Save the Children: 10 bambini al giorno perdono un arto a Gaza. Francesca Albanese: “I criminali che hanno pianificato, ordinato ed eseguito tali crimini devono essere assicurati alla giustizia”

Gaza-InfoPal. Più di 10 bambini al giorno, in media, hanno perso una o entrambe le gambe a Gaza dall’inizio dell’aggressione israeliana a Gaza, tre mesi fa, ha dichiarato Save the Children.

Secondo l’UNICEF, dal 7 ottobre, più di 1.000 bambini hanno subito l’amputazione di una o entrambe le gambe.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), molte di queste operazioni sui bambini sono state eseguite senza anestesia, con il sistema sanitario di Gaza paralizzato dal conflitto e dalla grave carenza di medici, infermieri e forniture mediche come anestetici e antibiotici.

Francesca Albanese, Relatrice Speciale dell’ONU per i Territori palestinesi occupati, ha dichiarato nel suo account X: “Saranno necessari anche dei processi. I criminali che hanno pianificato, ordinato ed eseguito tali crimini devono essere assicurati alla giustizia. Devono essere attivati i tribunali nazionali con giurisdizione sui crimini di guerra, CAH e genocidio, poiché la @IntlCrimCourt si sta rivelando lenta/inefficace sulla situazione della Palestina”.

Sebbene 13 dei 36 ospedali di Gaza rimangano parzialmente funzionanti, lo sono in modo parziale e fluttuante, a seconda dell’accesso giornaliero al carburante e alle forniture mediche di base.

I nove ospedali parzialmente funzionanti del sud operano tre volte la loro capacità, mentre affrontano gravi carenze di forniture di base e carburante. Inoltre, secondo l’OMS, solo il 30% dei medici di Gaza sono ancora in servizio.

Il direttore di Save the Children per i Territori palestinesi occupati, Jason Lee, ha dichiarato: “Ho visto medici e infermieri completamente sopraffatti quando i bambini arrivano con ferite da esplosione. L’impatto di vedere i bambini soffrire così tanto e non avere le attrezzature, i medicinali per curarli o alleviare il dolore è eccessivo anche per i professionisti esperti. Anche in una zona di guerra, le immagini e i suoni di un bambino mutilato dalle bombe non possono essere riconciliati, e tanto meno compresi entro i confini dell’umanità”.

(Fonti: PIC e X).