Dal ministero della Salute, un portavoce lamenta: “Parliamo di servizi medici di base, che siamo stati costretti a fermare anche per 12 ore al giorno, non abbiamo carburante per i generatori negli ospedali o nelle strutture di pronto soccorso. Per essere operative, queste strutture hanno bisogno almeno di una quantità giornaliera di gasolio che va dai 6mila agli 8mila litri”.
Le sale operatorie stanno per chiudere definitivamente, il reparto di ginecologia in particolare, con numerosi casi di gravidanza a rischio che non saremo in grado di affrontare. In tutte le province della Striscia di Gaza, la media è di 40 tagli cesarei al giorno.
70 pazienti sono malati di cuore o soffrono di malattie cardiache: questo è un campo che richiede un alto livello di specializzazione e lavorarvi sotto assedio israeliano è per noi la sfida maggiore.
Circa 66 pazienti sono ricoverati in terapia intensiva: sono bambini, donne, anziani e soggetti con bisogni speciali.
Laboratori e cliniche di pronto intervento e di radiologia potrebbero chiudere del tutto.
Organizzazioni per i Diritti umani, quelle per l’assistenza umanitaria e i mezzi d’informazione sono stati richiamati a contribuire al superamento della crisi energetica di Gaza.