Prigioniero palestinese malato e condannato all’ergastolo, sottoposto a continue punizioni

Ramallah – Infopal. Iyad Dhiyab Ahmad Abu Khayzran (38 anni, di Tobas-Ra's al-Fari'a), prigioniero malato palestinese in cella dal 3 ottobre 1991, ha dichiarato che l'amministrazione penitenziaria continua a trattarlo malissimo, malgrado le sue condizioni di salute non siano affatto buone. Egli infatti è stato sottoposto a percosse da parte degli agenti penitenziari del carcere di Eshel, oppure viene torturato coi getti d'acqua e del gas, ma anche con l'isolamento nel carcere di Hedarim, dove viene tenuto separato  dal mondo esterno.

La famiglia del prigioniero chiede perciò a tutti coloro che s'interessano alla questione dei detenuti di adoperarsi per porre un limite alle sue sofferenze, che vanno avanti da vent'anni, poiché addirittura delle schegge che sono rimaste nel suo corpo non vengono estratte.

I familiari di Iyad ricordano che nel settembre del 1991 egli eseguì un'operazione militare presso la colonia Kadima, nella zona di Qalqiliya, uccidendo il responsabile della colonia, e il 3 ottobre colpì a Tulkarem un soldato israeliano delle Guardie di frontiera: fu in quell'occasione che rimase ferito, così sebbene sia stato sottoposto ad operazioni per estrarre i proiettili, alcune schegge, sino ad oggi, gli sono rimaste nel corpo.

Ra'fat Hamduna, direttore del Centro studi sui prigionieri, afferma che la casa di Abu Khayzaran venne demolita da Israele il 15 aprile del 1992, a seguito dell'operazione militare alla quale aveva partecipato. Egli venne condannato ad un ergastolo e a 25 anni, ed ha trascorso sinora gran parte della sua detenzione in isolamento. Egli era già stato in carcere, tra il 6 giugno 1989 e il 15 ottobre 1990.

Hamduna chiede dunque alle organizzazioni internazionali che si occupano dei diritti umani di interessarsi a questo caso, per porre un freno alle violazioni messe in opera da parte dell'amministrazione carceraria contro i prigionieri, in particolare quelli come Abu Khayzaran che sono seriamente malati.

Hamduna ha così elevato un appello alla Croce Rossa Internazionale, al Ministero dei Prigionieri, alle organizzazioni palestinesi ufficiali e della società civile e ai centri che si occupano dei detenuti, affinché tutti assieme si adoperino per sostenere i prigionieri e le prigioniere in cattive condizioni di salute, ponendo fine alle violazioni degli occupanti nei confronti dei loro diritti.

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