Gaza Vivrà: Lato sud dell'Inferno.

Riceviamo e pubblichiamo

GAZA VIVRA’

Campagna per la fine di un embargo genocida

 

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LATO SUD DELL’INFERNO

Il governo e l’esercito egiziano hanno bloccato la delegazione per Gaza

 

L’inferno di Gaza ha un lato sud, rigorosamente presidiato dalle truppe del regime filo-americano di Mubarak.

L’azione internazionale di solidarietà, in programma nella giornata di oggi, ha portato la protesta proprio su questo versante, con l’intento di far sentire nuovamente il sostegno alla popolazione di Gaza e di estendere la lotta contro l’embargo.

 

Cronaca di una giornata di lotta

 

La delegazione internazionale – formata da rappresentanti provenienti dal Paese Basco, dall’Austria, dalla Scozia, dalla Norvegia, dall’Italia, dai Paesi Bassi, dalla Francia, dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Turchia, dalla Palestina, dalla Giordania e dall’India – si è mossa questa mattina all’alba dal Cairo. L’Italia era rappresentata dai delegati di Gaza Vivrà (Giuseppe Ardizzone, Maria Grazia Ardizzone, Paola Buonoconto, Francesco Cirillo, Maria Grazia Da Costa).

 

Alla partenza si è tenuta una conferenza stampa con una buona presenza dei media arabi, nella quale è stato illustrato l’obiettivo di raggiungere il lato egiziano del confine con Gaza allo scopo di consegnare un camion di cibo e di medicinali, per protestare contro l’assedio disumano imposto al popolo di Gaza, con la complicità dei nostri stessi governi.

 

Entrati nella penisola del Sinai, in una località a circa 140 km da al Arish, la delegazione è stata fermata ad un check point, dove i militari al comando di un generale hanno impedito al pullman di proseguire oltre.

Dopo qualche discussione i militari hanno esplicitato il diniego ufficiale del Ministero degli interni, motivato con “ragioni di sicurezza”, ma evidentemente riconducibile alla politica filo-americana del regime egiziano.

 

A quel punto i delegati internazionali hanno prima occupato la strada bloccando la circolazione, poi  hanno iniziato a marciare simbolicamente in direzione di Rafah. Successivamente è stata presa la decisione di dividere la delegazione in due tronconi: il primo che ha proseguito a piedi verso Gaza, il secondo con il compito di rientrare al Cairo per organizzare altre azioni di protesta.

 

I militari egiziani, dopo aver constatato la determinazione dei membri della delegazione, hanno deciso di intervenire nuovamente e più pesantemente. Mentre al pullman è stato impedito di muoversi, i compagni in marcia verso Rafah sono stati bloccati fisicamente, gli sono stati sequestrati i passaporti e sono stati minacciati di arresto immediato.

 

La gravità dell’atteggiamento egiziano non ha bisogno di commenti: sapevamo che il lato sud dell’inferno di Gaza era ben presidiato, ma la piena corresponsabilità del governo Mubarak nell’embargo genocida che continua ad andare avanti non poteva essere evidenziata in maniera più forte.

Sappiamo che i media arabi (in particolare al Jazeera ed Islam-online) stanno dando grande risalto a questi avvenimenti.

 

La cattiva coscienza egiziana è apparsa chiara nell’estrema agitazione dei militari e della polizia. In questo momento (ore 19) la delegazione sta rientrando al Cairo dove si terrà una nuova conferenza stampa e dove verranno organizzate nuove proteste, in particolare presso la sede dell’Unione Europea, venuta clamorosamente meno al suo impegno di agevolare il flusso di persone attraverso Rafah.

Il pullman – al quale è impedita ogni sosta, anche per i bisogni fisiologici – è scortato da macchine della polizia a sirene spiegate, mentre un poliziotto armato ha preso posizione all’interno.

 

Non ci fermeremo

 

I fatti di oggi non devono stupire. Conoscevamo le difficoltà, ma era importante far sentire la solidarietà e la vicinanza internazionale alla sofferenza ed alla lotta del popolo di Gaza.

Questi obiettivi sono stati raggiunti. In questa battaglia per la verità e la giustizia i risultati immediati sono quasi impossibili, ma per il morale di chi è rinchiuso dentro la gabbia a cielo aperto costruita dai sionisti, azioni come quella di oggi sono preziose.

Anche per questo non ci fermeremo.

 

Poniamo fine all’assedio di Gaza!

Poniamo fine alla complicità mondiale all’occupazione israeliana e ai crimini contro il popolo palestinese!

 

31 marzo 2008

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