L’occupazione processa al-Najjar definendolo “combattente illegale”

Qudsn.ps. Martedì, 4 novembre, i tribunali dell’occupazione israeliana hanno prorogato di sei mesi la detenzione di Samir Ibrahim al-Najjar, di 43 anni, originario di Khuza’a, nel sud della Striscia di Gaza, definendolo “combattente illegale”.

Il Centro studi per i prigionieri palestinesi ha reso noto che al-Najjar fu arrestato lo scorso 23 luglio nel pieno dell’aggressione alla Striscia di Gaza, e che la Corte centrale israeliana di Be’er Sheva ha tentato, un mese dopo il suo arresto, di tenerlo in stato di fermo poiché considerato “combattente illegale”, cosa che ha consentito il suo arresto a tempo indeterminato, senza che alcuna prova venisse fornita, e alcuna accusa contro di lui mossa.

Il centro ha chiarito in un comunicato stampa che ad al-Najjar è stato proibito sin dal suo arresto di ricevere la visita dei propri familiari, e che versa in cattive condizioni psicologiche, dal momento che è venuto a sapere della morte di molti dei suoi parenti e familiari soltanto da poco tempo, cioè dopo la fine dell’aggressione alla Striscia di Gaza, a causa del suo isolamento dal mondo esterno.

Il comunicato del centro ha inoltre dichiarato che l’occupazione continua a detenere 22 prigionieri originari della Striscia di Gaza arrestati durante l’ultima aggressione, e che soltanto per cinque di essi sono state fornite le prove d’accusa, chiedendo infine la liberazione immediata senza condizioni di tutti i prigionieri.

Traduzione di Michele Di Carlo