Nuovi ordini di Al-Qaeda: evitare l’uccisione di cristiani e sciiti

Nuovi ordini di Al-Qaeda: evitare l’uccisione di cristiani e sciiti

Ayman al-Zawahiri, leader di Al-Qaeda, ha rilasciato una nuova dichiarazione, ritenuta un ordine per la fase successiva. Lo sceicco dell’organizzazione internazionale ha cambiato la propria posizione, chiedendo di evitare l’uccisione di sciiti, cristiani, indù e sufi all’interno della “lotta al peccato” per “concentrarsi sull’attacco al nemico americano”.

In genere gli shaykh si assecondano con fedeltà ed obbedienza; non è questo il caso, tuttavia, degli shaykh  del Jihad in Siria. Lo “Stato Islamico dell’Iraq e della Siria” non ha infatti gradito la mediazione ad opera del leader di Al-Qaeda al fine di risolvere la disputa con il fronte Al-Nusra, preferendo piuttosto “lasciare le cose come stavano”. Abu Bakr al-Baghdadi, leader del gruppo in questione (ISIS), ha così abbandonato il proprio shaykh sostenendo che “lo Stato (ISIS) sarebbe rimasto in piedi”.

Zawahiri ha annunciato una nuova strategia nelle azioni di Al-Qaeda, scostandosi dalla precedente linea fondamentalista, che anteponeva l’uccisione di un “vicino apostata” alla lotta contro i “distanti infedeli”, lanciando una nuova massima: “Colpire la testa indebolirà le code”, come ha riportato un seguace del Jihad.

Uno sguardo attento al secondo messaggio di Zawahiri – il primo,  intitolato “Linee guida generali per le attività militari”, era stato annunciato nel giugno scorso – rivela un notevole cambio di rotta nella strategia dell’organizzazione. La dichiarazione si presta inoltre ad essere interpretata come una critica alla linea dello “Stato Islamico dell’Iraq e della Siria2, che continua ad uccidere i propri oppositori.

Reso noto dal canale ufficiale del Jihad “the Sahab Foundation for Media Production”, l’ultimo messaggio di Zawahiri è stato in seguito diffuso dai siti jihadisti. Nel corso della dichiarazione, il leader ha fatto accenno a due questioni principali da affrontare nella fase attuale: una riguarda la sfera militare e l’altra “la chiamata”. L’azione militare è “rivolta in primo luogo agli infedeli peggiori al mondo, gli Stati Uniti d’America, e al loro alleato Israele. In secondo luogo è rivolta ai relativi collaborazionisti locali che governano i nostri Paesi”.

“L’obiettivo dell’attacco agli USA è quello di sfinirli e di esaurirne le risorse, in modo da ridurli come L’Unione Sovietica e far si che si ritirino a causa delle perdite militari, umane ed economiche. Ciò allenterà la presa sui nostri Paesi e determinerà la caduta, ad uno ad uno, dei suoi alleati”, ha dichiarato il leader.

Gli attacchi dei mujahedin in Afghanistan e Iraq hanno portato gli Stati Uniti allo sfinimento”, ha affermato Zawahiri. “In seguito alla minaccia alla sicurezza nazionale rappresentata dall’11 settembre 2011, l’America ha permesso la diffusione del malcontento popolare che ora incendia i volti dei propri collaborazionisti”.

Nel messaggio rivolto alla “Nazione Islamica” di Al-Qaeda, Zawahiri afferma che la maggior parte dei Paesi sta assistendo ad un incremento delle azioni dell’organizzazione. “Lo scontro in Siria è con i collaborazionisti americani che non permetterebbero l’esistenza di un’organizzazione islamica né, tantomeno, jihadista. La storia sanguinosa dei loro tentativi di sradicare l’Islam è ampiamente nota”.

Anziché parlare di “collaborazionisti americani che governano il nostro Paese” o di attaccare le relative spie locali, lo shaykh ritiene che la strategia da adottare “cambi da Paese a Paese. In linea di massima, non bisognerebbe attaccarli direttamente, fatta eccezione per i Paesi in cui ciò sia necessario”.

“Nel caso di Gerusalemme, il conflitto maggiore è con gli ebrei. Le autorità locali dovrebbero essere trattate con la maggior tolleranza possibile”.

Zawahiri ha inoltre affermato che lo scontro con i governatori locali in Afghanistan ha a che fare con lotta agli americani.

Per quanto riguarda il  Pakistan, “si tratta di attaccare gli americani per la liberazione dell’Afghanistan, creare una base sicura per i mujahedin in Pakistan per poi tentare di instaurarvi un regime islamico”.

Obiettivo del conflitto in Iraq è la liberazione delle aree sunnite dagli eredi Safavidi degli americani”, ha aggiunto.

