Hamas non è l’ISIS e il solo fatto di paragonarli è controproducente

Quds News. Questo articolo è una versione modificata di un’analisi pubblicata su Politico.

Poco dopo l’operazione militare del 7 ottobre, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “Hamas è l’ISIS”. Questo paragone è stato rafforzato da numerosi funzionari israeliani e americani, tra cui il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin, il quale, durante una visita in Israele poco dopo l’operazione, ha commentato che ciò che ha compiuto Hamas è stato “peggiore di quel che ha fatto l’ISIS”.

Studiamo il terrorismo nel mondo islamico e, dopo che questa analogia ha cominciato a diffondersi ampiamente, abbiamo deciso di chiamare alcune delle nostre fonti – inclusi jihadisti di alto rango e simpatizzanti dell’ISIS – per vedere come percepiscono il confronto. Lo hanno respinto categoricamente.

Per essere chiari, la presunta ferocia dell’attacco di Hamas, secondo la propaganda israeliana, ha aperto la porta a confronti con lo Stato Islamico, il gruppo terroristico più feroce dei tempi moderni. Hamas, secondo le narrazioni israeliane poi smentite, ha preso di mira i civili e li ha uccisi in modo brutale. Il mondo è rimasto scioccato dalle denunce israeliane di stupri, corpi mutilati e bruciati e del rapimento di neonati e anziani. È il tipo di comportamento grottesco e di violazione dei diritti umani e del diritto internazionale che ricorda il peggio dell’ISIS.

Va però detto che Hamas non è l’ISIS. Tra i due gruppi vi sono molte più differenze che somiglianze.

Come ci ha recentemente confermato un ex leader di un gruppo militante salafita solidale con l’ISIS: “C’è un’enorme differenza tra Isis e Hamas”.

Ecco cosa devono sapere i politici e il pubblico.

Uno Stato contro un Califfato.

Hamas è un’organizzazione nazionale che mira alla distruzione di Israele e alla riconquista di uno stato palestinese. È anche un gruppo religioso militante, certo, sullo stile islamista dei Fratelli Musulmani, dal quale ha avuto origine. Ma aspira ad uno Stato che alla fine sia come qualsiasi altro paese della comunità internazionale, con un seggio alle Nazioni Unite e in altre organizzazioni come la Lega Araba. I suoi obiettivi sono locali.

Lo Stato Islamico, invece, ha obiettivi transnazionali ed è un’organizzazione religiosa fondamentalista. L’ISIS cerca di costruire un califfato globale fondato sulla sua interpretazione letterale delle Scritture. Piuttosto che aspirare a diventare un membro della comunità globale delle nazioni, l’ISIS ha cercato di conquistare stati e sottomettere i loro cittadini con intimidazioni e minacce di morte. Se l’ISIS fosse riuscito a consolidare la sua base territoriale in Iraq e Siria, avrebbe cercato di indebolire e distruggere le Nazioni Unite, non di aderirvi.

“Sovranità dell’uomo”.

I membri e i sostenitori dell’ISIS criticano Hamas per aver partecipato al processo elettorale, come fece nel 2006, quando Hamas vinse le elezioni a Gaza con il 44% dei voti.

Hamas “accetta la sovranità dell’uomo” e nega “la sovranità e la supremazia di Dio”, sostiene il simpatizzante dell’ISIS. “Non esiste nulla che si chiami democrazia o legislazione creata dall’uomo”, aggiunge, “perché tutto è legiferato da Dio Onnipotente nella shari’a”. In altre parole, i sostenitori dell’ISIS criticano Hamas per non aver applicato la legge della shari’a secondo l’interpretazione dello Stato islamico.

Divisioni sull’Iran.

L’ISIS denigra regolarmente Hamas anche per aver riconosciuto e ricevuto sostegno dalla Repubblica islamica (sciita) dell’Iran. La traduzione non ufficiale in inglese di una recente dichiarazione dell’ISIS critica il gruppo palestinese per essersi “avvicinato” al regime iraniano “in amicizia e fratellanza”.

L’ISIS considera l’Iran un nemico, più subdolo persino degli Stati Uniti e di Israele, perché considera gli sciiti rafidha, negazionisti, e ha dato la priorità a loro come bersaglio mortale rispetto a qualsiasi altro avversario. La promozione del settarismo costituisce il fulcro dei metodi di reclutamento dell’ISIS, quindi un gruppo sunnita come Hamas che riceve sostegno da un paese sciita come l’Iran è considerato al di fuori del confine islamico.

Per queste e altre differenze, secondo un altro simpatizzante dell’ISIS, lo Stato islamico “disprezza Hamas e lo considera un apostata”. In effetti, un altro motivo per cui l’ISIS vede Hamas con disprezzo è che questo ha tollerato altri gruppi religiosi a Gaza, cosa che l’ISIS non farebbe mai.

“Non è giusto chiamare Hamas ISIS”, conclude il primo simpatizzante dell’ISIS, “è un insulto all’ISIS”.

Date queste profonde differenze teologiche e ideologiche, non sorprende il fatto che l’ISIS e i suoi sostenitori si siano astenuti dal lodare Hamas per l’operazione del 7 ottobre.

Un finale.

Le distinzioni tra Hamas e ISIS influenzeranno anche il modo in cui l’attuale conflitto finirà.

Con l’ISIS non c’è mai stato nessuno spazio per i negoziati. L’ISIS non ha avuto uno sponsor statale, come Hamas fa con l’Iran (e aveva con la Siria). Né l’ISIS ha goduto del livello di sostegno popolare di cui gode Hamas, né all’interno della sua area di intervento né a livello internazionale. In effetti, lo Stato Islamico era così minaccioso da generare una risposta veramente globale; si è creata anche la Coalizione Globale per sconfiggere Daesh, composta da 86 nazioni. I paesi con una grande popolazione musulmana avevano opinioni estremamente negative nei confronti del gruppo terroristico.

A differenza dell’ISIS, alcuni degli obiettivi di Hamas sono in realtà politici, e quindi non ci sarà una soluzione efficace alla crisi se non includerà anche una soluzione politica.

Tuttavia, se Hamas viene equiparato all’ISIS, come suggeriscono analogie capziose, le uniche opzioni disponibili per affrontarlo saranno di tipo militare. Tali analogie rischiano anche di creare una profezia che si potrebbe avverare. Più i funzionari israeliani e americani identificano Hamas con l’ISIS, più chiudono la porta ad ogni possibile soluzione politica.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi