Pulizia etnica della Palestina: escalation di demolizioni in Cisgiordania e Gerusalemme

Imemc e MEMO. Nella sola giornata di lunedì, i soldati israeliani hanno demolito più di quattro case palestinesi, oltre a un serbatoio d’acqua, in quanto “senza permessi” da parte delle autorità di occupazione israeliane, le stesse autorità che continuano a negare ai palestinesi il diritto di costruire o ampliare le loro abitazioni per far fronte alla crescita delle loro famiglie, mentre continuano a costruire ed espandere colonie illegali in diretta violazione del diritto internazionale.

Diverse jeep e bulldozer dell’esercito hanno invaso Farasin, a ovest di Jenin, nel nord della Cisgiordania, e hanno demolito una casa e un serbatoio d’acqua utilizzato dai palestinesi.

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Dieci giorni fa, i soldati hanno invaso il villaggio e hanno impartito ordini militari per la demolizione di 36 case, strutture e pozzi d’acqua, e hanno informato gli abitanti che i loro edifici sarebbero stati distrutti entro pochi giorni.

Circa 200 palestinesi vivono ad al-Farasin, che è stato ufficialmente designato e riconosciuto come villaggio dal Consiglio dei ministri palestinese diversi mesi fa, tuttavia le autorità di occupazione israeliane hanno deciso di demolirlo.

Sempre lunedì, i soldati e il personale del consiglio comunale israeliano nella capitale palestinese occupata, Gerusalemme, hanno demolito una casa, di proprietà di Ibrahim Abu Seeb’a, nella parte meridionale della città, rendendo lui e la sua famiglia senza casa.

I soldati hanno anche demolito un’altra casa, di proprietà di Khaled Abu Ta’a, nel quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme, sfollando lui e la sua famiglia.

Abu Ta’a ha detto al Wadi Hilweh Information Center di Silwan (Silwanic) che la sua famiglia è composta da sei membri e che ha recentemente modificato una casa per suo figlio maggiore, che si sposerà presto.  Video Silwanic.

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