(ANSA) – PERUGIA, 10 APR – Il palestinese Abdellatif Ibrahim Fatayer,
di 43 anni, nato in Libano, il più giovane dei componenti del
commando di feddayn che nell’ ottobre 1985 sequestrarono i passeggeri
della nave "Achille Lauro" uccidendo l’ americano Leon Klinghoffer,
ha ultimato di scontare la sua pena in Italia ed ora il prefetto di
Perugia ne ha disposto l’ espulsione dal nostro Paese in attesa della
quale è stato condotto in uno degli appositi centri di accoglienza.
Il palestinese, che all’ epoca dei fatti aveva 20 anni, ne ha
trascorsi 21 in carcere, finendo di scontare nel 2005 la pena in
quello di Spoleto. Una volta uscito era stato sottoposto a tre anni
di libertà vigilata, che ha trascorso a Perugia, ospite della
Caritas, facendo vari lavori, tra i quali il pizzaiolo. Ieri il
giudice di sorveglianza, prendendo atto del suo comportamento post
carcere, ha decretato la fine della pena accessoria dichiarandolo
formalmente libero. Al palestinese, per i suoi precedenti, non può
però essere concesso il permesso di soggiorno in Italia e per questo
il Prefetto di Perugia ne ha disposto il rimpatrio. Abdellatif
Ibrahim Fatayer – secondo quanto pubblicato oggi dal quotidiano "La
Nazione" – aveva telefonato ieri dalla questura alla redazione del
giornale per rendere pubblica la sua vicenda e per – riferisce il
giornale – "gridare la sua disperazione" per essere costretto a
lasciare la città nella quale stava cercando di ricostruirsi una vita.
(ANSA).
PARTECIPO’ A SEQUESTRO LAURO:LEGALE, DISPERATO E IN PERICOLO
(ANSA) – PERUGIA, 10 APR – Abdellatif Ibrahim Fatayer "é disperato ed
è ovvio che è in pericolo", secondo il suo legale, l’avvocato Carla
Archilei. L’uomo – componente del commando di feddayn che
nell’ottobre 1985 sequestrò i passeggeri della nave "Achille Lauro"
uccidendo l’americano Leon Klinghoffer – si trova da ieri nel centro
di accoglienza di Ponte Galeria, a Roma, in attesa dell’espulsione.
"Ma per dove?", chiede l’avvocato Archilei. "Il grande problema – ha
spiegato il legale – è che lui non ha una nazionalità, non ha uno
Stato. E’ nato in un campo profughi di Beirut e non può essere
mandato in Palestina. Sia perché la Palestina non è uno Stato, sia
perché, essendo stato condannato per l’omicidio nei confronti di un
ebreo, ci sarebbe un pericolo enorme per la sua vita". "L’espulsione,
da un punto di vista giuridico – ha osservato ancora l’avv. Archilei
– si presuppone verso il Paese di origine. Ma qual è il suo luogo di
origine?". "Dovrebbe essere messo in condizione di scegliere un altro
Stato – ha spiegato il legale – ma non l’Italia, perché da qui é
stato espulso". L’avvocato – che preferisce mantenere uno stretto
riserbo sulla vicenda – ha riferito di aver parlato con il suo
assistito nelle ultime ore, dopo il suo trasferimento nel centro di
accoglienza di Roma. "E’ un uomo coraggioso – ha osservato – ma penso
che sia disperato, che abbia comunque paura. Oltre a non sapere dove
andare, il pericolo c’é. La situazione del Medio Oriente la
conosciamo tutti, e lui è stato condannato per l’omicidio di un
ebreo, di un cittadino statunitense ebraico". "Ora mi sto adoperando
su più fronti – ha riferito ancora il legale, anche con l’ambasciata
palestinese". L’avvocato Archilei ha sottolineato che Abdellatif
Ibrahim Fatayer "é una persona estremamente rispettosa ed in questi
anni ha tenuto un comportamento estremamente corretto, leale, dando
prova di una grande maturazione interiore". (ANSA).
