Haaretz: respinta da ‘Abbas una generosa offerta di Olmert.

Gerusalemme – Infopal. Secondo il giornale israeliano Haaretz, nel verbale di un incontro tra l'ex primo ministro Ehud Olmert e il presidente palestinese Mahmud ‘Abbas, avvenuto lo scorso 13 settembre, apparirebbe che Abu Mazen [‘Abbas, ndr] ha respinto la “proposta di acquistare la sovranità di una superficie pari a quella della Cisgiordania”, nel quadro di una soluzione definitiva della questione palestinese.

Olmert avrebbe ricevuto Abu Mazen nella propria abitazione di Gerusalemme, quando era ancora capo del governo israeliano di transizione, e avrebbe offerto a ‘Abbas una proposta dettagliata, che riguardava l'istituzione di uno stato palestinese sul 93,5 per cento della Cisgiordania. ‘Abbas, tuttavia, rifiutò tale proposta.

Secondo Haaretz, Olmert aveva anche preparato una carta di grandi dimensioni, raffigurante il futuro stato palestinese, con la quale suggeriva ad Abu Mazen di stabilire il territorio dello stato sul 93,5 per cento della Cisgiordania, in aggiunta al 5,8 per cento del territorio israeliano come area “sostitutiva”, mentre il resto sarebbe stato considerato zona di “passaggio sicuro” dalla Cisgiordania alla Striscia di Gaza, “a condizione che le principali grandi colonie restassero sotto il controllo israeliano”.

Per quanto riguarda Gerusalemme, secondo la proposta di Olmert si sarebbe divisa la sovranità tra i quartieri ebraici e arabi, mantenendo il “bacino sacro” (la zona della moschea di al-Aqsa) nella Città Vecchia privo di sovranità, a condizione che rimanesse sotto la supervisione di una commissione internazionale con la partecipazione di Israele, Palestina, Stati Uniti, Giordania e Arabia Saudita.

Per quanto riguarda invece la questione dei rifugiati, il giornale ha sottolineato che Olmert non riconosceva il diritto al ritorno, ma “accettava il rientro nell'arco di cinque anni di un piccolo numero di rifugiati, sufficiente a ripopolare il quartiere Muqata’ di Ramallah”, ovvero circa due o tre mila palestinesi.

In base a quanto riportato dal quotidiano israeliano, ‘Abbas avrebbe chiesto ad Olmert di consegnargli la mappa, ma quest'ultimo avrebbe chiesto prima la firma, e il presidente palestinese avrebbe rifiutato per non “dare ai palestinesi un documento che avviasse altri negoziati con Israele, oppure una base per chiedere ulteriori concessioni” all’Anp.

‘Abbas avrebbe in realtà risposto a Olmert di essere intenzionato ad esaminare i dettagli della carta con l’aiuto di un esperto, e avrebbe chiesto un secondo incontro alla presenza del capo dei negoziatori palestinesi, Saeb Erekat: richiesta che Olmert avrebbe accettato. Tuttavia, sostiene Haaretz, una seconda riunione non c’è mai stata, e ‘Abbas avrebbe persino tagliato i contatti con il primo ministro israeliano, ammettendo di aver scorto nella proposta di quest’ultimo “grandi lacune”.

“La notizia dell’incontro di Olmert con ‘Abbas – riporta Haaretz – potrebbe scatenare reazioni politiche inaspettate”, poiché è prevedibile che la destra israeliana “sosterrà che i palestinesi hanno respinto una proposta molto generosa” e riterrà quanto è accaduto “una nuova dimostrazione che non esiste un partner per la pace”. Al contrario, la sinistra israeliana sosterrà che Olmert “non ha offerto abbastanza”, secondo l’organo di stampa.

Haaretz trae quindi la conclusione che non si è avuto alcun cambiamento sulle posizioni delle parti dal fallimento di Camp David e Taba: “Nove anni di guerra e di stallo politico e migliaia di morti non hanno addolcito queste posizioni (…) I palestinesi non si sono sottomessi, e Israele non si è incrinata”. Precisa inoltre che, nonostante la possibilità di raggiungere un accordo sui confini, Israele sostanzialmente “non vuole che i palestinesi tornino nei loro territori”, mentre i palestinesi vogliono il possesso esclusivo del Monte del Tempio (la moschea di al-Aqsa): nessuna parte è quindi “disposta a rinunciare ai propri simboli nazionali”.

L’incontro Olmert – ‘Abbas dimostrerebbe anche che, se le due parti vengono lasciate sole, non sono in grado di raggiungere una soluzione, ma hanno bisogno di un mediatore esterno e fisso, “preferibilmente un americano, e questo dovrebbe essere compito del presidente Barack Obama e del suo inviato Mitchell”.

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