Caso Khaled El Qaisi, lettera aperta di Ugo Giannangeli a Patrick Zaki 

Caso Khaled El Qaisi, lettera aperta di Ugo Giannangeli a Patrick Zaki 

Caro Patrick,

consentimi questo tono confidenziale perché a forza di vedere il tuo volto simpatico

sui giornali mi sembri ormai uno di casa. Uso l’indirizzo e-mail attivato dalla tua

Università sperando che sia ancora valido dopo la liberazione.

Leggo che ieri ti sei sposato con la tua Reny. Vi auguro una vita felice. Sono un avvocato in pensione che si occupa, tra l’altro, di diritti umani; sono uno dei tanti

che hanno seguito il tuo caso e firmato gli appelli per la tua liberazione. Tu sei stato processato, condannato e graziato. Un compromesso che comunque ti ha restituito

la libertà. Dico compromesso perché è evidente che la condanna è servita a

giustificare la tua detenzione preventiva e la grazia è frutto dell’attenzione

mediatica e politica sul tuo caso.

Proprio di questa attenzione mediatica e politica voglio parlarti. Tu hai goduto di una copertura giornalistica simile solo a quella del caso di Giulio Regeni. Gli stessi che ti hanno graziato non forniscono all’autorità giudiziaria italiana neppure gli indirizzi degli imputati dell’omicidio di Regeni, impedendo così l’avvio del processo, e ne hanno sempre coperto le responsabilità. Una palese discriminazione.

Leggo che sei interessato a un dottorato sui diritti umani. Appena finita la luna di miele inizia allora ad interessarti al caso di Khaled El Qaisi, un giovane palestinese

con cittadinanza italiana, arrestato il 31 agosto e detenuto in Israele. Nessun

giornale ne ha dato la notizia. Si è mobilitata solo la rete di solidarietà alla causa

palestinese.

Il tuo matrimonio occupa oggi la pagina 17 del Corriere della Sera. Anche l’arresto

immotivato di un italiano al valico di confine tra Israele e la Giordania meriterebbe

analoga attenzione. Così non è. Perché? È ovvio: perché questa volta non c’è di

mezzo l’Egitto ma Israele, la cosiddetta “unica democrazia del Medioriente”.

Questa democrazia consente che Khaled venga arrestato e resti in galera senza un’accusa (fondata o meno, un’imputazione tu l’avevi e ti potevi difendere), senza poter vedere il proprio difensore (tu avevi regolari colloqui con i tuoi difensori), senza poter ricevere la visita dei familiari (Khaled è sposato e ha un figlio di quattro anni).

Tu, con i tuoi studi, conosci certamente la Magna Charta e sai bene che già nel 1215 si sanciva il diritto a un giudizio equo ed era vietato l’arresto arbitrario. 800 anni dopo uno Stato non rispetta queste elementari regole di civiltà, giuridica e non solo, e le viola impunemente.

Allora, Patrick, ti chiedo: occupati di Khaled, studia il suo caso, scrivi ai giornali e ai personaggi politici e/o della cosiddetta società civile che ti hanno aiutato perché

intervengano ora a favore del giovane palestinese. Ormai sei un personaggio

pubblico e il tuo intervento non sarà ignorato. Il governo italiano ti ha addirittura

offerto un aereo di Stato per il tuo ritorno in Italia (e tu bene hai fatto a rifiutarlo).

Khaled sarà ben contento di tornare in Italia al più presto con un volo di linea. Chiedi agli attuali governanti di intervenire sul caso di Khaled con la stessa energia e

determinazione con cui sono intervenuti in tuo sostegno.

Ti rinnovo i miei auguri sinceri per il tuo matrimonio e per il tuo futuro.

10 settembre 2023

Ugo Giannangeli