“Mentre i Palestinesi commemorano il Giorno della Terra, Israele controlla illegalmente oltre l’85% della Palestina”

460_0___10000000_0_0_0_0_0_landdayImemcQuello che segue è un comunicato stampa del Palestinian Central Bureau of Statistic (PCBS) che contraddistingue il quarantesimo anniversario della Terra Palestinese – 30 marzo 2016.

Le autorità dell’occupazione israeliana hanno messo le mani su oltre l’85% dell’area totale della storica terra di Palestina,corrispondente a circa 27.000 km2. Gli Arabi costituiscono il 48% della popolazione ma occupano soltanto il 15% delle terre.

L’occupazione israeliana ha anche istituito una zona cuscinetto lungo il confine con la Striscia di Gaza estendendosi quindi per oltre 1.500 m lungo il confine orientale.

Di conseguenza, tale zona cuscinetto ruba circa il 24% dell’area totale della Striscia di Gaza (365 km2) che è una delle zone più densamente popolate al mondo con circa 5.000 abitanti per km2.

Per di più, l’occupazione israeliana mantiene uno stretto controllo su oltre il 90% della Valle del Giordano, che costituisce il 29% dell’interna Cisgiordania.

Ogni anno, il popolo palestinese commemora la confisca di 21mila Dunams di terra ad Al-Jalil (Galilea), Al-Mothallath e Al-Naqab (Negev) avvenuta il 30 marzo 1976.

In questa data, le autorità israeliane espropriarono i terreni e risposero violentemente alle proteste, uccidendo sei giovani dimostranti.

Gerusalemme 2015: intensa ebraicizzazione

Mentre le autorità occupanti israeliane continuano a demolire le case palestinesi, togliendo ai Palestinesi il diritto di costruire qualsiasi nuova abitazione, allo stesso tempo concedono permessi di costruzione per migliaia di unità abitative nelle colonie israeliane, all’interno ed attorno a Gerusalemme.

Solo nel 2015, hanno autorizzato la costruzione di più di 12.600 unità abitative nelle colonie israeliane di Gerusalemme Est, oltre a 2.500 camere di hotel.

Inoltre, le autorità occupanti israeliane hanno ratificato alcuni regolamenti per sostituire i nomi originali delle strade in arabo conaltri nuovi in ebraico, nella città vecchia di Gerusalemme.

Ciò fa parte dell’attuale politica di Israele per l’occupazione di Gerusalemme, con la falsificazione della sua storia e della sua geografia, per non menzionare l’imposizione di nuove realtà demografiche sul terreno.

Le autorità dell’occupazione hanno demolito 152 edifici palestinesi (case ed altri tipi di costruzioni) ed hanno inviato centinaia di ordinanze di demolizione ai proprietari di altri edifici; inoltre le autorità occupanti hanno confiscato 546 dunams di terreni palestinesi nella zona di Isawiyya e nel campo di Shu’fat per istituire un parco nazionale ed una discarica per i rifiuti delle colonie illegali ebraiche.

Violazioni israeliane: martiri, feriti e prigionieri

Il numero delle vittime ha raggiunto la cifra di 181 durante il 2015, 32 dei quali erano bambini e 9 donne, e 26 nella Striscia di Gaza, mentre il numero di feriti è aumentato nel 2015 raggiungendo la cifra di 16.620. Il numero dei casi di detenzione ammonta a 6.830, compresi 2.179 bambini.

Colonie israeliane: ingiusta espansione

Vi erano 413 costruzioni israeliane illegali in Cisgiordania (comprese 150 colonie e 119 avamposti) alla fine del 2014.

In aggiunta, le autorità dell’occupazione israeliana hanno approvato la costruzione di oltre 4.500 unità abitative nelle colonie israeliane della Cisgiordania, oltre a quelle che sono state approvate a Gerusalemme.

Allo stesso tempo, queste stesse autorità hanno privato i Palestinesi del loro diritto a costruire ponendo ostacoli che minacciano qualsiasi potenziale espansione urbanistica, soprattutto a Gerusalemme e nell’Area “C” che si trova sotto il totale controllo di Israele.

Da notare che l’Area “C” costituisce oltre il 60% della Cisgiordania. Inoltre Israele ha eretto il suo Muro di Espansione ed Annessione che isola più del 12% del territorio della Cisgiordania.

Questi dati indicano che, alla fine del 2014, il numero totale dei coloni in Cisgiordania era 599.901, dei quali 286.997 nel governorato di Gerusalemme (essi costituiscono il 48% di tutti i coloni della Cisgiordania occupata). 210.420 di questi coloni illegali vivono a Gerusalemme J1 (quella zona di Gerusalemme che fu annessa con la forza da Israele a seguito dell’occupazione della Cisgiordania avvenuta nel 1967).

In termini demografici, la percentuale di coloni rispetto alla popolazione palestinese in Cisgiordania è attorno ai 21 coloni per 100 Palestinesi rispetto ai 69 coloni ogni 100 Palestinesi nel governorato di Gerusalemme.

