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Ramallah – WAFA. Le detenute palestinesi del carcere di Damon sono state sottoposte a misure di ritorsione e punizione senza precedenti, hanno confermato le fonti.
Circa 60 detenute nel carcere di Damon sono ora completamente isolate le une dalle altre e private degli strumenti di base e dei mezzi di comunicazione con il mondo esterno.
Le Autorità carcerarie israeliane hanno anche ostacolato le visite degli avvocati imponendo loro dure condizioni.
Le condizioni insopportabili a cui sono sottoposti i detenuti, uomini e donne, nelle carceri dell’occupazione si sono intensificate dopo l’inizio dell’aggressione israeliana, il 7 ottobre, in assenza del ruolo della Croce Rossa e di tutte le istituzioni umanitarie e per i diritti umani.
Dina Khoury, 24 anni, residente nella città di Haifa, nei territori del 1948, è in carcere dall’11 ottobre. È stata sottoposta a minacce di morte e di stupro, insulti, percosse, isolamento e privazione delle minime necessità della vita umana di base, con il pretesto dell’incitamento attraverso i social media.
Khoury ha aggiunto che “un gruppo di soldati dell’occupazione ha fatto irruzione nella mia casa e mi ha arrestata, e sono rimasta ammanettata”. Poi è arrivato un investigatore e ha detto ad un soldato israeliano: “Apri l’armadio e mettici la testa, così i nostri giovani [i soldati] verranno a violentarla”.
I soldati dell’occupazione hanno anche minacciato di ucciderla con un proiettile in testa, ha aggiunto Khoury.
Khoury è rimasta in queste condizioni per circa sette giorni, poi è stata trasferita nella prigione di Damon, dove ha avuto un attacco epilettico e ha perso conoscenza.
In seguito, è stata portata in una clinica, dove i risultati hanno mostrato che soffre di pressione bassa, glicemia bassa e battito cardiaco accelerato. Ha aggiunto che il medico della prigione le ha consigliato solo di bere acqua, trascurando la sua reale situazione.
Dopo aver rifiutato l’ingiusto ordine, è stata messa in isolamento per due giorni.
Traduzione per InfoPal di F.L.