Donna palestinese arrestata durante la protesta contro la “blacklist” di Al-Aqsa

348869CGerusalemme-Ma’an. Domenica le forze israeliane hanno arrestato una donna, nella Città Vecchia di Gerusalemme Est occupata, dopo che i soldati e agenti della polizia israeliani avevano disperso una marcia di protesta contro una “lista nera” di Palestinesi ai quali è vietato l’accesso presso la moschea di Al-Aqsa.

Una partecipante alla manifestazione, Um Eyhab al-Jallad, ha riferito a Ma’an che un gruppo di uomini e donne elencati nella lista nera redatta da Israele hanno sfilato davanti all’entrata di al-Majlis, dalla quale si accede alla zona della moschea di Al-Aqsa, per protestare contro il divieto di entrare in quell’area.

I dimostranti si sono quindi spostati verso la porta di Damasco, all’entrata della Città Vecchia, innalzando cartelloni con alcune scritte, come “Io ho il diritto di pregare nella moschea di Al-Aqsa” e “Al-Aqsa è nostra e non è il loro tempio”.

Gli agenti della polizia israeliana ed i militari hanno circondato i dimostranti mentre si incamminavano verso la porta di Erode, disperdendoli con l’utilizzo di lacrimogeni e proiettili ricoperti di gomma.

Le forze israeliane hanno quindi arrestato la dimostrante Hanadi al-Halawani.

Luba al-Samri, portavoce della polizia israeliana, ha dichiarato che una donna è stata arrestata dopo un presunto “lancio di pietre contro agenti della polizia israeliani”.

Un gruppo di manifestanti si è accalcato attorno alle forze israeliane mentre cercavano di arrestare al-Halawani e sono stati dispersi quando la polizia ha utilizzato “mezzi di dispersione anti-sommossa” non meglio specificati, ha aggiunto al-Samri.

“La protesta ha un unico messaggio ed una richiesta molto chiara: ottenere il permesso di accedere alla moschea di Al-Aqsa”, ha dichiarato a Ma’an al-Jallad. “Noi abbiamo il diritto di accedere alla nostra moschea e di pregare tutte le volte che vogliamo”.

“Le liste affisse all’esterno delle porte di accesso alla moschea non si basano su una decisione ufficiale di divieto e non si fa accenno ad alcun limite di tempo per il divieto”, ha inoltre aggiunto. “Questa è una procedura punitiva per negare l’accesso alla moschea di Al-Aqsa a quegli uomini e donne, mentre ai gruppi di coloni viene permesso di compiere incursioni desacralizzando l’area”.

La Cupola della Roccia – situata nella zona della moschea di Al-Aqsa –  è il terzo luogo sacro per l’Islam, ed è venerato come luogo più sacro dell’ebraismo, dato che si trova dove gli ebrei ritengono vi sorgessero il primo ed il secondo tempio.

Le autorità israeliane impongono regolarmente restrizioni all’entrata dei fedeli musulmani  palestinesi nella zona della moschea di Al-Aqsa, che è situata nel cuore di Gerusalemme Est occupata.

Restrizioni simili nel passato hanno portato ad enormi proteste in tutta la città, dato che i Palestinesi ritengono che l’esclusione di alcuni fedeli faccia parte di una strategia pi vasta che ha lo scopo di “giudaizzare” Gerusalemme, negando il diritto ai Palestinesi di vivere e di pregare nella Città Santa.

Israele considera Gerusalemme come la sua capitale “unificata” e si è annessa la città nel 1981 con una mossa che non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale.

I Palestinesi affermano che Gerusalemme Est – che le forze israeliane hanno sottratto nel 1967 occupandola fin da allora – sarà la capitale del futuro stato palestinese.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi