InfoPal. Di Lorenzo Poli. La posizione intellettuale di Zerocalcare.
Dopo la lunga attesa, è arrivata anche la posizione pubblica su ciò che sta accadendo in Palestina del fumettista e vignettista romano Michele Rech, in arte Zerocalcare.
Da sempre Zerocalcare è a fianco della causa del popolo palestinese e, negli anni del suo attivismo, ha sempre sostenuto che in Palestina non può esserci pace senza la fine dell’occupazione coloniale da parte di Israele.
Dichiarando che, sul tema specifico, al momento preferisca “ascoltare che parlare“, dal momento che da anni non partecipa attivamente a percorsi collettivi sulla situazione in Palestina, Zerocalcare nelle stories del suo profilo Instagram ha finalmente preso parola sul conflitto che si sta consumando negli ultimi giorni e lo ha fatto con cognizione di causa, di chi da anni segue in prima persona la questione palestinese:
“Israele non può pensare di vivere in sicurezza mentre tiene segregato un intero popolo nel cortile di casa. Non ci potrà mai essere pace finché durerà l’occupazione e questo sistema di apartheid. Porre fine a tutto questo è un tema su cui, paradossalmente, ci si inizia a interrogare anche nel dibattito israeliano, mentre in Italia questa posizione viene indicata con disonestà intellettuale come “vicinanza ad Hamas”. Lo slogan “No justice No peace” per me è vero sempre, anche in questo dramma dove non ha nessun sapore di compiacimento o di riscossa: è un dato di fatto, una legge naturale come la termodinamica; e chi pensa il contrario è prima di tutto un illuso, a tutte le latitudini del mondo”.
Zerocalcare rimarca come “i crimini di guerra e le stragi di civili che ora avvengono a Gaza (che calpestano ogni diritto internazionale senza suscitare la stessa indignazione globale) non potranno che nutrire ulteriormente l’odio di chi rimane“, e chiama in causa le responsabilità dell’Occidente e della comunità internazionale.
“Tutte le risoluzioni Onu che impegnavano Israele venivano sistematicamente ignorate nel silenzio della comunità internazionale che magari avrebbe potuto prevenire il precipitare degli eventi”.
Zerocalcare prende le distanze anche dagli influencer che esprimono il proprio pensiero su una questione dopo aver letto qualcosa sul web, affermando che si dovrebbe parlare sui social solo delle cose che si conoscono e che si seguono personalmente, “dove per seguire non intendo “leggo e mi informo” , ma “partecipo a un percorso politico con continuità, mi confronto con altri/e con cui condivido un’analisi e ho un mandato collettivo per prendere parola” – ha dichiarato. Questo, afferma il fumettista, per fare argine alla “mitomania individuale del vip” che la mattina si alza e dice la sua senza sapere niente della questione.
Zerocalcare non parteciperà al Lucca Comics.
Il fumettista, che non perde un’edizione della grande fiera dedicata ai fumetti e ai games, lo ha annunciato questa mattina sul suo profilo social. Il motivo, ha spiegato, è il patrocinio alla manifestazione dell’ambasciata israeliana in Italia. La polemica va avanti da giorni e non si placa.
“Purtroppo il patrocinio dell’ambasciata israeliana per me rappresenta un problema – ha scritto Zerocalcare – in questo momento in cui a Gaza sono incastrate due milioni di persone… Venire a festeggiare lì dentro rappresenta un cortocircuito che non riesco a gestire. Mi dispiace nei confronti della casa editrice, dei lettori e lettrici e anche per me stesso”.
“Sono stato a Gaza diversi anni fa – continua il fumettista nel suo post – conosco persone che ancora vi vivono. Quando mi chiedono com’è possibile che una manifestazione culturale di questa importanza non si interroghi sull’opportunità di collaborare con la rappresentanza di un
governo che sta perpetrando crimini di guerra in spregio del diritto internazionale, io non riesco a fornire una spiegazione”.
“Non è una gara di radicalità – aggiunge – e da parte mia non c’è nessuna lezione o giudizio morale verso chi andrà a Lucca, soprattutto non è una contestazione alla presenza dei due autori del poster Asaf e Tomer Hanuka, che spero riusciranno ad esserci e che si sentiranno a casa, perché non ho mai pensato che i popoli e gli individui coincidessero con i loro governi. Spero che un giorno ci possano essere anche fumettisti palestinesi che al momento non possono lasciare il loro paese”.
“Lo so che quel manifesto è solo un simbolo – ha anche scritto Zerocalcare -, ma quel simbolo per persone a me care rappresenta in questo momento la paura di non vedere il sole sorgere domattina”.