MEMO. Secondo quanto riportato dal Centro studi sui prigionieri palestinesi (PPC), 500 palestinesi, tra cui donne e bambini, sono stati arrestati dal governo israeliano a causa di alcuni post pubblicati sui social media.
Il portavoce PPC, Riyadh Al-Ashqar, ha rimarcato il fatto che Israele ha iniziato ad arrestare i palestinesi a causa dei contenuti postati sui social media dopo l’inizio dell’Intifada di Gerusalemme, sostenendo che gli articoli incriminati incitavano il terrore contro Israele.
Israele sta usando la sua “Cyber Unit” di recente formazione per monitorare i post sui social media palestinesi.
Questa unità classifica come “incitamento al terrore” qualsiasi glorificazione dei martiri palestinesi, rivelazione dei crimini israeliani, sostegno alla resistenza o utilizzo di frasi contenenti le parole “martire” e “intifada”.
Negli ultimi anni i tribunali di occupazione israeliani hanno emesso centinaia di sentenze contro i palestinesi per incitamento all’odio sui social media. Le condanne variano tra alcuni mesi e parecchi anni in prigione, arresti domiciliari o divieti dall’uso di piattaforme di social media e telefoni cellulari.
Traduzione per InfoPal di Lorenzo D’Orazio