Da www.unita.it del 10 dicembre
Per garantire la sicurezza migliaia sono anche gli agenti e i soldati schierati a Beirut con il compito di impedire incidenti. Da quando il primo dicembre è iniziato il sit-in nella piazza vicina al Gran Serraglio, il palazzo in cui ha sede il governo, un dimostrante è morto e diversi altri sono rimasti feriti in scontri tra fazioni. Da più parti è stato sottolineato il pericolo che la protesta faccia precipitare nuovamente il paese nella guerra civile, dopo il tragico conflitto del 1975-1990.
L´opposizione e i manifestanti chiedono le dimissioni di Siniora e giudicano il suo governo «illegittimo». Infatti, a differenza di quanto stabilisce la costituzione, non ne fanno parte ministri di tutte le confessioni religiose. Così anche dai vertici del blocco anti-Siniora sono arrivati nuovi appelli al governo, che ha perso sei ministri, a farsi da parte. «Signor primo ministro, farebbe meglio ad andarsene perché non può comandare la nave», ha dichiarato Michel Aoun, il cristiano maronita un tempo antisiriano e ora schierato con Hezbollah e gli sciiti.
Il premier però non intende cedere nonostante le pressioni anche dal presidente Emile Lahoud che ha respinto in decreti dell’esecutivo per l’istituzione di un tribunale per indagare sull’attentato all’ex primo ministro Rafic Hariri. Stessa determinazione hanno i manifestanti. «Non ci arrenderemo, Siniora deve andarsene», ha detto Hussein Jammal, 24 anni.