HA FINITO SCONTARE PENA ED E’ STATO ESPULSO DA ITALIA
PERUGIA
(di Isabella Pistolesi) (ANSA) – PERUGIA, 10 APR – Fu uno dei
responsabili – il più giovane – del sequestro della nave Achille
Lauro, nell’ottobre del 1985, nel corso del quale fu ucciso un
cittadino americano ebreo, Leon Klinghoffer: oggi, Abdellatif Ibrahim
Fatayer, 43 anni, ha ultimato di scontare la sua condanna e si trova
in un centro di accoglienza, in attesa dell’espulsione dall’Italia.
"Ma per dove?" chiede il suo avvocato, sottolineando che si tratta di
un uomo "senza patria ed in pericolo di essere ucciso". All’epoca dei
fatti aveva 20 anni. Ne ha trascorsi 21 in carcere, finendo di
scontare nel 2005 la pena in quello di Spoleto. Una volta uscito era
stato sottoposto a tre anni di libertà vigilata, che ha trascorso a
Perugia, ospite della Caritas, facendo vari lavori. Martedì scorso il
giudice di sorveglianza ha decretato la fine della pena accessoria
dichiarandolo formalmente libero. All’uomo, per i suoi precedenti, non
può però essere concesso il permesso di soggiorno in Italia e per
questo il Prefetto di Perugia ne ha disposto il rimpatrio. Ieri è
stato quindi trasferito nel centro di accoglienza di Ponte Galeria, a
Roma. Abdellatif Ibrahim Fatayer è nato in Libano, in un campo
profughi di Beirut ed è un cittadino palestinese. "Il grande problema
– ha spiegato il suo avvocato, Carla Archilei – è che non ha una
nazionalità, non ha uno Stato. Non può essere mandato in Palestina.
Sia perché la Palestina non é uno Stato, sia perché, essendo stato
condannato per l’omicidio nei confronti di un ebreo, ci sarebbe un
pericolo enorme per la sua vita". "L’espulsione, da un punto di vista
giuridico – ha osservato ancora l’avv. Archilei – si presuppone verso
il Paese di origine. Ma qual è il suo luogo di origine?". "L’Italia
gli conceda l’asilo politico, o rischia Guantanamo", ha avvertito oggi
Francesco Caruso, deputato uscente della sinistra arcobaleno. Anche il
direttore della Caritas di Perugia, don Lucio Gatti, é preoccupato per
la sorte di Abdellatif Ibrahim Fatayer. "Il problema – ha commentato
il sacerdote – è che nessuno se ne vuole prendere la responsabilità.
Neanche i palestinesi. Noi avevamo anche cercato di prendere contatti
con l’ambasciata palestinese ma non ne vogliono sapere". "Ora – ha
spiegato – può rimanere nel centro di accoglienza 60 giorni. Poi
l’Italia deve decidere. Qualcuno dovrà decidere per lui". "Nel momento
in cui è stato arrestato – ha osservato don Gatti – l’Italia poteva
benissimo lasciarlo a chi doveva lasciarlo. Invece se ne è voluta
occupare e allora se ne occupi fino in fondo". All’epoca dei fatti, i
quattro palestinesi e il loro capo, Abu Abbas, dopo avere liberato la
nave e gli ostaggi in cambio di un lasciapassare, uscirono dall’Egitto
con un volo di linea civile. L’aereo fu intercettato sul Mediterraneo
da alcuni caccia Usa che lo costrinsero a scendere a Sigonella dove i
carabinieri di servizio, su disposizione del governo, impedirono ai
militari americani di fare irruzione nell’aereo per arrestare i
guerriglieri palestinesi. Negli ultimi tre anni Abdellatif Ibrahim
Fatayer ha vissuto nella casa della Caritas. "In questo periodo non si
è mai comportato male", ha ricordato il responsabile della Caritas. E
secondo l’avvocato Archilei, "in questi anni ha tenuto un
comportamento corretto, leale, dando prova di una grande maturazione
interiore". "Ora – ha osservato il legale – è disperato. E’ un uomo
coraggioso, ma io penso che abbia paura". (ANSA).