Esecuzione extragiudiziale della collega palestinese-americana Shireen Abu Aqleh da parte delle IOF

Alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli, Roma

Alla cortese attenzione del Vice-Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti Angelo Luigi Baiguini, Roma

Oggetto: esecuzione extragiudiziale della collega palestinese-americana Shireen Abu Aqleh da parte delle forze israeliane (IOF)

Il New York Times ha confermato che il proiettile che ha ucciso la giornalista Shereen Abu Aqleh è stato sparato da un soldato delle forze d’élite israeliane.

La nuova inchiesta ha confermato che il proiettile che ha ucciso la giornalista Shereen Abu Aqleh è stato sparato da un soldato delle forze d’élite israeliane, mentre sul posto non erano presenti militanti palestinesi come affermato da Israele: 16 proiettili sono stati sparati dalla postazione delle forze israeliane, contraddicendone la versione ufficiale e confermando che non c’erano uomini armati palestinesi vicino al luogo in cui Shereen è stata uccisa.

Nella sua indagine, il giornale ha concluso che il proiettile che ha ucciso Abu Aqleh era uno dei sei colpi sparati dalla postazione del convoglio militare israeliano. Al-Jazeera aveva pubblicato una foto del proiettile con cui Abu Aqleh è stata giustiziata e un’indagine condotta dalla rete ha affermato che proveniva da un fucile M4 ed era del calibro 5,56 mm utilizzato dalle forze di occupazione. Il proiettile si era deformato dopo essere entrato nella testa di Abu Aqleh e aver colpito l’elmetto che indossava.

L’indagine ha mostrato una simulazione con tecnologia 3D per avere più informazioni sul tipo di proiettile utilizzato, il suo calibro e il tipo di armi che potrebbero usate per sparare questo tipo di proiettile. L’analisi di Al-Jazeera si è basata sulle opinioni di esperti militari ed è emerso che il proiettile usato nell’assassinio di Abu Aqleh era del tipo perforante.

Il rapporto preparato dalla Procura palestinese, da parte sua, concludeva che uno dei soldati dell’occupazione aveva sparato alla testa di Abu Aqleh mentre cercava di correre ai ripari e che la sparatoria contro i giornalisti era deliberata.

Anche l’Associated Press e la CNN sono giunte alla stessa conclusione attraverso due indagini, evidenziando che Abu Aqleh è stata deliberatamente presa di mira e assassinata.

Da parte nostra, condanniamo senza mezzi termini l’assassinio della collega giornalista Shireen Abu Aqleh, 51 anni, da parte di cecchini delle forze di occupazione israeliane.

Shireen, che indossava un giubbotto con la visibile scritta “Press”, stava coprendo le aggressioni israeliane contro il campo profughi di Jenin, la mattina dell’11 maggio, quando è stata presa di mira e colpita con un proiettile alla testa, che l’ha uccisa. Jenin si trova nei Territori Occupati palestinesi, che sono considerati sotto occupazione illegittima dalla risoluzione 242 delle Nazioni Unite e dalla IV Convenzione di Ginevra.

Giornalisti nel mirino.

Israele colpisce per uccidere o mutilare giornalisti, medici e infermieri, bambini, donne, ragazzi, vecchi, nell’impunità più totale e senza che la cosiddetta “comunità internazionale” si scomodi a condannare o a prendere seri provvedimenti, come invece avviene in altri scenari bellici mondiali.

Israele è attualmente sotto accusa per crimini di guerra e crimini contro l’umanità presso la Corte Penale Internazionale. Assassinare i giornalisti in contesti di occupazione militare significa silenziare la voce di chi lavora per documentare la verità. L’abbattimento del palazzo che ospitava Al Jazeera e Associated Press, nel 2021, nella Striscia di Gaza, l’uccisione di Shereen Abu Aqleh, costituiscono delle chiare violazioni del diritto umanitario internazionale, che garantisce protezione alla professione giornalistica. Negli ultimi 10 anni 24 giornalisti palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano.

Chiediamo al presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli di riservare le medesime attenzioni espresse a favore dei colleghi in Ucraina nei confronti dei colleghi palestinesi che da anni cercano di raccontare la realtà dell’occupazione militare, della violazione dei diritti umani e dei crimini di apartheid commessi da Israele (si vedano i report pubblicati dalle Ong internazionali Human Rights Watch, B’Tselem, Amnesty International).

Chiediamo, inoltre, che l’Ordine dei Giornalisti si esprima a riguardo della violazione del Codice Deontologico da parte di molti giornali italiani per ciò che concerne l’accesso all’informazione senza ingerenza e al rispetto delle fonti, che devono essere imparziali e non espressione di una verità unilaterale.

Genova, 22/6/2022

Associazione dei Palestinesi in Italia (API)

Agenzia stampa InfoPal.it

EUROPEANS FOR AL QUDS