Scontri a nord della Cisgiordania, palestinesi feriti e arrestati

Nablus-InfoPal. Nella serata di venerdì 15 febbraio, violenti scontri sono scoppiati, nel nord della Cisgiordania, tra i palestinesi e le forze di occupazione israeliane, con decine di palestinesi intossicati dal gas lacrimogeno, e altri arrestati dalle forze israeliane.

Fonti palestinesi hanno riferito di scontri scoppiati nella serata di venerdì, dopo una marcia di solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame nelle carceri israeliane, all’ingresso meridionale di Nablus, nei pressi del posto di blocco di Hawara, dove le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma, bombe assordanti e gas lacrimogeni contro i partecipanti.

Le fonti hanno aggiunto che “decine di giovani palestinesi hanno sofferto per aver inalato gas lacrimogeno, mentre i soldati israeliani hanno arrestato due giovani dopo averli picchiati, e hanno portato loro nel vicino accampamento militare di Hawara”.

Nello stesso contesto, sempre venerdì, nella cittadina di Yabad, a sud-ovest di Jenin, violenti scontri sono scoppiati tra i giovani palestinesi e le forze israeliane, quando queste ultime hanno assaltato la cittadina sparando gas lacrimogeno contro le case dei palestinesi che hanno risposto lanciando pietre e bottiglie vuote.

Nella città di Jenin invece, al posto di blocco di al-Jalma, violenti scontri sono scoppiati dopo la preghiera del venerdì, durante i quali decine di giovani palestinesi sono stati colpiti dai proiettili di gomma, o sono rimasti intossicati dal gas lacrimogeno sparato dalle forze di occupazione israeliane. Mentre testimoni oculari riferiscono che le forze israeliane hanno arrestato alcuni palestinesi durante gli scontri, protratti per diverse ore.

Durante le manifestazioni di solidarietà con i prigionieri in sciopero della fame nelle carceri israeliane, diverse aree della Cisgiordania sono state teatro di violenti scontri con le forze israeliane, con un bilancio di centinaia di feriti tra i palestinesi, per lo più vittime del gas lacrimogeno. Attivisti e militanti palestinesi avevano invitato a partecipare, venerdì, ad una giornata di collera globale, denominata “Venerdì della Rottura del Silenzio”, con l’intento di comunicare che “la morte di un detenuto in sciopero della fame aprirebbe le porte dell’inferno contro l’occupazione israeliana”.