Colono estremista israeliano accusato di crimini lievi dopo aver aperto il fuoco contro un veicolo palestinese

394768CBetlemme-Ma’an. Un colono israeliano di estrema destra, che aveva inseguito ed aperto il fuoco contro un taxi palestinese il mese scorso, è stato arrestato con lievi capi di imputazione, senza che vi sia stata nessuna accusa di “motivi nazionalistici” dopo l’accaduto.

Secondo una dichiarazione del portavoce della polizia israeliana Luba al-Samri, il diciottenne Moshe Yanon Orin della colonia illegale di Givat Aroussi è stato arrestato il 28 agosto scorso.

La polizia israeliana e il servizio di sicurezza generale Shin Bet hanno arrestato “l’attivista di estrema destra” poiché sospettato di aver “messo in pericolo una vita umana”, ha dichiarato al-Samri.

Orin è accusato di aver sparato con una pistola ad aria contro un taxi palestinese il 24 agosto, danneggiando il vetro posteriore. Non vi sono stati feriti.

La relazione aggiunge che i poliziotti che hanno effettuato la perquisizione nell’abitazione del sospettato hanno trovato una pistola ad aria che è stata probabilmente utilizzata nell’episodio, munizioni, parecchie taniche di propano, un porta proiettili 5.56 vuoto, una fionda ed una scatola di metallo con chiodi di gomma perforanti.

Il sospettato, secondo le testimonianze, durante l’interrogatorio ha ammesso di essersi recato verso l’incrocio della Route 60, vicino alla colonia illegale di Yitzhar, a sud di Nablus, e di aver sparato con una pistola ad aria compressa contro un taxi palestinese, fuggendo subito dopo.

Il sospettato è stato incriminato domenica con l’accusa di aver “messo in pericolo la vita di una persona” e la sua custodia cautelare è stata prorogata fino a quando non verrà presa un’ulteriore decisione.

Il sito israeliano di news Ynet ha riferito che l’accusa spiega che Orin stava guidando un veicolo agricolo mentre un taxi palestinese stava viaggiando in direzione opposta. Ad un certo punto, il taxi ha deviato dal suo percorso, obbligando probabilmente Orin a spostarsi verso il bordo della strada. L’imputazione afferma che Orin ha quindi fatto una inversione a U, ha inseguito il taxi – nel quale stavano viaggiando cinque Palestinesi – ed ha estratto la sua pistola ad aria sparando e danneggiando il vetro posteriore.

“I procuratori sono arrivati alla conclusione che il motivo dell’accaduto potrebbe non essere direttamente correlato al sentimento nazionalistico, e quindi Oren è stato accusato solamente per aver sparato contro un veicolo”, ha riferito Ynet.

Ynet ha riportato le parole dell’avvocato di Orin: “Si tratta di un giovane ragazzo in attesa del suo arruolamento (nell’esercito israeliano), che si sentiva in pericolo a causa della guida selvaggia dei querelanti e ha utilizzato una pistola ad aria, che è un giocattolo. Non si tratta di un’azione di price tag”.

Nella zona di Nablus vi sono molte colonie con la reputazione di essere la sede di estremisti che compiono regolarmente aggressioni contro i Palestinesi e le loro proprietà, conosciute come “azioni price tag”.

L’avvocato ha aggiunto che “è inconcepibile che il luogo di residenza del mio cliente possa portare alla decisione di compiere un’indagine sul caso da parte del Shin Bet, e di impedirgli di poter vedere un avvocato, mentre si minano gravemente e continuamente i suoi diritti basilari”.

La lieve accusa è arrivata dopo che molti attivisti palestinesi e organizzazioni per i diritti hanno accusato Israele di promuovere una “cultura dell’impunità” per i coloni israeliani ed i militari che commettono azioni violente contro i Palestinesi.

Allo stesso tempo, le recenti sparatorie avvenute mentre si è alla guida e compiute da Palestinesi su obiettivi israeliani hanno visto i sospettati uccisi extragiudizialmente, le loro abitazioni demolite, e le loro città di provenienza completamente bloccate dai militari israeliani, ed i residenti senza nessuna colpa hanno visto revocati i loro permessi per lavoro.

Secondo la ONG israeliana Yesh Din, oltre l’85% delle indagini sulle violenze commesse dai coloni israeliani contro i Palestinesi vengono concluse senza imputazioni e soltanto l’1,9 % delle denunce presentate dai Palestinesi contro le aggressioni dei coloni israeliani comportano una condanna.

A maggio il portavoce di Yesh Din, Gilad Grossman, aveva dichiarato a Ma’an – dopo la liberazione di un estremista ebreo arrestato dopo un attacco incendiario che aveva ucciso tre componenti della famiglia palestinese Dawabsha in Cisgiordania, la scorsa estate – che la mancanza di un adeguato servizio di polizia delle forze israeliane in Cisgiordania è dovuta in massima parte alla scarsa capacità e volontà di affrontare i crimini ideologicamente motivati contro i Palestinesi.

Le aggressioni dei coloni sono spesso compiute sotto scorta armata dei militari israeliani che raramente si impegnano a proteggere i Palestinesi da questi attacchi.

Oltre 500.000 israeliani vivono in insediamenti per soli ebrei in tutta Gerusalemme Est occupata ed in Cisgiordania in violazione del diritto internazionale, in aggiunta alle recenti dichiarazioni di espansione delle colonie che hanno provocato condanne da parte della comunità internazionale.

Secondo l’ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), nel 2015 sono state segnalate un totale di 221 aggressioni da parte di coloni contro Palestinesi e le loro proprietà in Cisgiordania e a Gerusalemme Est occupata.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi