Organizzazioni per i diritti umani chiedono rilascio immediato di Maher al-Akhras

Palestine Chronicle. Maher al-Akhras, nel suo 86esimo giorno di sciopero della fame, è a rischio di morte, secondo quanto affermato martedì da quattro organizzazioni per i diritti umani palestinesi ed israeliane, le quali hanno chiesto il suo rilascio immediato.

Un medico volontario di Physicians for Human Rights Israel (PHRI) ha visitato al-Akhras venerdì e ha notato che, in alcuni momenti, è molto stordito, oltre a non poter più muovere le gambe, stare in piedi o cambiare posizione a letto. La sua vista ed il suo udito si stanno rapidamente deteriorando e si lamenta di forti dolori al petto. Secondo un consenso medico internazionale sugli scioperi della fame, al-Akhras potrebbe morire da un giorno all’altro, secondo quanto affermato da quattro organizzazioni per i diritti umani.

Al-Akhras è in sciopero della fame dal 27 luglio 2020, a seguito della sua detenzione amministrativa. Ha fatto appello alla Corte Suprema israeliana chiedendo di essere rilasciato, ma il tribunale ha deciso di non annullare la sua detenzione amministrativa, lasciando la decisione alle forze di sicurezza.

Invece, il tribunale ha soltanto sospeso la sua detenzione amministrativa, nonostante il deterioramento della sua situazione, che potrebbe portare alla sua morte. Nonostante la sospensione della detenzione, ad al-Akhras viene impedito di lasciare l’ospedale Kaplan in Israele, dove è attualmente detenuto ed è quindi de facto in arresto. Tali decisioni del tribunale sono state prese, tra l’altro, su traduzioni errate di un video di al-Akhras.

Al-Akhras ha espresso sfiducia nei confronti del team medico del Kaplan, come spesso accade negli scioperi della fame. Rifiuta qualsiasi trattamento o esame medico e monitoraggio da parte dell’équipe medica. Ha confermato che se dovesse perdere conoscenza, non vuole ricevere alcun intervento medico. Vale la pena ricordare che la legislazione vigente in Israele consente al personale medico di nutrire con la forza una persona in sciopero della fame, una posizione che è inaccettabile secondo l’etica medica e, secondo il diritto internazionale, è equivalente alla tortura.

Israele mantiene attualmente oltre 300 palestinesi in detenzione amministrativa, contrariamente alla Convenzione di Ginevra, che richiede che questa pratica venga utilizzata solo in circostanze eccezionali e soggetta a rigorose garanzie procedurali.

“La detenzione amministrativa è il procedimento legale di Israele quando vuole mettere il silenziatore alle voci degli attivisti politici palestinesi, ma manca di qualsiasi prova concreta che possa essere presentata in un tribunale militare”, ha scritto il giornalista palestinese ed editore di The Palestine Chronicle, Ramzy Baroud.

“Non che i tribunali militari israeliani siano un esempio di correttezza e trasparenza. In effetti, quando si tratta di palestinesi, l’intero sistema giudiziario israeliano è distorto. Ma la detenzione amministrativa è un livello completamente nuovo di ingiustizia”, ha aggiunto Baroud.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.