ANP deve creare leggi contro la violenza domestica, afferma gruppo per i diritti umani

Palestina – MEMO. Le organizzazioni palestinesi per i diritti delle donne hanno criticato l’Autorità palestinese per non aver redatto leggi che avrebbero potuto prevenire la morte di 58 donne uccise in episodi di violenza domestica negli ultimi due anni, secondo quanto riferito dal Palestine Media Watch.

La violenza contro le donne in Palestina è in aumento, negli ultimi dieci anni.

Secondo il Women’s Center for Legal Aid and Counselling, un’ONG palestinese indipendente, 21 donne palestinesi sono state uccise nel 2019 e 37 nel 2020, con un aumento del 176 per cento.

“Le leggi svolgono un ruolo centrale nella protezione dei settori sociali, dell’individuo, dei suoi beni e delle sue convinzioni, ed in particolare delle donne. Le leggi, inoltre, migliorano la coscienza nella società riguardo ai diritti, costituiscono un deterrente e apportano sicurezza e stabilità. Pertanto, ratificare la legge per difendere la famiglia dalla violenza limiterà le aggressioni contro le donne e quindi le proteggerà dal pericolo d’omicidio”, ha affermato Sana’a Shbeita, segretaria dell’Associazione dei comitati di attività delle donne nella città di Nablus, in Cisgiordania.

Ci sono anche grandi preoccupazioni per il fatto che molti casi di violenza domestica non vengano denunciati. La pandemia di coronavirus ha reso le donne ancora più vulnerabili agli abusi in tutta la regione.

Le statistiche del ministero dello Sviluppo sociale dello scorso anno hanno mostrato che “gli assistenti sociali nei governatorati palestinesi hanno avuto a che fare con circa 70 donne vittime di violenza domestica, dall’inizio del 2020 fino al 10 aprile di quest’anno, il 48 per cento dei casi  durante il periodo di lockdown, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Wafa.

“In assenza di una legge per difendere la famiglia dalla violenza, gli uomini […] continueranno a fare ciò che vogliono con le donne”, ha aggiunto Tahrir al-A’araj, direttore generale dell’Iniziativa palestinese per la promozione del dialogo globale e della democrazia.

È comune che i casi siano sottostimati in alcune aree della Cisgiordania occupata, come nell’Area C, che è sotto il pieno controllo militare e amministrativo israeliano, a causa delle difficoltà che la polizia palestinese ha nel raggiungerle, secondo quanto affermato Futna Khalefa, coordinatrice per lo sviluppo del Palestine Working Woman Society.

La situazione è ulteriormente aggravata dalle pressioni di vivere sotto l’occupazione israeliana e dalle successive sfide economiche e dall’apatia politica, affermano gli attivisti.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.