Riconoscimento dello Stato palestinese e riconciliazione. Intervista a Da’oud ‘Abdallah

Wuppertal (Germania) – Speciale InfoPal.

Dalla nostra inviata Elisa Gennaro. Tra i temi affrontati durante la IX Conferenza dei palestinesi in Europa, vi è stato quello del Diritto al Ritorno, la cui inalienabilità è stata sancita da tutti gli ospiti invitati a intervenire, e gridata negli slogan dei palestinesi dagli spalti, “Torneremo”.

Parallelamente, si è discusso anche dell’occupazione “galoppante” e dell’assedio su Gaza, in quanto questioni fondamentali per il ripristino dei diritti del popolo palestinese.

Tuttavia, è stata la riconciliazione nazionale a prevalere.

Abbiamo incontrato e intervistato Da’oud ‘Abdallah, direttore dell’agenzia “Middle East Monitor (Memo)”, di cui spesso la nostra agenzia pubblica analisi sulla questione palestinese.

Gli abbiamo chiesto un commento su aspetti da lui ampiamente trattati a fondo nel corso del suo lavoro di redazione.

InfoPal: ‘Abdallah, l’anno 2010 è stato segnato da numerosi interventi internazionali a sostegno di un riconoscimento dello Stato di Palestina, mentre l’Autorità palestinese (Anp) ha raccolto i primi frutti di un’intensa campagna diplomatica per agevolare una dichiarazione di indipendenza programmata per settembre prossimo. Da parte propria, lo Stato di Israele si è attivato per contrastare quest’eventualità e la minaccia che un veto statunitense possa ostacolare anche quel voto presso l’Assemblea Generale Onu incombe, così come è avvenuto di recente con la risoluzione proposta dai palestinesi per condannare l’espansione coloniale. Cosa dobbiamo aspettarci per settembre prossimo?

Da’oud ‘Abdallah: Sul riconoscimento dello Stato palestinese a settembre sono ottomista. Credo che la possibilità poggi su un livello individuale, cioè ogni singolo Stato lo farà mentre, internazionalmente, ovvero per l’accoglienza a pieno titolo della Palestina nella comunità internazionale, esistono sempre gli ostacoli rappresentati dalla forte lobby sionista in Europa e negli Stati Uniti.
La Gran Bretagna ci insegna molte cose a tal riguardo. E’ volontà di qualcuno, infatti, modificare la giurisdizione internazionale per sottrarre dalle accuse di crimini di guerra i responsabili israeliani.
L’America potrà porre il veto contro lo Stato palestinese, è vero, ma in quel caso le implicazioni negative su Usa e Israele saranno superiori agli obiettivi che questi ultimi presumono di raggiungere contro i diritti del popolo palestinese.
Contrapponendo un veto, gli Stati Uniti sanciranno il priorio isolamento che si rifletterà anche sullo Stato israeliano.

InfoPal: Come reagirà la comunità internazionale a quest’eventualità e come si comporterà nei confronti di Israele?

D. A.: In base alla legislazione internazionale, siamo consapevoli del fatto che Israele sia nato per mezzo dell’occupazione della Palestina e che, da allora, continui ad occuparla. Tuttavia, nell’eventualità che Israele assuma in modo ufficiale una posizione di rifiuto dello Stato palestinese, la prospettiva è che la comunità internazionale  si decida a definirlo “potenza occupante”, cioè Israele acquisirà ufficialmente questo status. E allora sarà un affronto audace al mondo intero.

InfoPal: Se a quel punto diventerà “legale” usare il linguaggio della legislazione internazionale, su un piano concreto, quali misure adotterà la comunità internazionale?

D. A.: L’azione sarà quella di competenza della giustizia. Subentrerà, cioè, la funzione della Corte penale internazionale, perché l’affronto richiederà una risposta diretta a risolvere accuse e sarà utile che i responsabili ne rispondano.

InfoPal: Può darci un parere sulla riconciliazione palestinese?

D. A.: La riconciliazione palestinese è stato un atto di alta politica. Ha prodotto soddisfazione generale tra politici, analisti e commentatori, per le modalità con cui è stata condotta, per intenti e obiettivi che i palestinesi si sono posti e per la prudenza che si è scelto di adottare.

InfoPal: Quanto crede che la riconciliazione possa contribuire ad un successo per il riconoscimento dello Stato palestinese a settembre prossimo presso le Nazioni Unite?

D. A.: Firmando la riconciliazione, i palestinesi hanno dimostrato al mondo di essere un partner in buona fede e di voler negoziare la pace e la giustizia alla luce del diritto internazionale. In questo non ci sono novità, se si escludono pochi individui. I politici palestinesi hanno sempre lavorato per un programma politico inequivocabile, ovvero per la liberazione dall’occupazione isareliana. Dopo lunghe incomprensioni, si sono fatti dei chiarimenti interni con la riconciliazione, e da qui proseguiranno nelle rivendicazioni dei propri diritti storici nazionali.

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