“Una manciata di terra”

Proiezione di “Una manciata di terra”, di Sahera Dirbas. 2008.
Milano, 29/06 ore 18.00
Attraverso un pugno di terra di Tiret Haifa che passa di mano in mano, il film racconta il passaggio della memoria collettiva palestinese dalla prima generazione di profughi all’ultima e il rapporto, spesso molto diverso tra padri e figli, con la terra di origine. Il documentario di Sahera Dirbas è un prodotto esemplare di “storia orale”: la storia di una famiglia, di un villaggio, dei protagonisti e di coloro che i racconti della nakba li hanno ascoltati per anni e anni, come l’epica di un popolo. Ma è anche altro. E’ la descrizione degli elementi determinanti della cultura palestinese: il rapporto con il mare, con gli alberi di olivo, con la famiglia, con il canto. E con la terra, ovviamente, declinata secondo un vocabolario dell’olfatto e dell’erbario palestinese: la terra che si sposta, dentro un sacchetto di plastica, da Tiret Haifa e raggiunge Ramallah, la Giordania, la Siria. Per tornare a Tirat Haifa, i rifugiati palestinesi di prima generazione, sarebbero disposti a rinunciare a tutto. A quello che hanno costruito in questi 60 anni, lontano dal loro villaggio natale, sulla costa vicino a Haifa, e a quello che avevano quando sono fuggiti dalla guerra del 1948. Il loro sguardo è sereno, quando dicono che per rivedere il loro mare, la collina, la vecchia casa, sarebbero disposti a rinunciare a tutto. Se i rifugiati non potranno tornare a Tirat, sarà la terra ad andare da loro. Se non potranno essere seppelliti a Tira, la terra di Tira sarà comunque sotto la loro testa, nell’ultimo riposo. Lo dicono accanto a figli, nipoti, pronipoti, che invece sul rapporto con la terra hanno ormai un rapporto diverso. Distante, quasi. E’ la differenza della memoria. La regista ha dedicato questo lavoro al padre che nel 1948 fu costretto, assieme a tutti i palestinesi, ad abbandonare Tiret Haifa, la città da cui lei stessa proviene.