Per il piccolo Yehya comincia una nuova vita: è il suo primo giorno di scuola

A cura dei Giovani Palestinesi d’Italia. A partire dal 6 settembre, per Yehya Hammad, comincia una nuova vita, è il suo primo giorno di scuola. Da questo giorno, comincerà a studiare per usare la cultura e il suo sapere contro le armi e la violenza dell’esercito israeliano, nella speranza di realizzare il suo sogno, che probabilmente sarà quello di diventare medico, architetto o avvocato. Ogni mamma sogna di vedere suo figlio entrare a scuola e ogni bambino, il primo giorno di scuola, desidera essere accompagnato da sua madre; ma questo non è stato il caso di Yehya.
Sua madre, Mahdiya Hammad, è stata assassinata sei anni fa con nove proiettili dai soldati delle forze di occupazione israeliane, nella città di Silwad (Ramallah). In un post su Twitter la sorella di Yehya scrive: “Vorremmo che tu fossi qui con noi mamma, per vedere come il tuo sogno si è realizzato oggi”.
Nonostante le sofferenze che ha dovuto passare, Yehya porta sul suo bellissimo viso uno splendido sorriso, ma nei suoi occhi si vede che nasconde un grande dolore, una ferita che si porterà per tutta la vita. Perché certe cose, come la perdita di una mamma, non si possono dimenticare, sebbene molti dicano che il tempo è capace di curare ogni ferita. Questo bambino, come tutti i bambini in Palestina, è costretto a soffrire senza aver commesso nessun crimine, ma solo perché è palestinese. La storia di Yehya, come quella di centinaia di migliaia di altri bambini, sono la testimonianza di una verità che chiunque abbia ancora un minimo di coscienza, onestà e senso di giustizia, non può negare. I bambini palestinesi hanno conosciuto solo la guerra, il terrore, ľingiustiza, la distruzione e hanno visto morire davanti ai loro occhi genitori, fratelli, parenti o amici. Sono bambini che non riescono a dormire, fanno incubi, sobbalzano impauriti ad ogni rumore che viene dall’alto, perché hanno imparato che quei rumori anticipano spesso le bombe. Questa è la normalità, la quotidianità dei bambini palestinesi. Ma questa normalità, impregnata di dolore ed ingiustizia, non fa notizia, e questa è una responsabilità di tutto il mondo. In tutti i paesi si parla di diritti, ma poche volte si parla dei diritti che Israele nega ai bambini palestinesi; evidentemente, i palestinesi fanno eccezione, perché fa eccezione Israele.
Noi vorremmo vedere i bambini palestinesi correre per i giardini e urlare dalla gioia, non più dalla paura.
Il nostro desiderio è quello che i bambini palestinesi un giorno possano vivere COME TUTTI GLI ALTRI BAMBINI!
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