Abbas: “Nessun dialogo con Hamas prima delle elezioni. Nessuno riuscirà ad instaurare un emirato a Gaza”

Ramallah – InfoPal. Il discorso del presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, sulla riconciliazione nazionale e i problemi economici palestinesi ha scatenato reazioni indignate e proteste in tutta la Palestina occupata.

Riconciliazione nazionale fallita: colpa di Hamas. Sabato 8 settembre, durante una conferenza stampa a Ramallah, Abbas ha affermato che “riconciliazione inter-palestinese significa indire nuove elezioni” e che “non ci può essere dialogo” prima che il Comitato elettorale possa entrare a Gaza per preparare le elezioni.

“L’Anp ha siglato un accordo con Hamas, a Doha, a febbraio scorso, seguito dall’accordo del Cairo”, ha detto Abbas. “Ci siamo accordati su elezioni nazionali e presidenziali, e su quelle del Consiglio centrale palestinese”. E ha affermato che l’Anp sta aspettando che il Comitato elettorale sia in grado di entrare a Gaza e iniziare il suo lavoro, “ma da cinque anni, da quando Hamas ha preso il potere, nel 2007, non è stato registrato un solo elettore nonostante ci siano 300mila persone aventi diritto al voto, a Gaza”.
Abbas ha accusato Hamas di ostacolare il processo riconciliazione nazionale e di voler instaurare “un emirato indipendente a Gaza“: “Chiunque abbia intenzione di fondare un emirato indipendente a Gaza non riuscirà nel suo intento, in quanto il popolo palestinese non glielo permetterà”.
E ha aggiunto che “qualsiasi Paese o dirigente che incontri Ismail Haniyah di Hamas, a Gaza, in qualità di primo ministro del dissolto governo, o rappresentanti del popolo palestinese, sarà considerato tra coloro che impediscono l’unità nazionale”, perché “siamo noi i rappresentanti del popolo palestinese”. 
Vertice del Nam. Abbas ha anche affermato che il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad gli avrebbe comunicato di non aver rivolto alcun invito a Hamas per il vertice del Movimento dei Paesi non-allineati tenutosi a Tehran di recente.
Status di osservatore all’Onu. Il capo dell’Anp ha annunciato che si recherà all’Assemblea generale dell’Onu, il 27 settembre, allo scopo di consultare i partner sulla bozza di risoluzione contenente la richiesta di adesione dello stato palestinese come membro con lo status di osservatore presso l’Assemblea.
Crisi economica. In questo periodo, l’Anp sta affrontando una delle situazioni finanziarie più difficili dalla sua istituzione, dopo gli accordi di Oslo del 1993: gli Usa hanno sospeso gli aiuti finanziari e Israele ha congelato i trasferimenti delle tasse raccolte per l’Anp ai terminal di “confine” con la Cisgiordania. Da parte loro, gli Stati arabi donatori non hanno mantenuto gli impegni finanziari promessi.
Ondate di proteste si sono diffuse la settimana scorsa in tutta la Cisgiordania, chiedendo le dimissioni del governo di Ramallah.
Su questo tema, Abbas ha affermato di aver incaricato i ministri del suo governo di incontrare imprenditori privati e attori sociali, per studiare le possibili soluzioni all’attuale crisi economica. Allo stesso tempo egli ha sottolineato che “la soluzione radicale sarebbe la fine dell’occupazione, in quanto nelle condizioni attuali noi non siamo in grado di sfruttare il 60 per cento del nostro territorio”.
Abbas ha aggiunto che “dall’incontro ci aspettiamo delle nuove proposte, che offrano soluzioni alla crisi economica attuale. Ci atterremo alle decisioni prese” . Egli ha anche sottolineato che l’Autorità palestinese non sarà in grado di pagare per intero gli stipendi dello scorso agosto.
ll presidente dell’Anp ha dichiarato che “le proteste popolari recenti sono legittime, a patto che restino pacifiche: il cittadino che esprime la propria opinione ha tutto il nostro consenso. Per noi la parola spetta al popolo”, e ha invitato, allo stesso tempo, tutti i cittadini che protestano pacificamente e a “non commettere atti di sabotaggio”.