Salfeet Khaled Maali
Vedere il detenuto e capo di Al-Qassam, Zaher Jabareen, e suo fondatore in Cisgiordania, abbracciare il detenuto e capo delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, Marwan Al-Barguthi, è unimmagine che riempie di orgoglio. Si avverte il senso di fratellanza, di amore e del lavoro congiunto per liberare la nazione e ricostruirla su una basa sana, in cui le armi sono dirette solo contro loccupante. Questa immagine ridà la speranza che gli scontri non sono altro che incidenti passeggeri e come tali saranno superati con lamore, la fratellanza e la fedeltà al sangue dei caduti di Hamas e Fatah.
Il richiamo dei due capi
Il capo, detenuto, fondatore delle Brigate di Izzeddin Al-Qassam in Cisgiordania, Zaher Jabareen, dalla sua prigione ha gridato contro lo spargimento del sangue palestinese, e ha invitato tutti a unirsi davanti alloccupazione e a far prevalere la fratellanza, la fede e lamore sulle armi.
Anche il detenuto, dirigente di Al-Fatah, capo delle Brigate di Al-Aqsa, Marwan Al-Barguthi, ha lancito il suo grido da dentro la prigionia. In un comunicato diramato il 10 gennaio di questanno, ha scritto: Siamo pieni di tristezza e di amarezza per quanto accade nelle piazze palestinesi e sentiamo che queste pallottole vili indirizzate contro i nostri stessi petti come una pugnalata, sono contro i caduti soprattutto, il defunto presidente e martire Yasser Arafat, Shaikh Ahmad Yassin, e tutti i morti, i prigionieri, i feriti, i resistentie. Mi rivolgo ai fratelli resistenti appartenenti alle diverse fazioni perché non si facciano coinvolgere in questa lotta sporca e tengano i loro fucili come guardie della patria e del popolo, per difenderli contro loccupazione.