Palestinesi rimasti senza casa dopo la demolizione di Susiya. (Foto: Rabbini per i diritti umani)

Il gruppo ha detto che a seguito del fatto che gli attivisti palestinesi e internazionali sono rimasti all’interno di una delle case per  resistere alla demolizione, le forze israeliane li hanno picchiati con violenza, ferendo quattro persone, e hanno aggiubnto che i soldati israeliani hanno spintonato anziani e donne.

Dopo aver effettuato le demolizioni a Susiya, il convoglio di ruspe e veicoli militari israeliani ha poi proseguito verso il vicino villaggio di Diraat, apparentemente per effettuare ulteriori demolizioni, ha aggiunto il comunicato.

384464C(Forze israeliane e bulldozer a Susiya. Foto: Rabbini per i Diritti Umani)

Il capo dell’organizzazione “Rabbini per i Diritti Umani”, il  rabbino Arik Ascherman, ha spiegato, in risposta all’episodio: “Ho avuto a che fare con la demolizione di case per 20 anni e non ho mai visto demolire case durante il Ramadan”.

Rispondendo alla richiesta di commentare i fatti, il coordinatore di Israele delle Attività di Governo nei Territori (COGAT) ha detto a Ma’an che “sono state adottate misure esecutive per quattro costruzioni abusive costruite senza permessi e approvazioni  dei funzionari autorizzati”.

I residenti di Susiya, ha aggiunto Nawajaah, hanno dovuto affrontare un processo “sistematico” di deportazione e demolizione della casa, mentre ad agricoltori e pastori è stato anche impedito di raggiungere i loro terreni agricoli.

384463C(Le rovine di una casa palestinese a Susiya. Foto: Rabbini per i diritti umani)

Circa 300 persone vivono a Susiya, sulle colline vicino a Hebron, cittadina adiacente ad un insediamento israeliano illegale con lo stesso nome. I residenti palestinesi vivono prevalentemente su terreni agricoli, e la loro comunità non ha ottenuto acqua corrente o elettricità da quando sono stati espulsi 30 anni fa dal loro villaggio originario.

Da quando l’Amministrazione Civile israeliana dichiarò il terreno del villaggio “sito archeologico”, nel 1986, i residenti palestinesi sono stati espulsi dalle loro case più volte, trasferiti in grotte, tende e rifugi temporanei di legno della zona, secondo B’Tselem.

Mentre le autorità israeliane hanno dichiarato in continuazione che i residenti di Susiya mancano dei permessi appropriati per risiedere, gli abitanti affermano che le autorità hanno sistematicamente e per anni negato loro il diritto di costruire.

La decisione giuridica più recente, per quanto riguarda Susiya, è stata emessa dalla Corte Suprema israeliana nel maggio 2015, che ha rifiutato di congelare gli ordini di demolizione che minacciano il paese, il che significa che i residenti di Susiya affrontano la “demolizione imminente delle loro case, delle strutture ad uso pubblico, e delle strutture agricole”, secondo B’Tselem.

La decisione ha suscitato indignazione a livello internazionale, con l’avvertimento del Dipartimento di Stato degli USA che le demolizioni del villaggio sono “dannose e provocatorie”. Diversi parlamentari statunitensi hanno espresso il proprio sostegno.

Secondo l’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari dell’ONU (OCHA), circa 900 Palestinesi sono rimasti senza casa a causa delle demolizioni israeliane dall’inizio dell’anno.

La maggior parte delle abitazioni è stata demolita nell’Area C, cioè più del 60 per cento della Cisgiordania occupata sotto totale controllo israeliano, che comprende Susiya.

L’OCHA ha rilevato che tra il 2010 e il 2014 solo l’1,5 per cento delle 2.020 richieste di permesso di costruzione presentate è stato approvato.

Traduzione di Edy Meroli