Esperti di radiazioni: tracce di polonio sui vestiti di Arafat

245693_345x230Ma’an. Esperti svizzeri hanno confermato di aver ritrovato delle tracce di polonio su alcuni capi di abbigliamento utilizzati dal defunto leader palestinese, Yasser Arafat. Ciò avvalerebbe l’ipotesi sulla morte per avvelenamento del veterano leader palestinese.

In un rapporto pubblicato dal giornale medico The Lancet, una squadra di scienziati ha reso note le informazioni scientifiche relative ad un report televisivo apparso sui media nel 2012, che a sua volta, rivelava il ritrovamento di tracce di polonio sugli effetti personali di Arafat.

Arafat è morto in Francia l’11 novembre 2004 all’età di 75 anni. Tuttavia, i medici non erano in grado di stabilire la causa della sua morte. Allora, e su richiesta della sua vedova, non fu effettuata alcuna autopsia sulla salma del defunto leader.

Nel novembre 2012, i resti di Arafat sono stati riesumati per prelevare dei campioni allo scopo di verificare se il leader palestinese fosse stato avvelenato. I sospetti sono incrementati dopo l’assassinio dell’ex spia russa, Alexander Litvinenko, avvenuto nel 2006.

Nel rapporto di The Lancet, otto scienziati dell’Istituto di radioterapia fisica e dal Centro universitario di medicina legale di Losanna hanno rivelato di aver effettuato esami radiologici su 75 campioni.

Le analisi sono state condotte su 38 campioni di abbigliamento appartenenti al defunto leader palestinese e forniti dalla sua vedova, Suha Arafat. Si è trattato di biancheria intima, un colbacco, uno spazzolino da denti, un berretto da ospedale e dell’abbigliamento sportivo.

I risultati sono stati confrontati con quelli delle analisi condotte su altri 37 campioni (di controllo), prelevati tra alcuni indumenti di cotone che furono tenuti in una soffitta, al riparo dalla polvere, per 10 anni.

“Diversi campioni contenenti macchie di fluidi corporei (sangue e urine) contenevano alti livelli di polonio 210, se confrontati con quelli di controllo”, si legge nel rapporto.

“Questi risultati supportano l’ipotesi secondo la quale Arafat è stato avvelenato dal polonio 210”, aggiunge.

Il rapporto prosegue: “I modelli computerizzati, che calcolano i tempi, molti brevi, di decadimento del polonio, hanno rivelato dei livelli compatibili con una esposizione letale al polonio avvenuta nel 2004″.

Inoltre, il rapporto rivela che all’epoca, i sintomi clinici di Arafat, che soffrì di nausea, vomito, affaticamento e dolore addominale, non potevano escludere l’avvelenamento da polonio.

Tuttavia, gli autori hanno affermato che Arafat non ha sofferto di perdita di cappelli o calo dell’attività del midollo osseo, entrambi sintomi che si verificano nei casi di avvelenamento da radiazioni.

La squadra di scienziati si è anche rammaricata perché nessun’indagine post-mortem fu condotta dopo il decesso di Arafat.

“Un’autopsia sarebbe stata utile in questo caso, perché anche se il potenziale avvelenamento da polonio non sarebbe stato scoperto nel corso di tale procedura, i campioni prelevati dal corpo avrebbero potuto essere conservati e esaminati di seguito”, si legge nel rapporto.

Il 3 luglio 2012, uno degli autori del rapporto, Francois Bochud, capo dell’Istituto di fisica delle radiazioni, ha affermato, ad al-Jazeera, che il suo team “ha scoperto significative tracce di polonio in alcuni degli effetti appartenuti ad Arafat”.

Se Suha Arafat vuole veramente sapere cosa è successo a suo marito, abbiamo bisogno di esaminare un campione. Una riesumazione dovrebbe fornirci un campione che nel caso in cui Arafat fosse stato avvelenato, dovrebbe contenere una elevata quantità di polonio”, affermò lo scienziato all’emittente araba.

Beatrice Schaad, responsabile della comunicazione presso l’ospedale universitario di Vaudois, ha affermato che il rapporto in questione è la versione scientifica di quello diffuso sui media.

“Non c’è nulla di nuovo rispetto a quanto è stato detto nel 2012”, ha dichiarato all’AFP, aggiungendo che “per ora non abbiamo alcuna conclusione che possa confermare che Arafat fosse stato avvelenato”.