Olp: ‘Israele non ci ha fornito alcuna ragione per riprendere i colloqui’

Betlemme – Ma’an. “Gli incontri tra gli inviati israeliani non hanno portato alla sperata ripresa dei negoziati”. Così riferisce un portavoce del presidente palestinese, mentre Israele continua a sostenere di aver rispettato i propri obblighi derivanti dalle richieste del Quartetto per la pace in Medio Oriente.

“Israele non ha presentato nulla sul quale costruire qualcosa, mentre questioni come frontiere e sicurezza restano in sospeso”, ha detto Nabil Abu Rudeinah.

Nel mese in corso, funzionari dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) hanno partecipato, nella capitale giordana, a cinque incontri esplicativi con i negoziatori israeliani. Il Quartetto aveva chiesto alle parti di mettere in chiaro le rispettive posizioni in merito a frontiere e sicurezza entro il 26 gennaio.

Nel corso per primo summit – era il 3 gennaio – l’Olp aveva chiesto a Israele di affrontare proprio queste due questioni, frontiere e sicurezza, e Israele aveva risposto promettendo di impegnarsi in futuro. Questo è quanto aveva riportato allora il ministro degli Esteri giordano, Nasser Judah.

Successivamente, il premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva raccontato che i negoziatori avevano presentato una proposta di 21 punti, la stessa che gli ufficiali dell’Olp e Nabil Sha’at avevano ritenuto “priva di dettagli” definendola piuttosto “una proposta di pace stilata da uno scolaro”.

Poi, nell’ultimo incontro, mercoledì 25 gennaio, prima della scadenza del Quartetto, il delegato israeliano, Yitzhak Molcho, aveva fatto una presentazione verbale di frontiere e sicurezza, e i funzionari israeliani l’avrebbero sottoposta al Quartetto.

Funzionari Olp replicano alla stampa che nessuna mappa è stata inclusa in quella presentazione con la quale “si è sepolta la soluzione dei due Stati, come previsto da accordi e leggi internazionali del passato”.

L’idea proposta da Molcho “non include al-Quds (Gerusalemme), né la Valle del Giordano, mentre comprende quasi tutte le colonie israeliane – ha precisato ancora il funzionario Olp – L’idea israeliana di base di uno Stato palestinese è rappresentata da Muro e colonie”.

La Valle del Giordano costituisce il 30% del territorio della Cisgiordania, mentre Gerusalemme Est è da tutti intesa come la capitale del futuro Stato palestinese.

Israele: fuori luogo parlare di svolta. E’ ancora un funzionario israeliano a riportare che Molcho avrebbe presentato principi guida con i quali si sono delineate le posizioni israeliane sulle questioni territoriali. Così affermando, lo stesso funzionario ha chiesto che i colloqui possano proseguire.

L’approccio israeliano al compromesso territoriale nella Cisgiordnaia occupata comprende il principio secondo il quale “gran parte degli israeliani dovranno ricadere sotto la sovranità di Israele e, scontatamente, la maggioranza dei palestinesi sotto quella palestinese”.

Così affermando, il funzionario israeliano rievoca le parole di Netanyahu nel suo discorso davanti al Congresso Usa: “non tutte le colonie ebraiche ricadranno sul nostro lato della frontiera del futuro Stato palestinese”.

“Crediamo nell’importanza di questi colloqui. Si tratta solo di una fase preliminare, e, presentato tutto il potenziale, in meno di un mese di incontri, sarebbe fuori luogo parlare di svolta”.

“I colloqui progrediscono meglio di quanto ci si aspettava, e perciò sarebbe un peccato decretarne prematuramente la fine”.

‘Niente di nuovo’. Da parte loro, i funzionari palestinesi sostengono che i colloqui non possano proseguire senza una proposta seria e senza un blocco della colonizzazione (gli insediamenti) israeliani sulla terra palestinese.

“Gli israeliani hanno contribuito con niente in questi incontri”, ha confidato un funzionario di fiducia a Reuters, mentre Abu Rudeineh ha precisato all’agenzia palestinese Ma’an: “La risposta israeliana non ci ha condotto a nessun negoziato concreto”.

Il presidente Mahmoud ‘Abbas incontrerà il Comitato centrale di Fatah per discutere degli esiti dei colloqui, prima di portare la questione davanti alla Lega dei Paesi arabi, il 4 febbraio prossimo. Questo è quanto ha riferito il portavoce, che ha aggiunto: “Il mondo arabo e il presidente non permetteranno il fallimento delle aspirazioni dei palestinesi”.

Giovedì scorso, il portavoce presidenziale aveva parlato, ancora a Reuters, del rifiuto israeliano di fermare la costruzione di insediamenti illegali sulla terra palestinese occupata, individuando in ciò la causa per l’arresto dei negoziati.

L’ultimo round di negoziati diretti si era arrestato a settembre 2010, quando il premier israeliano Netanyahu si era rifiutato di estendere la moratoria sul congelamento parziale della costruzione di insediamenti anche dietro gli appelli e le offerte di incentivi giunti da parte americana.

Con il contributo di Reuters

(Foto: Ma’an).

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