Ecco la spiegazione sul Colpo di Stato di Netanyahu contro il potere Giudiziario

Tel Aviv – MEMO. Di Jehan Alfarra. Una serie di massicce manifestazioni ha preso d’assalto Israele. Decine di migliaia di israeliani scendono in strada da settimane per protestare contro un piano di riforma giudiziaria proposto dal governo del primo ministro Benjamin Netanyahu, che è tornato al potere per il sesto mandato dopo la sua vittoria alle elezioni di novembre 2022. Le riforme sono state descritte come una “bomba a orologeria costituzionale” e “una macchia nella storia di Israele”.

I manifestanti sono preoccupati che i cambiamenti giudiziari erodano le norme democratiche e concedano troppo potere al governo israeliano attuale, che è la coalizione più di estrema destra e religiosa di Israele fino ad oggi, consentendogli di sovvertire le leggi esistenti. Sostengono anche che questa riforma giudiziaria riguarda solo Netanyahu, che sta facendo tutto il possibile per evitare la condanna nei suoi processi per corruzione in corso e potrebbe usare il suo governo per annullare le decisioni della Corte Suprema che vanno contro di lui.

Allora, cosa prevede questa riforma giudiziaria, che ha attirato l’ira degli israeliani di tutti gli schieramenti politici, inclusi quelli di aziende del settore tecnologico, studi legali e compagnie del settore privato?

Le riforme proposte permetterebbero di:

  • consentire alla Knesset, il parlamento israeliano di 120 seggi, di annullare le decisioni della Corte Suprema con una semplice maggioranza di 61 voti.
  • Dare il controllo sulla selezione dei giudici della Corte Suprema alla coalizione di governo, il che significa che il governo sarebbe la voce decisiva nella nomina dei giudici.
  • Abbassare l’età pensionabile dei giudici della Corte Suprema da 70 a 67 anni: ciò significa che quattro dei 15 giudici in servizio sarebbero costretti a dimettersi, consentendo al governo di Netanyahu di riempire tali posizioni con le proprie scelte.
  • Impedire alla Corte Suprema di condurre revisioni giudiziarie delle leggi e giudicare le decisioni del governo sulla base della ragionevolezza, il che significa che la Corte perderebbe la sua capacità di annullare le leggi o le nomine che i giudici considerano “irragionevoli”.
  • Consentire ai ministri del governo e non alla magistratura di nominare i consulenti legali e limitare la loro autorità, il che significa che i consulenti legali non sarebbero più indipendenti o obiettivi ma sarebbero invece vincolati ai ministri che li hanno nominati e il loro consiglio legale sarebbe una raccomandazione, anziché giuridicamente vincolante.

Se attuate, queste riforme rappresenterebbero i cambiamenti più radicali mai apportati al sistema di governo in Israele.

Gli oppositori delle riforme sostengono che esse permetterebbero al governo di estrema destra di Netanyahu – che l’ex-ministro della difesa Moshe Ya’alon ha definito una “dittatura di criminali” – di acquisire il potere assoluto, concedendo maggiore autorità all’esecutivo rispetto al giudiziario.

I cambiamenti potrebbero anche avere un grave impatto sull’annessione israeliana dei Territori palestinesi occupati in Cisgiordania – qualcosa che i ministri del governo in carica hanno dichiarato di volere. Dopotutto, è stata la Corte Suprema israeliana a fermare, infine, la rimozione dei residenti palestinesi del quartiere di Sheikh Jarrah nella Gerusalemme Est occupata, nel 2022.

Netanyahu, che è visto come la forza trainante dietro le riforme, sostiene che esse siano necessarie per contrastare “l’eccessivo potere giudiziario” e per “ripristinare l’equilibrio tra i poteri dello stato”, accusando la Corte Suprema di aver oltrepassato i limiti del proprio potere.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.