A Gaza la gente dovrebbe venire per prima.

  

A Gaza la gente dovrebbe venire per prima

Joharah Baker, MIFTAH, 26 Settembre 2007

In una mossa che può essere vista solo come la logica conseguenza della decisione presa la settimana scorsa da Israele di dichiarare la Striscia di Gaza territorio ostile, la Banca Hapoalim, uno dei più grossi istituti bancari di Israele, ha annunciato il taglio di qualsiasi rapporto d’affari con Gaza. La mossa avrà l’effetto di privare la Striscia di un flusso costante di contante. La Discount Bank di Israele ha anch’essa annunciato che stava considerndo di fare la stessa cosa, ma finora non ha ancora preso una decisione.

Si tratta di un passo che non può sorprendere, considerata la posizione di Israele verso la conquista da parte di Hamas e la sua machiavellica determinazione di sotterrare il movimento. La scorsa settimana, il consiglio di gabinetto israeliano per la sicurezza ha dichiarato all’unanimità la Striscia di Gaza "Territorio ostile", ricevendo il pieno appoggio degli Stati Uniti.

La decisione schiude un ampio armamentario di possibiità per schiacciare la presenza di Hamas nella Striscia di Gaza. Tuttavia, anche con questo sentore di discriminazione e punizione collettiva, Israele continua a sostenere che la decisione ha solo lo scopo di mettere un freno al continuo attacco di razzi sul territorio d’Israele.

Questa era la logica dietro la decisione della Banca Hapoalim di bloccare le transazioni con la Striscia di Gaza, oltre alla preoccupazione delle autorità israeliane che la fornitura di shekel alla Striscia finise nelle mani degli attivisti di Hamas. Funzionari israeliani affermano che 400 milioni di valuta israeliana sono stati trasferiti alla Striscia nel solo mese di Agosto, mentre l’autorità monetaria palestinese sostiene che si è trattato solo della metà di questa somma.

Se altre banche israeliane seguiranno l’esempio, le banche della Striscia di Gaza saranno costrette a chiudere. La decisione della Banca Hapoalim, che richiederà diverse settimane per essere implementata, avrà gravi conseguenze sull’economia palestinese e sulla vite della gente.

Dichiarare la Striscia di Gaza territorio ostile porterà anche a tagli nelle forniture di energia elettrica nella Striscia da parte di Israele, oltre alla riduzione del carburanbte disponibile.

Non occorre una grande intelligenza per immaginare cosa sta accadendo. Da quando Hamas vinse le elezioni nel Gennaio del 2006, formando un governo tre mesi più tardi, Israele e gli Stati Uniti sono stati ossessionati dall’idea di rovesciare il gruppo islamico. Israele ha a lungo considerato Hamas un gruppo terrorista e gli USA si sono sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda. Questa etichetta comporta gravi conseguenze. Anche se Hamas ha assunto legittimamente il potere in giuste elezioni, Israele e gli Stati Uniti hanno immediatamente dichiarato il boicottaggio del movimento, fermando ogni aiuto finanziario trasferito direttamente nelle disponibilità dell’Autorità Palestinese.

Seguirono altre sanzioni, tra cui il blocco dell’aiuto finanziario da altri grandi donatori, come l’Unione Europea. Hamas fu ostracizzata dalla comunità internazionale e Israele si prese l’ulteriore libertà di invadere la Striscia e assassinare coloro che identificava come "militanti e terroristi".

Si può quindi immaginare lo sconcerto di Israele quando Hamas scacciò Fatah nello scorso Giugno nella battaglia di Gaza, assumento il pieno controllo amministrativo e pratico. L’intenzione di Israele e degli USA di cancellare Hamas dalla scena politica non pote’ che diventare più fiera, con sanzioni economiche addizionali imposte e operazioni militari che finora hanno segnato la morte di molte persone.

Essendo Hamas, a torto o a ragione, ancora al suo posto, Israele gioca le sue ultime carte. Capisce che niente deciderà la ribellione di un popolo contro i suoi leader più velocemente ed effcacemente che la privazione economica. Quando la gente di Gaza non avrà più reddito e lavoro, e i loro bambini saranno disperatamente affamati, e bisognosi di indumenti e libri scolastici, chiederanno soddisfazione ai loro leader. Allora Israele, gli USA e gran parte del mondo punteranno il dito contro Hamas, biasimandola per la sua intransigenza nella situazione corrente, e la gente perderà inevitabilmente fiducia in quanti avevano promesso di migliorare le loro condizioni, e non di sprofondarli ancor più nella miseria.

Ma ad Israele nondovrebbe essere permesso di farla franca con questa strategia di punizione collettiva. Anche se continuano ad insistere che l’aiuto umanitario non verrà ostacolato nella Strisca, le statistiche non mentono. Oltre il 60% della gente di Gaza vive sotto la soglia di povertà, e dipende dalle forniture di cibo per sopravvivere. La completa chiusura della Striscia a seguito della conquista di Hamas ha già avuto devastanti effetti sull’economia di Gaza, a partire dall’impennata nel tasso di disoccupazione.

Ora, con le banche israeliae che tagliano i rapporti con Gaza, interrompendo il flusso di contante all’interno della Striscia, la situazione a Gaza può andare solo in una direzione: verso il basso. Ma quelli che pagheranno il prezzo più alto saranno i cittadini di Gaza, la cui principale preoccupazione è trovare cibo per le proprie famiglie, e riscaldamento per le loro case.

La politica è sempre stata un gioco sporco tra fazioni ancora più sporche. Questo si applica a ogni epoca e a ogni paese. Ma che giustificazione può esserci per ridurre alla fame un popolo solo perché i suoi leader non si conformano agli standard di democrazia decisi dai loro oppressori?

Non ha importanza che Hamas sia in una posizione legittima o meno nella Gaza di oggi. La politica palestinese è piena di scappatorie legali e manipolazioni; è difficile dire chi sia il leader legittimo e chi no. Ciò che conta è che non si sia fatto abbastanza per evitare alla gente sofferenze non necessarie.

E’ ora che la comunità internazionale faccia un passo avanti. I rozzi, artigianali, e imprecisissimi razzi Qassam non sono la vera questione, qui. La vera questione è il tentativo di imporre una volontà politica contro tutti i principi che Israele e gli USA affermano di sostenere, quando si tratta di altri posti. Sarebbe ingenuo dire che i doppi standard non esistono nella politica mondiale di oggi, ma è ragionevole dire che le manovre decise dietro le quinte non dovrebbero avere lo scopo di far pagare il prezzo alla gente, ma di creare e mettere in pratica nuove dinamiche per un conflitto già troppo difficile.

Per una volta tutte le parti di questo conflitto devono cambiare in qualche misura le loro priorità. Israele, gli USA, la comunità internazionale e la leadership palestinese di Gaza e della West B
ank devono compiere un passo nuovo e senza precedenti: mettere le persone al primo posto.

Joharah Baker è una scrittrice di Media and Information Programme at the Palestinian Initiative for the Promotion of Global Dialogue and Democracy (MIFTAH). Può essere contattata a mip@miftah.org. 

Da: http://www.miftah.org/Display.cfm?DocId=14913&CategoryId=3

Tradotto dall’inglese da Gianluca Bifolchi, un membro di  Tlaxcala  (www.tlaxcala.es), la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft per ogni uso non-commerciale : è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l’integrità e di menzionarne l’autore e la fonte.

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