A migliaia in piazza per Khader Adnan

A migliaia in piazza per Khader Adnan

Gaza – Ma’an, Reuters. Diverse migliaia di palestinesi hanno marciato ieri a Gaza e in Cisgiordania a sostegno del prigioniero Khader Adnan, al 62° giorno di sciopero della fame contro la sua detenzione in Israele.

“Siamo tutti Khader Adnan”, ha cantato la folla radunata nella Striscia di Gaza, con attivisti dei principali partiti politici, insieme in una rara manifestazione di unità palestinese.

Il corteo ha avuto inizio dalla moschea ‘Omari, con la partecipazione di Isma’il Haniyah e dei leader delle fazioni. Essi si sono mossi verso il quartier generale della Croce Rossa, sventolando bandiere delle fazioni e quella egiziana, e inneggiando contro le politiche adottate da Israele ai danni dei detenuti palestinesi.

Haniyah, che ha definito Adnan “un simbolo e un eroe”, e ha annunciato di essere in comunicazione con l’Egitto, per porre fine alle sofferenze di Khader Adnan.

Durante la manifestazione ha aggiunto di essere convinto che la battaglia del prigioniero avrà il successo, e che il popolo palestinese non abbandonerà mai gli eroici prigionieri che stanno lottando dentro le loro celle.

Haniyah ha mandato un messaggio a Adnan assicurandogli che lo stanno sostenendo.

Adnan, 33 anni ed ex portavoce del partito del Jihad islamico, si rifiuta di mangiare fin dal suo arresto, avvenuto in Cisgiordania a metà dicembre. Attualmente è sottoposto alla cosiddetta “detenzione amministrativa”, il che significa che Israele può tenerlo in carcere per un periodo di tempo indefinito, senza processo o accuse ben definite.

Da parte sua, il Jihad islamico ha annunciato che intensificherà le violenze se le condizioni di salute del detenuto peggioreranno.

“Persisteremo nel nostro jihad e nella nostra resistenza. Navigheremo nel mare del sangue e del martirio fino ad approdare nella terra dell’orgoglio e della dignità”, ha proclamato Nafez Azzam, primo leader del partito, durante un sermone tenuto ieri nella vecchia moschea al-‘Omari di Gaza.

“Physicians for Human Rights”, che stanno monitorando le condizioni di Adnan, in un ospedale israeliano, ieri hanno affermato che egli si trova “in pericolo immediato di morte”, aggiungendo che soffre di “significativa atrofia muscolare”.

 L‘esercito israeliano ha dichiarato in un comunicato che Adnan è stato arrestato “per via di alcune attività che minacciavano la sicurezza della regione”, senza fornire ulteriori dettagli.

Adnan è proprietario di una panetteria e di un negozio ortofrutta nel villaggio di Arabeh, in Cisgiordania. E’ stato portavoce del Jihad islamico, di cui era leader locale.

Altre persone in sciopero della fame

Almeno 5mila persone sono scese in strada a Gaza, sventolando sia le bandiere nere del Jihad islamico, quelle verdi di Hamas e le gialle di Fatah, il movimento del presidente Mahmoud Abbas.

Testimoni hanno affermato che centinaia hanno anche manifestato nella città di Jenin, nel nord della Cisgiordania.

Secondo fonti ufficiali palestinesi, molti altri detenuti nelle carceri israeliane hanno avviato scioperi della fame a sostegno di Adnan: tra questi Hasan Salama, alto comandante di Hamas condannato a diversi ergastoli per aver organizzato delle missioni suicide contro israeliani.

Nel passato, i prigionieri hanno fatto scioperi della fame per cercare di ottenere migliori condizioni di vita o per denunciare l’occupazione israeliana nei territori palestinesi.

Tali proteste, normalmente si concludono in fretta, e nessuno è andato avanti così a lungo come Adnan, che è sposato, con due figli e un terzo in arrivo.

Azzam, del Jihad islamico, ha accusato gli stati arabi e le potenze occidentali d’ignorare le proteste del detenuto: “Che si vergognino le nazioni dalle centinaia di milioni [di musulmani] per Khader Adnan che continua ad essere rinchiuso in prigione!”, ha dichiarato durante il sermone del venerdì.

Hamas ha comunque sostenuto di aver fatto pressioni sulla Lega Araba e sull’Egitto per ottenere la liberazione dello scioperante.

Il Phr ha affermato che Adnan potrebbe morire anche interrompendo il digiuno, in quanto il suo organismo “è ormai abituato a non assimilare cibo”.