Coronavirus: sistemi sanitari palestinesi in difficoltà

E.I. Di Maureen Clare Murphy. Lunedì l’organizzazione di beneficenza sanitaria Medical Aid for Palestinians ha lanciato un appello urgente per aumentare i finanziamenti di emergenza a Gaza.

Nel territorio assediato il numero di casi di COVID-19 è aumentato oltre il 65% nelle ultime tre settimane, ha affermato l’ente di beneficenza, “facendo pressioni sulla capacità del sistema sanitario assediato di Gaza”.

La capacità di testing è limitata a circa 2.000 al giorno e il ministero della Salute del territorio ha momentaneamente esaurito le scorte di test all’inizio di questo mese. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha effettuato una spedizione di emergenza di kit, ma le autorità sanitarie hanno affermato che garantiscono solo una settimana di forniture.

La fornitura di un “flusso di kit di test e forniture rimane una sfida importante”, ha recentemente annunciato l’OMS. L’organismo mondiale è stato “il principale fornitore di kit di test a Gaza, ma a lungo termine ciò sarà insostenibile”.

L’OMS ha aggiunto che “sono necessarie ulteriori risorse dalla comunità internazionale”.

“Divario critico”.

Medical Aid for Palestinians ha messo in guardia sul fatto che “esiste un grave divario nella capacità locale di ossigeno per curare i pazienti COVID-19”, compreso l’European Gaza Hospital, la principale struttura nella quale vengono trattati i pazienti affetti da Coronavirus.

Il ministero della Salute a Gaza ha dovuto “distribuire generatori di ossigeno provenienti da altri ospedali e strutture sanitarie per coprire i bisogni attuali”, aggiunge l’associazione.

Sempre lunedì, il ministero della Salute di Gaza ha affermato di aver bisogno di altri 250 letti d’ospedale per curare i pazienti COVID-19.

Da anni il sistema sanitario della densamente popolata Striscia di Gaza, è in uno stato di “emergenza permanente” a causa del regime di colonizzazione e apartheid israeliano.

“Il COVID-19 rappresenta una minaccia sproporzionata e sostanziale per una società palestinese, alla quale per decenni è stato deliberatamente negato il diritto di sviluppare un sistema sanitario funzionante”, ha affermato il gruppo per i diritti umani Al-Haq.

Secondo l’OMS, il COVID-19 sta crescendo a causa di una trasmissione comunitaria sostenuta sia a Gaza che in Cisgiordania.

“Il rischio che il sistema sanitario possa raggiungere i limiti di capienza ed essere sopraffatto rimane alto”, ha affermato l’organizzazione sanitaria mondiale la scorsa settimana.

Degli oltre 128.000 casi confermati di COVID-19 nei Territori palestinesi occupati da marzo, quasi 25.000 sono attivi. Più di 1.100 persone sono morte a causa della malattia; più di 900 dei casi mortali si sono verificati in Cisgiordania, mentre oltre 200 a Gaza.

Chiusure.

A Gaza è stato imposto il coprifuoco sia notturno sia durante il weekend, e la maggior parte delle scuole, così come le università, le moschee e i mercati, sono chiuse.

In Cisgiordania le autorità palestinesi hanno limitato la circolazione tra i governatorati e hanno ordinato la chiusura di negozi al dettaglio e dei servizi, ad eccezione di farmacie, panifici, supermercati e alimentari.

Ogni tipo di assembramento, compresi matrimoni, funerali e servizi religiosi, sono attualmente vietati, anche a Gaza.

Le agenzie internazionali stanno lavorando con l’Autorità Palestinese a Ramallah per introdurre i vaccini all’inizio del prossimo anno.

È stato creato un comitato di coordinamento nazionale per la vaccinazione, con la partecipazione dei ministeri della Salute in Cisgiordania e Gaza, così come delle organizzazioni internazionali OMS, UNICEF e UNRWA.

Gli operatori sanitari e sociali in prima linea saranno i primi a ricevere il vaccino, così come le persone di età superiore ai 65 anni e quelle aventi già problemi di salute.

Ma rimangono dubbi sul fatto che i palestinesi riceveranno una vaccinazione diversa dal russo Sputnik V.

“Siamo in uno stato di incertezza”, ha detto un alto funzionario del ministero della Salute di Ramallah al quotidiano di Tel Aviv Haaretz.

“Inoltre, non è chiaro quando il vaccino arriverà in quantità tali da  fornire davvero una soluzione per la maggior parte della popolazione”.

Le autorità palestinesi non hanno la capacità di gestire grandi quantitativi di vaccino Pfizer, che richiede una conservazione a temperature molto basse.

Il controllo israeliano sui confini commerciali della Cisgiordania e della Striscia di Gaza rappresenta un altro ostacolo logistico alla fornitura rapida di qualsiasi vaccino ai palestinesi che vivono sotto occupazione militare.

(Foto: addetti spruzzano disinfettanti in una strada di Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, il 12 dicembre 2020. Ashraf AmraAPA images).

Traduzione per InfoPal di Silvia Scandolari