30 prigionieri palestinesi sono gravemente malati

PIC.‘Isa Qaraqa’, presidente del Comitato prigionieri ed ex detenuti di Ramallah, ha reso noto che trenta prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri dell’occupazione versano in difficili condizioni di salute causate da gravi malattie e da mancata somministrazione di cure voluta dalle autorità israeliane. ؛Prendendo la parola durante un sit-in di solidarietà ad un prigioniero malato originario di Qalqiliya, ha dichiarato che “la politica di negligenza medica è diventata politica di morte lenta ed assassinio ai danni dei prigionieri malati, risultato della mancata somministrazione di cure necessarie e di esami periodici per i detenuti, cosa che comporta l”aggravarsi delle loro malattie ad uno stadio decisamente pericoloso”

In una dichiarazione riportata dal dipartimento informazioni del Comitato e pubblicata sabato scorso in un comunicato, Qaraqa’ ha fatto appello ad una mobilitazione internazionale e giudiziaria per porre fine ai crimini medici commessi nelle carceri ormai trasformate – a detta sua – in luogo di morte.

Il Comitato, che si occupa di questioni riguardanti i prigionieri, ha reso noto che quattro prigionieri amministrativi continuano a portare avanti lo sciopero della fame contro la loro forma di detenzione, rinchiusi in celle d’isolamento da quando ne hanno annunciato l’inizio. Si tratta di: Anis Shadid e Ahmad Abu Fara, di Hebron, chiusi in una cella d’isolamento del carcere di Majin a Ramla ed in sciopero dal 25 settembre scorso. Lo stesso per gli altri due, Hasan Rubaya’a e Majd Abu Shamla di Jenin, in un cella nel deserto del Negev ed in sciopero dal 7 di Ottobre.

Il comitato ha dichiarato che il trattamento che i carcerieri riservano ai prigionieri malati è pessimo e che questi vivono totalmente isolati dal mondo dopo che ogni mezzo di comunicazione gli è stato sequestrato. Le loro condizioni di salute sono critiche. Fatica, stanchezza ed incapacità a reggersi in piedi a cui si aggiungono forti dolori in tutte le parti del corpo, mentre i prigionieri si rifiutano di sottoporsi a esami medici e di assumere integratori o liquidi a eccezione dell’acqua.

Il presidente del comitato ha addossato la responsabilità  della vita e la salute dei prigionieri malati all’amministrazione penitenziaria e ai suoi reparti di sicurezza, affermando che il perdurare dell’isolamento al fine di costringerli a rompere lo sciopero aggrava in realtà le loro condizioni di salute. E ricordato che diversi prigionieri sono morti nelle carceri dell’occupazione dopo che le autorità si erano opposte ad un loro rilascio sebbene il pericoloso deterioramento delle loro condizioni. Atri invece sono morti, non appena rilasciati, a causa di malattie di cui già soffrivano in carcere. I prigionieri vengono scarcerati solo quando le loro condizioni di salute giungono ad un livello di pericolo tale da non poter procedere con una terapia.

Traduzione di Michele Di Carlo