In Algeria, “dove la presenza americana è esigua e trascurabile, la lotta è contro il regime, al fine di indebolirlo e di diffondere l’influenza del Jihad nel Meghreb Islamico, nei Paesi sulla costa dell’Africa occidentale e in quelli sub-sahariani”.

In Somalia “la lotta è contro i collaborazionisti, leader dell’occupazione crociata”.

Il numero uno di Al-Qaeda ha inoltre dettato ai mujahedin una serie di istruzioni ritenute “essenziali nell’attuale fase di lotta al peccato”, ha invitato a “non combattere gruppi devianti quali rawafid (termine denigratorio che indica gli sciiti), ismailiti, qadiani e sufi devianti, a meno che non attacchino i sunniti”.

Zawahiri ritiene che il conflitto debba “essere limitato allo scontro militare, mostrando un atteggiamento di auto-difesa, evitando di attaccare la popolazione civile nelle proprie residenze o nei luoghi di culto, durante le festività o gli incontri religiosi. Tuttavia la falsità e la devianza comportamentale ed ideologica di queste categorie deve continuare ad essere smascherata”.

Per quanto riguarda invece le zone sotto il controllo e il governo dei mujahedin, i suddetti gruppi andrebbero trattati con saggezza, una volta ricevuta la chiamata, svelando i sospetti, promuovendo la virtù e prevenendo il vizio, fino a che ciò non causi maggiori danni o porti all’espulsione dei mujahedin dalle aree in questione o un’insurrezione popolare contro di loro”.

Il leader ha raccomandato di “evitare l’attacco a cristiani, sikh e indù nelle terre islamiche. Qualora questi si mostrino belligeranti, la reazione dev’essere pari all’aggressione ricevuta. “Dobbiamo dimostrare di non essere i primi a cercare lo scontro, dato che siamo impegnati a combattere la fonte dell’infedeltà nazionale e che vogliamo la convivenza pacifica, se la nazione islamica insorgerà presto , per volontà di dio”.

Nelle sue direttive, Zawahiri ha raccomandato di “evitare l’attacco e l’uccisione dei civili, anche nel caso in cui abbiano legami di parentela con chi è in guerra con noi, se possibile”.

Il leader ha fatto invitato i seguaci ad “astenersi dall’attaccare i musulmani attraverso bombardamenti, omicidi, sequestri, furti o danni alle proprietà. “Evitare di colpire i nemici nelle moschee, nei mercati e nei luoghi di raduno dove siano presenti musulmani o soggetti che non costituiscano un nemico”.

Per quanto riguarda la chiamata, essa “ha lo scopo di risvegliare la coscienza nazionale sulla minaccia dell’invasione crociata, chiarendo il significato di unità di terra islamica e di governo divino, al fine della conquista della fraternità islamica come preludio del ritorno al califfato”.

E’ un operazione che va svolta “su due fronti”, ha spiegato il leader, “da un lato occorre aumentare la consapevolezza e migliorare la formazione dell’avanguardia Jihad, che ha il compito di stabilire il califfato e continuerà ad averlo in futuro. Dall’altro è necessario aumentare la consapevolezza delle masse, incitandole e mobilizzandole, affinché si sollevino contro i propri sovrani e scelgano l’Islam e coloro che lottano per esso”.

Zawahiri ha invitato i musulmani a “considerare l’attacco agli interessi dell’alleanza crociato-sionista occidentale ovunque nel mondo come uno dei propri doveri fondamentali”. Ha inoltre chiesto loro di “compiere i maggiori sforzi per liberare i prigionieri musulmani attraverso qualsiasi mezzo, compresi attacchi alle prigioni o la sostituzione dei prigionieri con ostaggi di Paesi che abbiano preso parte  all’invasione della terra musulmana”.

“Dobbiamo concentrare i nostri sforzi nel ridurre i conflitti con le autorità locali, sfruttando ogni occasione utile per diffondere informazione, incitare le masse, raccogliere fondi e sostenitori, oltre che militari da arruolare. La nostra è una lunga battaglia e il Jihad ha bisogno di basi sicure e di continui rinforzi in termini di risorse umane, economiche e di competenze”.

Zawahiri ha inoltre accennato alle divergenze con gli altri gruppi islamici. “I disaccordi con altri gruppi islamici non devono portarci a trascurare la lotta militare o politica ai nemici dell’Islam”.

Il leader ha sottolineato la necessità di “offrire loro sostegno, dimostrare gratitudine per il loro operato  e dare consigli per i propri errori, in un’interazione basata su un approccio oggettivo che eviti ogni tipo di attacco personale”.

“Se un gruppo islamico è coinvolto nella lotta del nemico infedele, bisognerebbe reagire il minimo necessario per bloccarne l’aggressione, con lo scopo di far cessare la lotta tra musulmani e di evitare danni a coloro che non si alleano col nemico”.

 

Traduzione di Elena Sforzi