Al-Issawi: collera e solidarietà nella Giornata dei prigionieri palestinesi

samer-issawiRamallah-Ma’an. Mercoledì 17 aprile, il detenuto in sciopero della fame da lungo tempo, Samer al-Issawi, ha invitato a contrassegnare la Giornata dei prigionieri palestinesi come di “collera e solidarietà”.

Dal suo letto d’ospedale, in una lettera consegnata tramite il suo avvocato, al-Issawi ha scritto: “Un saluto a tutti, senza eccezioni. Esorto la gente nobile della nostra nazione araba e islamica, e tutte le persone libere del mondo, a trasformare il 17 aprile in un giorno di rabbia e solidarietà con i prigionieri palestinesi”.

Ha aggiunto: “La voce di quegli eroi che hanno fatto e continuano a fare sacrifici per la libertà del loro popolo, della loro patria, e per difendere i luoghi santi, musulmani e cristiani, nella terra più Santa del mondo, deve essere ascoltata”.

Al-Issawi, in sciopero della fame da più di otto mesi, ha affermato che le forze israeliane continuano a violare le convenzioni internazionali e esercitare pressioni sui detenuti per umiliarli e frustrarli.

Ha aggiunto che le autorità israeliane cercano di convincere i detenuti che stanno combattendo la loro battaglia da soli, e che la loro gente li ha dimenticati.

“Le attività di solidarietà non devono limitarsi alla giornata del 17 aprile, le pressioni devono continuare tutti i giorni, fino alla liberazione di tutti i prigionieri palestinesi”, ha detto al-Issawi.

Il detenuto in sciopero della fame ha affermato che nessun negoziato con Israele dovrà avere luogo, fino a quando tutti i prigionieri politici palestinesi non saranno liberati.

“A prescindere dall’utilità dei colloqui, tutti i detenuti devono essere rilasciati prima di avviare qualsiasi tipo di negoziato con l’occupazione”, ha aggiunto.

Rivolgendosi ai suoi compagni di prigionia, al-Issawi ha lanciato un appello all’unità: “Tutti i detenuti condividono la stessa sofferenza, perciò essi devono mettere da parte tutte le controversie e smettere di dividersi nelle celle secondo le loro affiliazioni politiche”.

Al-Issawi è in sciopero della fame dal 1° di agosto scorso, per chiedere il suo rilascio e ritorno nel suo villaggio natale, al-Isawiya, a Gerusalemme Est.

Ad ottobre 2011, egli fu incluso nell’accordo di scambio di prigionieri, raggiunto tra Israele e Hamas. Tuttavia, è stato nuovamente arrestato il 7 luglio successivo, con l’accusa di aver violato i termini del suo rilascio, allontanandosi da Gerusalemme Est per entrare in Cisgiordania.

In una lettera inviata al responsabile Esteri dell’Ue, Catherine Ashton, il negoziatore dell’Olp, Saeb Erekat, ha affermato che i capi d’accusa contro al-Issawi hanno dimostrato “l’assurdità e l’ingiustizia dell’ossessione israeliana di controllare la vita dei palestinesi”.

Ha osservato: “Dal momento che l’annessione israeliana di Gerusalemme Est è un atto illegale, non riconosciuto dalla comunità internazionale, Ue compresa, il termine imposto ad al-Issawi gli ha negato il diritto di spostarsi per pochi chilometri, da una parte all’altra del suo stesso paese”.

Dal canto suo, il ministro dell’Anp per gli Affari dei prigionieri, Issa Qaraqe, ieri, mercoledì 17 aprile, ha reso noto che agenti dello Shin Bet, l’agenzia di intelligence israeliana, stanno conducendo intensi negoziati con al-Issawi, nel centro medico di Kaplan.

Il ministro ha aggiunto che al-Issawi ha insistito che avrebbe accettato un accordo solo nel caso in cui avrebbe potuto tornare nella sua casa natale, ad al-Isawiya, a Gerusalemme.

Qaddura Fares, presidente della Società dei prigionieri palestinesi, ha affermato che le autorità israeliane avevano presentato diverse proposte per cercare di porre fine allo sciopero della fame di al-Issawi, tra cui deportarlo a Gaza per 10 anni, o condannarlo a cinque anni di prigione in Israele e deportarlo in Europa.