Testimonianze del genocidio a Gaza: “Mia moglie non sa che i nostri figli sono morti”

Gaza – The Palestine Chronicle. Si conoscono i numeri delle vittime palestinesi del barbaro attacco israeliano in corso a Gaza, ma che dire dei nomi e dei volti che si celano dietro quei numeri? Abdallah Aljamal, corrispondente di Palestine Chronicle, parla da Gaza.

Secondo il ministero della Salute di Gaza, il 70% delle vittime sono bambini e donne. Ci sono anche 1.500 segnalazioni di persone disperse sotto le macerie, tra cui 830 bambini.

Nel frattempo, le scuole dell’UNRWA in tutta la Striscia di Gaza sono attualmente sovraffollate da migliaia di famiglie palestinesi che cercano di sfuggire agli attacchi aerei israeliani, rifugiandosi nelle sedi delle istituzioni internazionali.

Ahimè, nessun luogo è sicuro in questo momento a Gaza. Scuole, ospedali, moschee e chiese sono stati ripetutamente presi di mira da intensi bombardamenti israeliani dall’inizio della guerra.

Il Palestine Chronicle ha parlato con alcuni dei sopravvissuti alla guerra israeliana in corso nel centro di Gaza.

Mia moglie non sa che i nostri figli sono morti.

Musa Azmi, 34 anni, ha perso la madre, il padre, i fratelli e due dei suoi figli nel bombardamento israeliano della casa della sua famiglia, situata nel campo di Nuseirat, nel centro di Gaza.

“Ho perso mia figlia di 5 anni, Nada, e mio figlio di 2 anni, Mustafa, in un bombardamento israeliano”, ha raccontato Musa a The Palestine Chronicle.

“Ora ho solo mio figlio di 7 anni, Azmi, che è ricoverato nell’ospedale dei Martiri di al-Aqsa da più di una settimana”. “Soffre di gravi complicazioni. Entrambe le gambe sono rotte e i medici hanno dovuto inserire delle placche metalliche”, ha aggiunto.

“Anche mia moglie è stata gravemente ferita e le è stato amputato un piede. Ha riportato gravi ustioni sul corpo ed è ancora in ospedale”.

La tragedia di Azmi si aggrava. “Mia moglie e mio figlio non sanno della morte dei nostri figli, perché volevo proteggere la loro salute fisica e psicologica”, ci ha detto Musa.

“In realtà, il mio cuore è straziato dal dolore: i miei due figli piccoli giacciono sotto terra da una settimana. Sono stati sepolti insieme nella stessa tomba con il loro nonno”.

Voglio giocare a calcio: Zohdi e Tamer.

Zohdi Abu al-Rus ha solo 7 anni. Ogni giorno manda un messaggio al suo amico Tamer al-Taweel, ucciso da un attacco aereo israeliano sulla sua casa.

“Tamer, dove sei? Volevo giocare a calcio con te e andare insieme alla Coppa del Mondo. Che Dio abbia pietà di te, Tamer”, ha scritto Zohdi nel suo ultimo messaggio.

Il padre di Zohdi ha dichiarato a The Palestine Chronicle che il ragazzo è traumatizzato dalla morte del suo amico Tamer.

“Zohdi è cambiato molto da quando il suo amico Tamer al-Taweel è stato ucciso”, ha raccontato.

“Zohdi si sveglia ogni giorno con il rumore dei bulldozer e dorme solo quando si fermano la sera. Sta seduto accanto alla porta, come se aspettasse che il suo amico esca, vivo. Non vuole accettare la realtà che Tamer è stato ucciso e sepolto”.

Calmare la paura di mia figlia.

Ad ogni attacco aereo israeliano, i pianti e le urla dei bambini diventano più forti.

Il suono, che proviene da lontano, si avvicina sempre di più ed è seguito da quello dei missili che colpiscono i loro obiettivi – le case dei civili – e, infine, dai forti scoppi delle esplosioni successive.

Tutto ciò avviene in pochi secondi, ma nella mente dei bambini palestinesi sembra una vita intera.

“Passo la maggior parte del tempo a calmare la paura di mia figlia”, ha raccontato al Palestine Chronicle la madre di Rahab Salah, 8 anni.

“Ogni volta che c’è un attacco aereo, lei si precipita verso di me, tremando di paura. Le dico che i bombardamenti sono lontani, ma i suoni forti generano panico tra i nostri figli”.

“Spero che le persone di tutto il mondo possano stare al nostro fianco per porre fine a questa aggressione e salvare le vite dei nostri figli dalla brutalità dell’occupazione [israeliana] e dai suoi brutali bombardamenti”.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.