Ambiente: degradazione continua

Le colonie israeliane danneggiano direttamente l’ambiente naturale palestinese. Esse annualmente scaricano 40 milioni di metri cubi di acque reflue nelle valli palestinesi e nei terreni agricoli.

Soltanto il 10% di queste acque viene depurata. Se paragonate alle acque reflue prodotte dai Palestinesi in Cisgiordania, che corrispondono a 34 mcm per anno, le colonie israeliane producono cinque volte la quantità dei Palestinesi.

Inoltre, le autorità israeliane impediscono ai Palestinesi la costruzione di loro impianti per la depurazione delle acque reflue. Per di più, esse hanno assegnato una parte di territorio palestinese della Valle del Giordano ad una discarica israeliana per rifiuti industriali.

Di conseguenza, i terreni agricoli palestinesi hanno sofferto danni enormi, senza dimenticare l’impatto sulla salute degli animali e delle biodiversità; in aggiunta, le autorità israeliane hanno sradicato e dato alle fiamme più di 15.300 alberi di contadini palestinesi durante tutto il 2015.

Acqua: scarsità e privazione

Come altri paesi arabi, la Palestina soffre per la scarsità di acqua e di altre risorse.

Tuttavia, la situazione in Palestina è più complessa a causa della prolungata occupazione di Israele che controlla la maggior parte delle risorse d’acqua presenti ed impedisce ai Palestinesi di accedere alle proprie risorse d’acqua o a fonti alternative.

L’occupazione israeliana controlla la maggior parte di fonti rinnovabili di acqua che ammontano a 750 milioni di metri cubi, mentre i Palestinesi ne ricevono soltanto circa 110 milioni.

La quota delle tre falde acquifere destinata ai Palestinesi dovrebbe essere di 118 milioni di metri cubi secondo gli Accordi di Oslo. Questa quota avrebbe dovuto essere aumentata a 200 milioni di metri cubi entro il 2000 una volta che l’Accordo ad Interim fosse stato attuato interamente.

Edifici: demolizione di unità abitative ed altre costruzioni

Nel quarantesimo anniversario del Giorno della Terra, le violazioni dell’occupante israeliano contro i Palestinesi continuano sottoforma di confisca di terreni, demolizione di edifici (unità abitative ed altre costruzioni) e con il dislocamento forzato dei residenti. Le autorità dell’occupazione hanno sottratto illegalmente 6.386 Dunams di terre palestinesi nei vari governatorati della Cisgiordania, durante il 2015.

Hanno inoltre demolito 645 edifici (abitazioni ed altre costruzioni), dislocando forzatamente 2.180 persone in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, 1.108 dei quali bambini.

Hanno anche minacciato di demolire altri 780 edifici proprio quando invece la necessità di abitazioni per i Palestinesi sta aumentando.

In cifre, il 60,9% delle famiglie in Palestina ha necessità di costruire nuove abitazioni nei prossimi dieci anni, secondo i dati rilevati sulle condizioni delle case nel 2015 (una o più abitazioni residenziali).

Turismo: monopolio israeliano

La narrazione di Israele è basata sulla falsificazione della cultura, della civilizzazione e della storia della Palestina. Pertanto, le autorità occupanti alterano quel che riguarda i tesori ed i monumenti nazionali antichi.

In percentuale, il 53% dei siti archeologici della Palestina si trova nell’area “C” che è sotto il pieno controllo di Israele. L’occupazione israeliana impedisce qualsiasi scavo o restauro in questi siti per la costruzione di attrazioni ricreative o turistiche.

Israele inoltre crea ostacoli per impedire alle agenzie turistiche palestinesi di organizzare le proprie visite nei luoghi della Terra Santa.

Con tali restrizioni, si fornisce un notevole vantaggio alle aziende israeliane che svendono la Chiesa della Natività di Betlemme o Deir Quruntul a Gerico, ad esempio, come parte del turismo di Israele.

Garantendo migliori servizi alle aziende israeliane, i turisti vengono “avvertiti” di stare negli alberghi israeliani dato che le zone palestinesi vengono “definite non sicure”. Con queste misure, i Palestinesi vengono privati di oltre il 75% del proprio potenziale di ricavi per i servizi turistici.

FONTI:

  1. Palestinian Central Bureau of Statistics 2015, Colonie israeliane in Cisgiordania, 2014, Ramallah-Palestina.
  2. Abdullah Al-HouraniCenter for Studies and Documentation, Rapportoannuale, 2015.
  3. National Office for the Defense of the Land and Resist Settlement. Impattodellecolonieisraelianesull’ambientepalestinese, 2016.
  4. Land Research Center report of the Association Arab Studies, Sum of Israeli Violations Against the Palestinian Right to Housing and Land.
  5. Ministry of Tourism and Antiquities, 2015.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi