Abbas chiederà un livello più alto di adesione della Palestina alle Nazioni Unite

Betlemme – Ma’an. Giovedì 27 settembre, il presidente Mahmoud Abbas ha affermato che chiederà un livello più alto di adesione della Palestina alle Nazioni Unite nel suo discorso all’Assemblea Generale.
Ha aggiunto che “consultazioni intense” sono in corso con i membri dell’Onu per garantire un voto per lo status di “Paese osservatore” della Palestina, prima della fine della attuale sessione dell’assemblea, “per promuove le possibilità di pace”.

“Nella nostra richiesta noi non cerchiamo di delegittimare uno Stato esistente – Israele -, ma di sostenere quello che deve essere realizzato – la Palestina”, ha affermato il presidente dell’Anp.

“Nonostante la complessità delle realtà prevalente e tutte le frustrazioni – ha detto Abbas ai delegati -, noi affermiamo di fronte alla comunità internazionale che c’è ancora una possibilità – forse l’ultima – di salvare la soluzione dei due Stati e di salvare la pace”.

La risoluzione del Consiglio di Sicurezza 

Abbas ha sollecitato il Consiglio di  Sicurezza delle Nazioni Unite, presso il quale la richiesta dell’anno scorso di un pieno riconoscimento fallì, a adottare con urgenza una risoluzione che conduca alla pace.

La risoluzione deve porre “le basi e le fondamenta per la soluzione al conflitto israelo-palestinese che serva da riferimento vincolante e sia da guida a tutti se la visione dei due Stati – Israele e Palestina – deve sopravvivere”, ha spiegato.

Egli ha messo in guardia l’assemblea delle 193 nazioni sul fatto che Israele “ha promesso al popolo palestinese una nuova catastrofe” se continua con l’attuale politica di insediamenti nella Cisgiordania occupata.

“L’occupazione israeliana rimane il solo ostacolo alla realizzazione dello Stato di Palestina”, ha aggiunto.

“Milizie terroriste”

Il presidente Abbas ha accusato Israele di pulizia etnica a Gerusalemme e ha condannato la violenza delle “milizie terroriste dei coloni israeliani” che “sono diventate una realtà giornaliera con almeno 535 attacchi perpetrati dall’inizio dell’anno”.

“Noi stiamo affrontando ondate senza sosta di attacchi contro il nostro popolo, le nostre moschee, chiese e monasteri, le nostre case e scuole; essi rilasciano i loro veleni contro i nostri alberi, campi, colture e proprietà, e il nostro popolo è diventato un bersaglio fisso di atti di assassinio e abusi, con la totale collusione delle forze di occupazione e del governo israeliano”.

Egli ha affermato che la violenza dei coloni è “un prodotto” dell’occupazione, degli incitamenti razzisti e della politica del governo che “deliberatamente promuove gli insediamenti, i coloni e considera la loro soddisfazione come priorità assoluta”.

Prigionieri

Abbas ha rivolto un appello alla comunità internazionale affinché indaghi sulle condizioni dei prigionieri palestinesi in Israele, definendoli “soldati nella lotta per la libertà, indipendenza e pace del loro popolo”.

Ha detto che la politica israeliana nei Territori occupati mina la stabilità dell’Anp, e alla fine ne minaccia la stessa esistenza. E ha chiesto la fine del blocco di Gaza.

L’anno scorso, Abbas aveva dichiarato all’Assemblea generale dell’Onu di cercare la piena adesione della Palestina, ma il comitato del Consiglio di Sicurezza non ha mai preso una tale decisione.

Israele e gli Usa – che hanno potere di veto al Consiglio di Sicurezza – si opposero alla richiesta, dicendo che lo Stato palestinese sarebbe stato raggiunto soltanto attraverso negoziati con Israele.

Dirigenti palestinesi successivamente hanno annunciato l’intenzione di tentare un miglioramento minimo dello status, ma non hanno mai definito una data per la richiesta. Consulenti suggeriscono che preferibilmente sarà un mese dopo le elezioni presidenziali negli Usa.