Comitato per la libertà vigilata esaminerà caso di Ahmad Manasra

Tel Aviv – MEMO. Il tribunale distrettuale israeliano di Beersheva ha stabilito che un comitato per la libertà vigilata deve esaminare il caso del palestinese Ahmad Manasra e ascoltare le argomentazioni del suo avvocato, dopo che le accuse di terrorismo mosse contro di lui sono state ritirate, secondo quanto affermato mercoledì dagli avvocati di Manasra.

Manasra è stato detenuto illegalmente per sette anni dall’occupazione israeliana in circostanze orribili, e attualmente soffre di gravi problemi di salute mentale. Fu arrestato a soli 13 anni ed interrogato senza la presenza di un avvocato o dei suoi genitori.

Inizialmente venne condannato a 12 anni di detenzione – poi ridotti a nove – per il tentato omicidio di un ragazzo di 20 anni ed un altro di 12 anni in una colonia nella Gerusalemme Est occupata, nonostante non avesse preso parte all’attacco. Suo cugino venne ucciso a colpi d’arma da fuoco da un israeliano nel 2015, mentre Manasra fu brutalmente picchiato da una folla israeliana e schiacciato da un automobilista israeliano, lasciandolo con ferite alla testa. Al momento del suo arresto, la legge israeliana stabiliva che i bambini di età inferiore ai 14 anni non potevano essere ritenuti penalmente responsabili.

Ci sono state crescenti richieste per il suo rilascio, ma sono state respinte. Tuttavia, in seguito alla decisione della corte di ritirare le accuse di terrorismo, il comitato di difesa ha presentato ricorso e la corte concorda che il suo caso venga riesaminato.

“Ahmad Manasra è stato imprigionato in condizioni inadeguate per un bambino e, insieme a lui, anche verità, giustizia e umanità sono state precluse”, ha dichiarato il Palestine Global Mental Health Network.

Ha aggiunto: “Vogliamo attestare il fatto che Ahmad è stato soggetto a continue punizioni ed abusi, molteplici torture fisiche, psicologiche e sociali”.

Secondo l’Associazione Addamer per i diritti umani dei prigionieri: “Israele ha incarcerato oltre 12 mila minorenni palestinesi dal 2000. La maggior parte di loro è stata accusata dall’occupazione di lancio di pietre, un crimine punibile fino a 20 anni di carcere secondo la legge militare”.