Per mettere a processo i criminali di guerra israeliani, non ci si può fidare del procuratore capo della CPI

EI. Di David Cronin. La Corte Penale Internazionale smetterà mai di giocare?

A dicembre 2022, Karim Khan – procuratore capo – aveva dichiarato di avere l’obiettivo di visitare la Palestina entro quest’anno.

Siamo a ottobre e Khan non ha ancora intrapreso questo viaggio.

Quando ho contattato la Corte chiedendo se fosse stato programmato, l’ufficio di Khan ha risposto che sta “facendo ogni sforzo per raggiungere questo obiettivo”.

Il rifiuto della CPI di rispondere a una semplice domanda con un “sì” o un “no” è sintomatico di un problema ben più grande. Sebbene Khan possa talvolta lanciare dei contentini ai palestinesi, non ha certo fretta di garantire qualcosa che possa assomigliare alla giustizia.

Analizzando le circostanze con cui Khan ha ottenuto il suo attuale incarico, possiamo facilmente spiegarci i motivi del suo disinteresse.

Formalmente nominato dalla Gran Bretagna, Khan ha vinto una votazione tenutasi a New York, presso la sede delle Nazioni Unite, il 12 febbraio 2021.

Esattamente una settimana prima, i giudici della Corte Penale Internazionale avevano dato il via libera a un’indagine sui crimini di guerra perpetrati nella Cisgiordania occupata (compresa Gerusalemme Est) e a Gaza.

Quando il governo britannico aveva nominato Khan, il primo ministro era Boris Johnson.

Nell’aprile 2021, Johnson aveva risposto alle rimostranze sulla CPI che gli erano state espresse dal gruppo di pressione Conservative Friends of Israel.

Johnson aveva scritto che la Gran Bretagna desiderava “apportare cambiamenti positivi” alla Corte Penale Internazionale, sostenendo che la nomina di Khan a procuratore capo avrebbe “contribuito alla riforma”. Johnson aveva poi dichiarato: “Ci opponiamo alle indagini della CPI sui crimini di guerra in Palestina”.

Ho presentato una richiesta di informazioni al Ministero degli Esteri di Londra, chiedendo se la Gran Bretagna avesse qualche accordo particolare con Khan. “Il governo britannico non ha concluso alcun accordo con il signor Khan prima della sua nomina”, ha dichiarato il Foreign Office. Forse il Foreign Office sta dicendo la verità.

Forse non si è ritenuto necessario specificare per iscritto ciò che la Gran Bretagna si aspettava da Khan.

“Antenne politiche”.

Avvocato britannico che all’epoca aveva il titolo formale di “consigliere della regina”, Khan fa parte a tutti gli effetti dell’establishment. Era quindi improbabile che agisse contro gli stessi interessi della Gran Bretagna.

E indipendentemente dal fatto che avesse o meno un accordo formale con Khan, la Gran Bretagna ha espresso la sua fiducia in lui. La dichiarazione ufficiale di nomina britannica elogia la “lungimiranza politica” di Khan.

Il principale rivale di Khan per il posto di procuratore capo della CPI era Fergal Gaynor, un avvocato irlandese.

Nella sua domanda di ammissione, Gaynor aveva menzionato di essere stato “avvocato principale di un gruppo di vittime palestinesi” durante il procedimento presso la CPI, nel 2020. Quel procedimento aveva spianato la strada all’annuncio, l’anno successivo, dell’apertura dell’indagine sulla Palestina da parte della Corte.

Gaynor avrebbe portato avanti l’indagine se la sua candidatura al posto di procuratore capo avesse avuto successo? È impossibile dirlo.

È comunque degno di nota il fatto che la Gran Bretagna – con un governo ostile all’idea stessa di ritenere Israele responsabile dei suoi crimini – abbia appoggiato Khan, sapendo che il suo principale rivale (Gaynor) era stato determinante nell’assicurare un’indagine su quegli stessi crimini.

Ciò che sappiamo per certo è che Khan, da quando ha assunto l’incarico di procuratore capo della CPI,  ha generalmente evitato di dire qualsiasi cosa in pubblico sulla Palestina.

“Scusate, sono occupato”.

Nel maggio di quest’anno, Kristen Saloomey, di Al Jazeera, ha avvicinato Khan chiedendogli se la CPI avrebbe esaminato l’uccisione da parte di Israele della sua collega Shireen Abu Akleh, avvenuta 12 mesi prima.

La risposta di Khan? “Mi dispiace, sono occupato”.

La sua reticenza sull’aggressione israeliana contrasta nettamente con l’approccio rigoroso che invece ha assunto nei confronti dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

Non solo la Corte Penale Internazionale ha aperto un’inchiesta nel giro di poche settimane dopo l’invasione del febbraio 2022, ma ha anche emesso un mandato di arresto per Vladimir Putin, il presidente russo.

Una velocità fulminea, se si considera che ci sono voluti anni prima che la Corte decidesse di aprire formalmente un’indagine sulla situazione in Palestina, un’indagine che non ha prodotto un solo atto d’accusa e che appare complessivamente in stallo.

Sebbene gli Stati Uniti abbiano rifiutato il documento fondante della CPI, lo Statuto di Roma, stanno comunque sostenendo l’indagine sull’Ucraina.

Tale indagine è guidata da Brenda Hollis, un colonnello in pensione dell’aeronautica militare statunitense.

Il fatto di essere in possesso del grado di colonnello in un esercito noto per aver scatenato guerre non provocate, dovrebbe automaticamente squalificare una persona dall’essere un investigatore di crimini di guerra.

Perché la CPI si impunta quando deve indagare su Israele, ma agisce rapidamente quando la Russia attacca l’Ucraina?

Quando ho chiesto spiegazioni alla Corte, l’ufficio di Khan ha dichiarato che, una volta assunto l’incarico di procuratore, “ha messo in piedi un team dedicato per portare avanti l’indagine sulla Palestina”.

Nel 2022, l’ufficio di Khan aveva richiesto “risorse aggiuntive” ai governi che sostenevano la CPI. L’ufficio ha aggiunto che “sta nuovamente cercando di ottenere un aumento significativo delle risorse nel suo bilancio per il 2024 per una serie di situazioni, tra cui quella dello Stato palestinese”.

Questa sembra un’idea inquietante.

Lungi dall’essere un procuratore realmente indipendente, Khan è alla mercé dei donatori.

La Gran Bretagna – uno Stato che vuole proteggere Israele dal controllo e che agisce costantemente come cane da guardia per gli Stati Uniti – è tra i primi quattro finanziatori del tribunale.

Adducendo vincoli finanziari, Khan ha fatto un intervento palesemente di parte nell’indagine della CPI sull’Afghanistan.

Il risultato è che l’indagine si concentrerà solo sui nemici dell’Occidente, i Talebani e lo Stato Islamico. Gli Stati Uniti se la caveranno con le violenze inflitte ai civili afghani nell’arco di due decenni.

Cosa intendeva esattamente il governo britannico quando ha elogiato la “lungimiranza politica” di Khan? Stava forse dicendo che ci si poteva fidare di lui per non mettere in imbarazzo l’Occidente – un’area alla quale Israele rivendica il proprio attaccamento?

Se Karim Khan fatica a raggiungere un obiettivo fondamentale come quello di visitare la Palestina, sembra estremamente improbabile che riesca a processare i criminali di guerra di Israele.

(Nella foto: Karim Khan, l’uomo britannico presso la Corte penale internazionale. Tramite Facebook).

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi